martedì 31 dicembre 2019

Il pianeta del tesoro - Recensione -


Titolo originale: Treasure Planet
Anno: 2002
Durata: 95 min
Genere: animazione, fantascienza, avventura
Regia: Ron Clements, John Musker
Soggetto: Robert Louis Stevenson (romanzo)

Per il sottoscritto parlare del Pianeta del tesoro è estremamente difficile, sopratutto per il profondo legame nostalgico e affettivo che mi lega a questa pellicola. Sapete ci sono sempre due o tre film che per qualche arcano motivo si legano alla nostra anima e finiscono per identificare una parte di noi stessi. Quindi dopo un bel respiro vediamo di parlare con calma di questo di piccolo capolavoro del cinema che fece un bel tonfo al botteghino.

Altro che immersione nella storia...
Il pianeta del tesoro (Treasure Planet) è un film d'animazione del 2002 diretto da Ron Clements e John Musker. Liberamente tratto dal romanzo "L'isola del tesoro" di Robert Louis Stevenson, ne ripercorre a grandi linee la storia, aggiungendo una ambientazione spaziale e tematiche fantascientifiche e steampunk. Una idea sulla carta rischiosa ma che era già stata usata con profitto in altri show, basti pensare per esempio alla serie anime "Hakugei: Legend of the Moby Dick" di Osamu Denzaki (che aveva già diretto la meravigliosa versione animata dell'isola del tesoro) o la versione kolossal del 1987 per la TV "L'isola del tesoro della RAI" di Antonio Margheriti (a cui questo film deve diverse strizzate d'occhio).

Il film si apre con il piccolo Jim Hawkins leggere di nascosto un libro che genera ologrammi* sulle avventure del temibile capitano Nathaniel Flint e del suo Pianeta del Tesoro. Passano gli anni e Jim è diventato un ragazzo problematico che sembra aver perso la propria strada, ma il ritrovamento fortuito della mappa per il pianeta del tesoro di Flint può cambiare per sempre il destino del ragazzo e dei suoi amici. Purtroppo la mappa è ricercata anche dalla peggiore feccia della galassia.

mercoledì 25 dicembre 2019

Festa in casa Muppet - Recensione -



Titolo originale: The Muppet Christmas Carol
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1992
Durata: 85 min
Genere: commedia, fantastico, avventura, musicale
Regia: Brian Henson
Soggetto: Charles Dickens
Sceneggiatura: Jerry Juhl

Festa in casa Muppet (o The Muppet Christmas Carol in originale, perché qui in Italia siamo bravissimi a cannare titoli) si è rivelato una piacevole sorpresa, un film che riesce nel difficile compito di coniugare le atmosfere prevalentemente cupe del canto di Natale di Dickens con le tematiche più allegre dei Muppet. Rilevandosi un ottimo film natalizio (di quelli che scaldano il cuore) e con Michael Caine praticamente perfetto nel ruolo dell'avaro Scrooge. Questo è il primo prodotto dei Muppet senza l'intervento del loro creatore, Jim Henson, morto qualche mese prima e alla cui memoria il film viene dedicato, che di fatti passa nelle mani del figlio Brian.

sabato 21 dicembre 2019

Quando il cartone dei Ghostbuster (The real Ghostbuster) incontrò i mostri di Lovecraft (41 - Un libro pericoloso)


Ma quanto era bella serie cartoon dei Ghostbuster?

Oggi la figura di Lovecraft è più popolare che mai, tra videogiochi e film in prossima uscita che ne hanno ampliato la fama e arrichito il suo pantheon immaginario. Ma se vi dicessi che nel 1987 gli sceneggiatori del cartone dei Ghostbuster avevano già realizzato una puntata Crossover con i mostri di H. P. Lovecraft? Per di più rimanendo molto più fedeli all'opera originale di tanti prodotti moderni? Ovviamente Target per ragazzi permettendo.

Mostri lovecrafitiani
La trama vede la Miskatonic University prestare il Necronomicon alla libreria nazionale di New York (evidentemente la lezione con Wilbur Whateley è stata completamente dimenticata), un prestito bibliotecario che equivarrebbe al prestito di una bomba atomica da parte dell'esercito a un museo di scienze per fare un paragone spicciolo. Ovviamente tempo zero e il libro viene rubato. I nostri eroi preoccupati della cosa decidono d'indagare sul caso visto il possibile pericolo che si scateni la fine del mondo (Carino il siparietto comico dove il sarcastico Venkman zittisce tutti indovinando che la notte speciale per risvegliare Cthulhu e soci ci sarà proprio in quei giorni).

sabato 14 dicembre 2019

Redline - Recensione -


Titolo originale: Redline
Regia: Takeshi Koike
Soggetto: Katsuhito Ishii
Studio: Mad House
Durata: 101 min.
Anno di uscita: 2009

In un modo futuristico e stravagante l'intrattenimento principale sono le corse automobilistiche, in cui i piloti mettono in pericolo la loro vita sfrecciando su bolidi iperveloci e armati con le più variegate e mortali armi a disposizione per sconfiggere l'avversario. L'unico a fare eccezione è JP (detto JP il bravo ragazzo o il gentiluomo), un pilota umano che si basa unicamente sulla velocità per vincere le gare, anche se girano oscure voci sul suo conto. L'obbiettivo finale di ogni pilota della galassia è partecipare alla Redline: la gara più complessa e pericolosa mai organizzata, e che vede partecipare i migliori piloti dell'universo (Ognuno come nella migliore tradizione delle Wacky Races dallo stile e armamento unico). Quest’anno la Redline è ancora più mortale del solito visto che è organizzata sul pianeta Roboworld, un mondo abitato da robot simil-nazisti super tecnologici, che non vedo di buon occhio una gara organizzata sul loro territorio.

lunedì 2 dicembre 2019

Power Rangers (2017) - Recensione -


Anno: 2017
Durata: 124 min
Genere: azione, avventura, fantascienza
Regia: Dean Israelite

I Power Rangers sono uno di quei tipici prodotti anni 90 che scatenano un forte senso di nostalgia canaglia, sopratutto in quei bambini ormai oggi quasi tutti trentenni che all'epoca non si perdevano una puntata dei tizi colorati in tv. Ancora oggi nella mia testa risuona la voce di Marco Destro che canta "Rosso, giallo e più, rosa, nero e blu; i colori Power Rangers!". Certo a rivederlo oggi lo show non fa di certo una bella figura, con storie banali e un po' trite; ma i Power Rangers li si vedeva per le mazzate che davano ai cattivoni e non per la ricchezza lessicale del parlato.

Lo Show è ancora in attività (saccheggiando a piene mani dallo show giapponese Super Sentai, da cui ogni serie dei Power Rangers riprende i costumi e le scene di combattimento) ma non ha più, almeno da noi, lo stesso slancio di fama della prima mitica serie (chi si ricorda dei mille cloni creati all'epoca per cercare di replicare il successo? Dei VR Troopers o i Beetleborgs? Ma sopratutto chi mi sa dire qualcosa dei Mystic Knights senza andare a cercarli in rete?).

Logico che fosse una questione di tempo prima che Hollywood con sempre meno voglia di rischiare in idee originali, dopo aver saccheggiato ampiamente gli anni 80, si sia decisa che la nuova miniera nostalgica da sfruttare fossero i vicini ma non troppo anni 90. Spesso con risultati altamente altalenanti come il deludente Ghost in the Shell o il divertente Jumanji - Benvenuti nella giungla.

lunedì 25 novembre 2019

Il circolo Pickwick di Charles Dickens - Recensione -


Il circolo Pickwick è stato il primo romanzo di Charles Dickens (e che prima prova eccezionale oso dire). Il romanzo fu pubblicato inizialmente in fascicoli, riscuotendo un successo clamoroso, così forte che secondo molti critici diversi appassionati arrivarono a formare dei piccoli circoli spontanei per dividere la spesa per l'acquisto del giornale, e chi sapeva leggere lo faceva ad alta voce anche per i compagni. Dickens ancora lontano dai più cupi romanzi successivi regala un libro che diverte dalla prima all'ultima pagina, creando un ritratto di una Inghilterra nostalgica e sognate, fatta di personaggi memorabili e avventure semplici ma appassionanti.

L'incontro tra  Pickwick e  Sam Weller
La trama vede il dolce e bonario Pickwick, uomo d’affari a riposo e presidente di un circolo culturale da lui fondato, intraprendere con tre amici (Winkle l'esperto di sport; Snodgrass il sommo poeta e Tupman il casanova. Peccato che in realtà nessuno di loro si dimostri un campione nel proprio campo, anzi le figure barbine si sprecano) viaggiare per il paese per riferire al circolo le loro scoperte su ogni aspetto interessante visto o letto. Al gruppo si unisce successivamente Sam Weller, il futuro domestico di Pickwick, che con la sua astuzia e le frasi spiritose che caccia in ogni occasione, finisce per dare un nome a un genere di battuta (wellerismo). Una controparte perfetta del suo padrone, tanto da divenire in breve tempo un Sancho Panza per il suo capo, finendo per proteggerlo dai colpi bassi lanciati dai suoi avversari. Uno dei personaggi più memorabili del romanzo.

lunedì 18 novembre 2019

Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori di Terry Pratchett - Recensione -



Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori (The Amazing Maurice and His Educated Rodents) è il 28° romanzo della mitica saga di Mondo Disco di Terry Pratchett. Inoltre è il primo volume di questa saga espressamente realizzato per i ragazzi.

L'originale lingua inventata dei topi
Non c'è niente da fare, i romanzi di Terry Pratchett sono per il sottoscritto irresistibili. In nessun altro autore trovi storie al fulmicotone, situazioni esageratamente divertenti e riflessioni molto interessanti e intelligenti (e che in mano ad autori meno abili diventerebbero dei pastrocchi incomprensibili). Un romanzo così bello che in meno di due giorni l'ho divorato con profonda soddisfazione.

 "Il problema del saper pensare era che, una volta cominciato, uno non smetteva più"

Maurice è un gatto che assieme a un gruppo di topi è diventato senziente e in grado di parlare per un qualche incidente magico. Organizzato il gruppo al suo comando e messosi in società con Keith, un ragazzino dall'aria poco sveglia ma abile nel suonare strumenti a fiato, gira per i paesi di mondo disco per organizzare false invasioni di topi, che poi il ragazzo dietro pagamento risolverà grazie alla sua abilità come "pifferaio magico" (in realtà i topi, intelligenti quanto il gatto, eseguono solo gli ordini di Maurice). Il piano va discretamente bene, ma i topi cominciano ad provare i primi dubbi morali su queste operazioni e ottengo la promessa che la prossima città sarà l'ultima che trufferanno. Blintz Terme, questo il nome della città designata, nasconde al suo interno un mostruoso segreto, che metterà alla prova i loro ideali e il loro modo di pensare.

lunedì 11 novembre 2019

Basil l'investigatopo - Recensione -


Titolo originale: The Great Mouse Detective
Anno: 1986
Durata: 72 min
Genere: animazione, avventura, giallo
Regia: Ron Clements, John Musker, Burny Mattinson, David Michener
Soggetto: Paul Galdone, Eve Titus (romanzo)

Oggi parliamo di un film dal profondo valore nostalgico per il sottoscritto, visto che da bambino e ragazzo ho consumato il nastro della VHS del film per quanto non mi stancavo mai di rivederlo (probabilmente è anche uno dei motivi per cui amo il giallo classico). Un piccolo gioiello dell'animazione made in Disney che oggi molti sembrano aver dimenticato, forse complice uno stile più cupo e maturo di quanto siamo usualmente abituati a vedere in un film della casa del topo (La produzione di questo film si colloca in quel periodo dove la casa, orfana del suo fondatore, sperimentava diversi stili per trovare una sua nuova identità. Infatti questo film può essere considerato una sorta di ponte tra il vecchio modo di fare film e il successivo rinascimento Disney).

<<Niente è impossibile dottore, finché si ha il tempo per riflettere>> Basil di Baker Street
Basil di Baker Street
Uno degli aspetti che mi piacciono molto di questo film è l'essere una riuscita parodia topesca degli scritti basati sulla figura di Sherlock Holmes (usciti dall'abile penna di Arthur Conan Doyle). La trama è ambientata nella Londra di fine 800, dove la povera Olivia assiste al rapimento del padre da parte degli sgherri del Professor Rattigan, che vuole usare le abilità meccaniche da giocattolaio del genitore della ragazza per un suo diabolico piano. Alla topina non rimane altro da fare che cercare l'aiuto di Basil di Baker Street (Parodia di Sherlock Holmes. Il nome è un omaggio a Basil Rathbone, che interpretò il detective in diversi film), il più geniale topo investigatore della città e acerrimo nemico del Napoleone del crimine. Nel tragitto incontrerà il buon Dottor David Q. Topson (parodia del Dottor Watson) che prende subito a cuore le sorti della piccola. Basil dopo qualche titubanza accetta di prendere in carico quello che si rivelerà uno dei suoi più grandi casi investigativi.

lunedì 4 novembre 2019

La casa sull'abisso di William H. Hodgson - Recensione -



William Hope Hodgson è un autore che oggi come ieri rimane sconosciuto ai più. Lo stesso Lovecraft si rammaricò più volte nel corso della sua vita che l'autore inglese fosse così poco conosciuto.

William Hope Hodgson
William Hodgson nacque il 15 novembre del 1887 a Blackmore End, nell'Essex. Figlio un pastore anglicano, a causa delle opinioni radicali del padre passò una infanzia movimentata tra le varie parrocchie che il padre era costretto a cambiare per i contrasti con i suoi superiori. Con la precoce morte del genitore il giovane William fu costretto ad abbandonare gli studi ed imbarcarsi come mozzo per aiutare le disastrate finanze famigliari. L'autore odierà profondamente il periodo passato in mare, sopratutto per le pessime condizioni di vita e i vari soprusi che era costretto a subire dai suoi superiori (anche se dimostrò sempre generoso e volenteroso, arrivando a salvare un suo superiore che era cascato in mare e venendo insignito della Royal Human Society per altri atti di eroismo), ma tale esperienza fu allo stesso tempo fu la base per la maggior parte dei suoi scritti.

Nel frattempo sviluppò una delle sue passioni e divenne esperto di judo e sviluppo muscolare. Tanto da riuscire in una occasione grazie alla sua conoscenza sui muscoli gli permise di legare così bene il prestigiatore Houdini, che il prestigiatore impiegò ben due ore per liberarsi dai nodi (nessun'altro riuscì in una tale impresa). 

Aprì con alterne fortune una "scuola di cultura fisica". Solo nel 1903 Hodgson fece il suo primo tentativo di scrivere qualcosa, anche se si trattavano di articoli sulla cultura fisica e di fotografia (altra sua grande passione). Solo l'anno seguente scrisse la sua prima storia dal titolo "La Dea della Morte" ispirata da una statuetta presente nel parco di Blackburn e riguardante la vendetta di una statuetta indiana rubata dal suo luogo natio. Il vero successo arrivò con il suo racconto (A tropical Horror) che riscosse un ottimo successo dalla critica. 

Pubblicò diversi romanzi, tra cui il secondo fu proprio "La casa sull'Abisso", che venne pubblicato nel 1908. Questo romanzo influenzò moltissimo la prosa di Lovecraft, che lo considerò il suo lavoro migliore. Purtroppo i racconti orrifici gli procuravano poche entrate, tanto da costringerlo a diversificare la propria produzione verso la prosa poliziesca, visto l'enorme successo dei racconti di Sherlock Holmes di Conan Doyle (anche se con una propria originalità visto che il suo detective, Carnacki, era un investigatore dell'occulto che lottava contro le forze oscure). 

Tra il 1910 e il 1911, Hodgson scrisse quello che considerava il suo capolavoro. Un romanzo intitolato "La terra dell'eterna notte", libro a tema apocalittico di ampio respiro da altre 200000 parole.

Allo scoppio della prima guerra mondiale nonostante fosse fuori dai limiti di leva per l'età (aveva quarant'anni) partecipò come soldato volontario alla prima guerra mondiale. La terrificante esperienza lo portò ad avere il desiderio di scrivere un nuovo romanzo che riportasse le devastanti esperienze provate, cosa che purtroppo non riuscirà a fare visto che nell'aprile del 1918 morirà a causa di un bombardamento nei pressi di Ypres.

giovedì 31 ottobre 2019

Il richiamo di Cthulhu di Howard Phillips Lovecraft - Recensione-

La copertina della rivista nella quale
venne stampato il racconto

«Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era previsto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arrecato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, visioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o impazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo.»
Per festeggiare degnamente Halloween ci vuole una storia dell'orrore, una di quelle che ti lasciano con la profonda angoscia se quello che hai letto sia solo un banale racconto o molto di più.

Dal 1928, data della sua pubblicazione su Weird Tales, Il Richiamo di Cthulhu rappresenta un punto di svolta nella produzione di Lovecraft. Con questo racconto l'autore costruisce il tassello principale del suo concetto filosofico del "cosmicismo" (Per Lovecraft gli esseri umani sono una presenza assolutamente insignificante nello schema generale dell'universo) e la definizione consacrazione dei "Miti di Cthulhu", fondati su esseri provenienti da mondi lontani, che hanno dominato la Terra in eoni passati e che adesso dormono sul fondo dell'oceano in attesa delle condizioni giuste per risvegliarsi dal loro stato di non-morte.

La trama vede Francis Wayland Thurston, rinvenire dei diari e documenti del suo defunto prozio, il linguista George Gammell Angell, morto in quello che in apparenza fu un incidente. Leggendo i resoconti di Angell, Thurston scopre man mano dopo un iniziale stato di scetticismo un sotterrano culto occulto e dei suoi nefasti obbiettivi.

mercoledì 23 ottobre 2019

La maledizione di Capistrano di Johnston McCulley - Recensione -

La bellissima copertina di Vincenzo Pratticò

Zorro è un personaggio ormai iconico, archetipo dell'eroe mascherato che raddrizza i torti celando la propria vera identità, che ha goduto nel corso del tempo di svariate trasposizioni; ma quanti sanno che in realtà il giustiziere mascherato fa la sua prima comparsa in un romanzo breve del 1919 e non in un qualche film o serie tv?

"I soprusi che i militari compiono ai danni del popolo e dei nativi restano impuniti. L’unico a ergersi a baluardo della giustizia è un bandito mascherato, Zorro, che si dice sia imprendibile come uno spettro e scaltro come una volpe. La Maledizione di Capistrano, lo chiama la gente. Tutti i militari della regione verranno sguinzagliati alla sua ricerca. Il loro capitano, Ramon, ha messo gli occhi addosso alla ragazza più bella del pueblo e farà di tutto per farla sua. Ma non è l’unico ad avere mire su di lei… Zorro: tanti i nemici, pochi gli alleati, un solo segno, impresso nella carne degli ingiusti!" Trama tratta dal sito dell'editore

Johnston McCulley per la stesura della sua storia riprende la lunga tradizione dei romanzi di cappa e spada europei (per esempio il celeberrimo "I tre moschettieri" di Dumas), ma lo arricchisce con diverse idee tipicamente americane degli inizi del novecento: Per per prima cosa l'eroe perde la sua connotazione di emarginato della società per diventare invece il rampollo di una ricca e nobile famiglia (la famiglia di Diego de La Vega è il fior fiore della nobiltà californiana); nasconde la sua vera identità tramite una maschera, mentre di giorno camuffa il suo carattere risoluto dietro una falsa ostentazione di vacuità e pusillanimità; combatte le ingiustizie non attraverso il sistema costituito ma agendo personalmente per raddrizzare i torti (pur rimanendo comunque nei limiti di un vago senso dell'onore che non lo fa sprofondare nell'anarchia), usa degli assistenti per le sue missioni ecc.

giovedì 17 ottobre 2019

Il piccolo popolo dei grandi magazzini (Saga del Piccolo Popolo n° 1) di Terry Pratchett - Recensione -



La trama vede un piccolo gruppo di gnomi (o meglio loro si definisco "niomi") vivere una esistenza sempre più difficile e precaria a causa della presenza dell'uomo. Il gruppo guidato Masklin, ormai ridotti a pochi elementi (di cui la maggior parte anziani), decide di salire su un camion per trovare una nuova sistemazione più sicura. Il viaggio li porterà all'interno del supermarket "F.lli Arnold", dove scoprono l'esistenza di altri gnomi, che nonostante l'evidente benessere sono divisi in gruppi  (che corrispondo a un determinato settore merceologico) in forte rivalità tra di loro; ma che sopratutto hanno completamente perso la concezione del mondo esterno e pensano che la loro realtà sia interamente composta dall'emporio e che tutto sia stato creato da "F.lli Arnold (dal 1905)", che loro considerano una divinità e vedono i cartelloni pubblicitari del negozio come suoi messaggi divini. Una rivelazione esterna porterà però il gruppo a scoprire che l'emporio sta per chiudere definitivamente e venire abbattuto, quindi Masklin dovrà trovare il modo per convincere gli "niomi" del posto ad evacuare e sospendere le rivalità dei gruppi per il bene comune, ma sopratutto convincerli che esista veramente "l'esterno". 

Disegno di Josh Kirby
Sir Terence David John Pratchett è stato uno scrittore noto per i suoi romanzi di fantasy umoristico, anche se ridurre la sua produzione a una determinata etichetta sarebbe molto riduttivo. Pratchett è uno di quei scrittori che con la loro prosa riescono a tenerti incollato alle pagine del libro, che anche se riletti più volte riescono sempre a farti fare nuove riflessioni e risate, grazie al fatto che il suo stile apparentemente serio permette di rendere estremamente divertente il fantasy che esce dalla sua prosa. Sopratutto quello che mi ha fatto amare questo scrittore è la sua capacità di farti prima ridere con il suo umorismo, poi farti riflettere sui significati reconditi della battuta, poi rifarti di nuovo sorridere quando hai capito cosa vuole intendere l'autore.

martedì 10 settembre 2019

La piramide di fuoco di Arthur Machen



Arthur Machen è un autore decisamente sconosciuto in Italia, la cosa è un vero peccato perché questo scrittore ebbe una profonda influenza in scrittori come Howard e Lovecraft (tanto che i due nonostante avessero ottenuto il suo indirizzo i due non osarono mai provare a comunicarci per la profonda ammirazione che provavano), sopratutto il solitario di provvidenze deve tantissimo stile e tematiche allo scrittore inglese.

Machen nacque nel Galles, precisamente a Caerleon-on-Usk, nel 1863 con il nome di Arthur Llewellyn Jones. Il cognome materno Machen, vene preso solo in seguito. Nonostante i buoni risultati scolastici è costretto a lasciare la scuola a causa delle ristrettezze economiche della famiglia. Con il sogno di diventare un giornalista nel 1881 andò a Londra, senza però ottenere la fama che sperava di ottenere e anzi vivendo in estrema povertà sbarcando il lunario svolgendo lavori di tipografia e di precettore. Nonostante la povertà non si perse d'animo, tradusse le "Memorie di Casanova" e scrisse un libro di racconti in stile antico che non ottenne un grande successo. Tra le tue tante esperienze ci fu quella di redigere in una vecchia soffitta un catalogo di libri esoterici per una libreria, cosa che gli diede molti spunti per le sue opere, sopratutto per il suo libro più famoso "Il Grande Dio Pan".

mercoledì 4 settembre 2019

CITY HUNTER: PRIVATE EYES - Recensione -


"Invincibile, odiato dai criminali, amato dalle loro vittime... è City Hunter!" 

Non credo ci sia miglior modo di iniziare questa recensione se non citando il mitico spot che compariva su Italia 7 prima della messa in onda di ogni puntata dello show e che praticamente era il sunto perfetto sul personaggio.

Assieme a Jigen è il pistolero per eccellenza
Ryo Saeba (ma che nel nostro strambo venne ribattezzato nelle prime due serie con l'originalissimo nome di Hunter) è uno di quegli eroi che avrà sempre un piccolo spazio tutto suo nel mio cuore; un abile pistolero, un combattente serio e preparato (uno dei miei punti preferiti dello show era proprio quando Ryo riusciva grazie ai suoi sensi super allenati ad avvertire la presenza dei nemici pochi secondi prima delle loro mosse) ma a cui faceva da contraltare una mania esagerata ed incontrollabile per il gentil sesso, mai volgare ma sempre estremamente comica, grazie anche alle famose martellate/trappole della sua assistente Kaori Makimura (da noi Kreta Mancinelli) pronta a punirlo per ogni tentata sortita verso le sua protetta del momento (una delle regole fondamentali dello Show era che Ryo accettava solo casi in cui fossero coinvolte bellissime ragazze). Altra particolarità era il fatto che l'unico modo per contattarlo è quello di scrivere XYZ nella stazione di Shinjuku.

Lo Stallone di Shinjuku è tornato in azione!
La trama del film vede Il detective Ryo Saeba e la collega Kaori alle prese con la bella modella Ai Shindo, che si trova in pericolo per le minacce da parte di alcuni criminali. Quello che sembra un caso come un altro nasconde in realtà una complotto che punta a scatenare un evento terroristico nella città di Tokyo.

giovedì 15 agosto 2019

Il mondo intero (The Whole Wide World) - Recensione -


Titolo originale: The Whole Wide World
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1996
Durata: 111 min
Genere: drammatico, biografico
Regia: Dan Ireland
Soggetto: Novalyne Price Ellis
Sceneggiatura: Michael Scott Myers

Chi segue da tempo il blog sa della mia sconfinata ammirazione per lo scrittore texano Robert E. Howard, uno dei massimi esponenti della narrativa pulp, creatore di tanti incredibili personaggi denotati da un fascino irresistibile (da quelli più famosi come il barbaro Conan e il puritano Solomon Kane, a quelli più sconosciuti ma non meno interessanti come Bran Mak Morn o Dark Agnes). Un cantore dell'avventura e del coraggio che metteva molto di se nei suoi personaggi (un po' come il nostrano Emilio Salgari, che ne condivide anche un similare tragico epilogo). Un gigante della scrittura ma tormentato dai suoi demoni interiori, vittima ricorrente di depressioni e malinconie. La sua prosa ha ispirato decine di scrittori, ben quattro film sono stati tratti dalle storie dei suoi personaggi, ma con l'aumentare della sua fama sono sorte varie leggende intorno alla sua figura, non tutte veritiere. Per fortuna in nostro soccorso viene pubblicato il libro di Novalyne Price Ellis (intitolato "One Who Walked Alone"), una donna che aveva conosciuto in vita Robert e che per un certo periodo fu al centro di un complesso rapporto affettivo che sfociò in un quasi rapporto amoroso. Proprio dal suo libro Vincent D'Onofrio decise di trarre un film in cui prese il ruolo di produttore e attore protagonista.

venerdì 2 agosto 2019

Che fine ha fatto Baby Jane? - Recensione -


Titolo originale: What Ever Happened to Baby Jane?
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1962
Durata: 134 min
Genere: thriller
Regia: Robert Aldrich
Soggetto: Henry Farrell (Romanzo)

Che fine ha fatto Baby Jane? È uno capolavoro del cinema, uno di quei film che uno volta visto non si dimenticano facilmente, un thriller così perfetto che il suo antagonista principale, "Baby Jane Hudson", è diventata il 44º miglior cattivo della lista AFI's 100 Years... 100 Heroes and Villains.

Una storia amara e triste di due sorelle. La minore, Baby Jane, è stata una enfant prodige nel mondo dello spettacolo (tanto da ottenere una bambola con le proprie fattezze), ma il successo ne ha corrotto l'innocenza e la purezza rendendola viziata ed egoista. Successivamente il successo della sorella maggiore Blanche, da lei sempre maltratta, ne eclissa il successo tanto da portala alla depressione e all'alcolismo. Jane mossa dall'odio non perde l'occasione di sbeffeggiare la sorella maggiore, tanto da arrivare in uno stato di forte ubriachezza a tentare di uccidere la sorella, provando ad investirla davanti al cancello di casa. L'incidente portò Blanche alla sedia a rotelle, distruggendole la carriera, mentre Baby Jane in preda ai sensi di colpa divenne sempre più psicolabile.

lunedì 29 luglio 2019

Scuola di polizia (1984) - Recensione -


Anno: 1984
Durata: 96 min
Genere: commedia, azione, avventura
Regia: Hugh Wilson
Soggetto: Neal Israel, Pat Proft
Sceneggiatura: Neal Israel, Pat Proft, Hugh Wilson

Il cast delle reclute del primo film
Ispirato da un evento realmente accaduto (nel 1984 l'ingente aumento della criminalità costrinse la polizia di Miami ad assumere molti agenti per risolvere il problema) Scuola di Polizia è uno di quei film che Italia 1 replica continuamente e instancabilmente da decenni. Praticamente Mahoney, Hightower, Tackleberry e il resto della banda sono stati i nostri istruttori su come diventare ottimi poliziotti per molti periodi festivi e non.

La trama vede in una città mai specificata l'abbassamento drastico dei requisiti minimi per entrare nelle forze di polizia da parte del sindaco, cosa che spinge ovviamente ogni tipo di personaggio a tentare di entrare nelle forze dell'ordine. Le nuove reclute non sono viste di buon occhio dal tenente Harris e da parte del comando di polizia, cosa che porta la decisione di promuoverne il minor numero possibile tramite un addestramento massacrante.

martedì 23 luglio 2019

Atlante leggendario delle strade d'Islanda di Jón R. Hjálmarsson - Recensione


Ho sempre avuto un debole per le storie del nord, quindi un libro sui miti e le leggende islandesi è sempre il benvenuto. Jón R. Hjálmarsson, il curatore di questo libro, fai un lavoro egregio nel realizzare un atlante davvero particolare dove ogni percorso non è tanto legato a nozioni geografiche classiche ma si concentra sulle storie che ogni regione contiene dentro di se, spesso particolari e uniche.

L'atlante di Hjálmarsson ci porta in una isola dove la realtà e la leggenda si mischiano in modo inestricabile. Ogni posto, casa o villaggio ha la propria storia da raccontare, una natura viva e in continua trasformazione, in cui misteriose forze entrano in gioco per cambiare qualcosa e dietro a un masso si potrebbe nascondere un essere fatato o una minaccia. Quindi preparatevi ad essere visitati da troll, elfi, spettri, eroi e stregoni ad ogni svolta del percorso datoci dall'atlante.

martedì 16 luglio 2019

I racconti dell'occultismo di Vasco Mariotti - Recensione -

Copertina realizzata da Riccardo Fabiani

Vasco Mariotti oggi è sconosciuto ai più, tranne forse a qualche sparuto gruppo di appassionati del giallo che lo ricordano ancora per alcune sue opere uscite nella collana giallo della Mondadori: L’uomo dai piedi di fauno (1934) e La valle del pianto grigio (1935). Ridurre però la produzione di Mariotti a solo questo settore della narrativa sarebbe  un vero sbaglio. Mariotti fu un scrittore dalle grandi capacità, abile nello spaziare in molti generi, dai romanzi storici ai cappa e spada, con puntate anche nel mondo dell'orrore, denotando un aspirazione per la letteratura popolare riuscita e vivace.

I destini dello scrittore si legano a doppio filo con la casa editrice Nerbini, che nell'anteguerra non aveva nulla da invidiare alla Mondadori (con tanto di pubblicazioni direttamente concorrenti a quelle della casa rivale come i "disco giallo", rivali dei gialli Mondadori), tanto da pubblicare per prima le avventure di Topolino sul suolo nostrano. Le pubblicazioni della Nerbini erano popolari nel vero senso del termine, con una produzione concentrata su piccoli libretti dal formato ridotto (e dal prezzo molto allettante), denotati da un linguaggio semplice e con storie che si concentravano su patos e senso d'avventura (con una qualità dei testi non sempre ottimale, con alcuni strafalcioni anche durante la fase di stampa). La collana nacque nel dopoguerra per le esigenze naturali dopo un periodo di dittatura, di fatti le storie presenti in questa raccolta hanno le più disparate localizzazioni (dalla Norvegia al Marocco, Dal Sud America all'Irlanda) cosa che durante il fascismo era ovviamente improponibile, purtroppo la serie non ebbe fortuna e si concluse al quarto volume (come la gran parte della produzione della casa editrice, che di li a poco perse pian piano il terreno contro la diretta rivale).

sabato 13 luglio 2019

I celebri casi del giudice Dee (autore anonimo. Recuperato e tradotto da Robert Van Gulik) - Recensione -



Durante la seconda guerra mondiale il diplomatico Robert van Gulik decise di tradurre un romanzo cinese anonimo quasi totalmente dimenticato (si trattava proprio di "Celebri casi del giudice Dee", stampato a Tokyo in 1949). Grazie a questo lavoro l'autore si appassionò a questo genere letterario e convito delle sue potenzialità rispetto alla sua controparte occidentale decise di scrivere nuove storie sull’infallibile giudice Dee, protagonista del romanzo, realmente vissuto in epoca Tang.

L'opera come detto è probabilmente il lavoro di un animo cinese del XVIII secolo, sullo stile delle cronache delle avventure dei magistrati distrettuali,  un genere che però non era ben visto dall'élite culturale cinese che lo considerava un genere poco degno per i letterati di alto livello (probabilmente per questo motivo il romanzo è arrivato in forma anonima).

Il giudice Dee in una antica stampa
La trama vede il giudice Dee affrontare tre diversi casi molto complessi: un doppio omicidio che vede coinvolti alcuni mercanti della seta, un caso di morte naturale ma che ha lasciato alcune ombre di dubbio e la morte improvvisa di una sposa durante la prima notte di nozze.

Questo giallo cinese è come tutti i suoi simili molto diverso dalla controparte occidentale. Per prima cosa si tratta di un genere formatosi molto prima che in occidente (nella sua forma definitiva si parla del sedicesimo secolo ma i primi tentativi sono molto più antichi). Altro aspetto interessante è il fatto che il ruolo del "detective" è assunto dal giudice, un funzionario statale che viene considerato come il “padre e madre del popolo” visto che non solo dirige le funzioni civili del distretto di cui è incaricato ma ha anche il compito di amministrare la giustizia.

lunedì 1 luglio 2019

El Borak - Avventuriero del Deserto di Robert E. Howard - Recensione


Questo volume inaugura la nuova veste grafica delle pubblicazioni Elara (perlomeno nella collana Libra Fantastica) e con l'annuncio che il 2019 sarà un anno ricco di pubblicazioni per gli amanti del bardo texano.

Francis Xavier Gordon detto El Borak ha l'incredibile primato di essere stato il primo dei personaggi howardiani a venire alla luce (Howard dice di averlo iniziato ad immaginare intorno ai dieci anni) ma paradossalmente anche uno degli ultimi a venire pubblicato. Subendo quindi un continuo processo creativo di revisione e ripensamenti di cui non è facile trovare i giusti punti di collegamento.

Della vita Francis Xavier Gordon prima del suo arrivo nell'arrido Afghanistan all'inizio ‘900, si sa poco e nulla, si mormora solo che sia stato costretto a fuggire dalla legge dopo qualche fattaccio nel Sudovest americano e abbia perciò abbandonato la sua attività come pistolero. Grazie alla sua rapidità nell'estrarre la pistole, coraggio e affinità al barbaro codice d'onore delle popolazioni locali si è costruttivo una propria leggenda di astuzia e forza micidiale che ha fatto presa anche tra le feroci tribù degli altipiani.

Non solo un grande fan di questo personaggio, visto la sua tendenza ad essere fin troppo abile e misterioso, ma il luogo in cui si muove e le razze che abitano i posti da lui visitati sono veramente interessanti.

I racconti presenti in questa edizione sono:

La figlia di Erlik Khan: fu pubblicato su Top-Notch nel Decembre 1934 e rappresenta la prima avventura in cui compare El Borak. In questa avventura il nostro protagonista viene prima ingannato da un gruppo di inglesi che lo hanno assunto come guida, poi parte al loro inseguimento per vendicarsi della morte di un suo caro amico in una città dove si praticano ancora antichi e diabolici riti. Qui trova una sua giovane amica imprigionata a causa dalla propria vanità che gli chiede aiuto per scappare. I due eventi si uniranno in una sanguinaria vendetta da parte di El Borak. A mio giudizio un racconto molto carino ma nulla di eccezionale.

Il Falco delle Colline: Pubbicato nel Giugno del 1935 sul pulp magazine "Top-Notch", con tanto di copertina dedicata (una delle poche storie di El Borak che Howard vide pubblicare). La trama vede El Borak coinvolto in una faida sanguinaria con Afdal Khan, evento che sta sconvolgendo i traffici commerciali della regione. Ovviamente l'impero inglese non può gradire la situazione e infatti manda un suo intermediario, Geoffrey Willoughby, per tentare di redigere un accordo di pace. I piani di Willoughby vanno in breve tempo in fumo a causa della resistenza delle due parti. Alla fine sarà proprio El Borak a giocare l'inglese in modo da far uscire allo scoperto Afdal Khan e ucciderlo. Questo è sicuramente uno dei miei racconti preferiti tra quelli proposti, sia per l'interessante scontro di visioni tra il pacifico Willoughby e il guerresco El Borak proposta da Howard, sia per l'ottimo combattimento finale tra i due contendenti. Il racconto mostra poi che Francis Xavier Gordon ha sempre un piano e una meta da raggiungere.

Il Sangue degli Dei: Fu pubblicato sul numero di luglio 1935 sul pulp magazine Top-Notch. Un gruppo di soldati di fortuna cerca un modo per rubare un pugno di rubini chiamati "Il Sangue degli Dei" in possesso dell'eremita Al Wazir. A mettergli i bastoni tra le ruote ci pensa Gordon, visto che l'eremita è un suo vecchio amico. A causa di una serie di eventi il capo della banda ed El Borak finiranno per formare un breve alleanza difensiva prima della scontro finale. Il racconto mi è piaciuto, sopratutto nella parte dove El Borak assieme al suo avversario deve difendersi dall'assedio di un gruppo di arabi. Peccato che poi il finale frettoloso e anticlimatico rovini completamente tutto lo sviluppo intrapreso, con tanto di rinsavimento da un personaggio a causa di una forte botta in testa.

La Terra del Coltello (I Figli del Falco): pubblicato nell'agosto del 1936 sul pulp magazine "Complete Stories": Staurt Brent è un campione del gioco d'azzardo ma nonostante la sua anima nera ha un proprio codice morale che non gli permette di evitare di accettare la richiesta di un suo amico in punto di morte. Brent si ritrova quindi coinvolto in un gigantesco complotto orientale volto a sconvolgere il mondo (nel classico stilema del pericolo giallo in voga nelle pubblicazioni pulp). L'unico che può fermalo è El Borak, che però non si sa dove sia, quindi il protagonista parte alla sua ricerca nel temibile oriente. La storia riprende in parte il canovaccio presente in "Il Falco delle Colline", ma lo arricchisce di ulteriori interessanti dettagli e personaggi. Sicuramente il racconto migliore tra quelli presenti, forse anche perché El Borak non è al centro della vicenda fino alla quasi conclusione del racconto, lasciando quindi molto spazio a vari personaggi orientali.

Il Figlio del Lupo Bianco: pubblicato nel Dicembre del 1936 sul pulp magazine "Thrilling Adventures". Una rivolta araba sta per portare ulteriore caos nel già traballante equilibro della prima guerra mondiale, sta a El Borak trovare il modo di sconfiggere la minaccia. Racconto abbastanza deludente, senza vizzi o virtù particolari.

L'Arrivo di El Borak: Frammento di difficile datazione, probabilmente uno dei primi tentativi da parte di Howard di mettere su carta il suo personaggio. Il pezzo si interrompe poco dopo un enigmatico sorriso da parte di Francis Xavier Gordon. Che Howard in quel momento avesse avuto l'idea di creare un personaggio più solare? O era solo una strategia del pistolero per conquistare l'amicizia dei predoni? Non lo sapremo mai.

Le Spade delle Colline: Interessante racconto dove il protagonista deve fare i conti con la scoperta di un piccolo villaggio di discendenti di guerrieri di Alessandro Magno che hanno mantenuto quasi totalmente le loro conoscenze al livello della Grecia classica.

Il ciclo di El Borak è in corso di pubblicazione sia presso la casa editrice Elara che presso Providence Press, cosa che ha creato una certa acredine tra le due case editrici, anche se bisogna dire che l'approccio utilizzato per la pubblicazione è completamente diverso (Elara segue l'ordine di pubblicazione dei racconti su rivista, mentre Providence si basa su una sua cronologia interna stabilità attraverso i racconti). Sicuramente al lettore che preferisce la "ciccia" ad approfondimenti e aggiunte non propriamente in linea con personaggio è sicuramente consigliata l'edizione Elara, mentre a chi interessa anche a Lovecraft (visto la presenza di una parte dell'epistolario tra i due scrittori) e una maggiore cura nella prefazione (a discapito del contenuto di racconti) è consigliata l'edizione Providence. Oppure potete fare come il sottoscritto è prendete entrambe per manie di collezione.

sabato 29 giugno 2019

Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes - Recensione -


Don Chisciotte è un romanzo spagnolo pubblicato in due volumi, tra il 1605 e il 1615, considerato non solo uno dei massimi esponenti del "Siglo de Oro" ma anche il papà del romanzo moderno. Della sua stesura si poco e nulla, il pretesto narrativo è quella di una traduzione da parte di Cervantes di un manoscritto arabo di un tale Cide Hamete Benengeli, nel quale si trovano narrate le fantastiche avventure del grande Don Chisciotte. Una trovata narrativa che permette a Cervantes di lanciarsi in storie ambigue e dubbie ma dal forte impatto narrativo.

Ma perché Don Chisciotte della Mancia è ancora oggi un romanzo letto e amato dal pubblico? Portato decine di volte su grande schermo (qui potete trovare la mia recensione del recente film di Gilliam dedicato a Don Chisciotte) in infinite versioni? In fondo a una superficiale lettura si potrebbe dire che si tratta di una semplice storia goliardica su un ometto lunatico e delle sue pazzie causate dal troppo leggere. La risposta è nel sogno che rappresenta Don Chisciotte.

Don Alonso Quijano (vero nome di Don Chisciotte) è un signorotto di campagna dalla vita tranquilla, il cui unico diletto è la lettura dei romanzi cavallereschi. La sua passione a un tratto si trasforma in apparente pazzia, visto che decide di farsi anch'egli cavaliere e partire per raddrizzare torti e ingiustizie nonostante il parere contrario dei parenti, con tanto di bella  a cui dedicare le sue imprese per non farsi mancare nulla (anche se poi nella realtà questa damigella tanto nobile e bella non era). Quindi una volta risolta l'investitura grazie a un compiacente oste (creduto un castellano) e a due damigelle volenterose (in realtà due prostitute della locanda), il nostro è pronto a compiere le sue avventure in un crescendo di sfide sempre più avventate e assurde.

Degno compare delle sue pazzie è Sancio Panza, villico gretto e concreto, che fa da contraltare al glorioso sogno di Don Chisciotte con la sua rozza razionalità, anche se accadde che anche lui finisca poi per farsi conquistare dalle avventure e dalla gesta del suo padrone (ricavandoci molti lividi e poco denaro). Due amici fatti nello stesso stampo e per questo inseparabili, tanto che l'uno senza l'altro non sarebbe lo stesso.

La seconda parte inizialmente non prevista dall'autore nasce come risposta al libro apocrifo di Alonso Fernández de Avellaneda  nel 1614 (che si dimostra però un testo di ottima qualità) e per dirimere finalmente le discussioni e dare un finale effettivo al girovagare dell'hidalgo.

Le avventure del "Cavaliere dalla Trista Figura" (visto che in uno scontro contro dei inferociti pastori perde due denti dopo aver scambiato i loro greggi per un enorme esercito) sono apparentemente folli e comiche, ma in esse si nasconde la volontà nei protagonisti di credere ciecamente ai propri ideali (La gentilezza, la giustizia, l’onore, l’onestà nello scontro, la fedeltà all’amata), ma che nel mondo reale e razionale non posso essere compresi e perciò vengo derisi e osteggiati da chi si sente "normale" e superiore. Alla fine capire cosa ci sia di effettivamente reale o cosa no diventa sempre più difficile, tanto il sogno dell'hidalgo diventa sempre più vivido e affascinate rispetto alla proclamata triste realtà quotidiana.

lunedì 10 giugno 2019

La saga di El Borak di Robert E. Howard Volume 1 - Recensione -


Francis Xavier Gordon detto El Borak è uno degli ultimi grandi personaggi howardiani ad non essere stato fino a qualche tempo fa disponibile in Italia. Per fortuna grazie a Providence Press questa lacuna è stata sopperita. In questo volume (il primo di cinque) verranno presentate le prime due storie di questo personaggio.

El Borak come immaginato da Tim Bradstreet
El Borak (il Fulmine, visto la sua abilità con la pistola) è un avventuriero texano che come il conterraneo Kirby O’Donnell è partito dal Texas per l'Afghanistan all'inizio 900. Un tigre più pericolosa dei feroci lupi afgani, che affronta le sue avventura usando tutto il suo coraggio e astuzia, ottenendo così il rispetto dalla popolazione locale.

Questo volume è una edizione veramente di gran pregio, con una cura per i dettagli veramente maniacale e ricca di un interessante glossario terminologico.

Francis Xavier Gordon è un personaggio che rispecchia moltissimo il topoi howardiano, visto la sua capacità fisica quasi sovrumana e l'uso di un codice morale duro ma applicato con rigore. Protagonista di storie che fanno del mistero e del gusto per l'avventura il loro punto di forza e tengono il lettore incollato alle pagine, il tutto contornato dal tema storico del grande gioco (pagina storica semi-sconosciuta dai più, che vide coinvolti l'impero russo e quello inglese in una guerra silenziosa per il controllo dell'Asia centrale e della ricca india, e che per certi versi ricorda molto la successiva guerra fredda).

venerdì 7 giugno 2019

Lupin III - La lampada di Aladino - Recensione -


Regia: Tetsurō Amino
Char. design: Satoshi Hirayama
Musiche: Yūji Ōno
Studio: TMS Entertainment
Rete: Nippon Television
1ª TV Jap: 25 luglio 2008
Durata: 90 min
1ª TV It: 14 marzo 2009 (Hiro)


Davanti a certi spettacoli si fa tutto, anche tentare di rubare
la Gioconda usando solo un apriscatole. 
Lupin è di nuovo alla ricerca di un oggetto prezioso da donare a Fujiko (anche se bisogna dire che le armi di persuasione usate dalla ladra sono così potenti da giustificare gli intenti del re dei ladri), in questo caso la famosa lampada di Aladino. Trovata la lampada, Lupin evoca il genio, che ovviamente si palesa sotto le forme di una bellissima ragazza e chiede come premio un bacio. Il Genio però lo avvisa che per realizzare il suo desiderio si prenderà metà della sua vita, Lupin accetta e perde coscienza. Quando si risveglia si accorge di non avere alcuna memoria di quanto gli è successo nella notte passata. Il ladro non fa in tempo a rielaborare i pochi punti chiari della vicenda, che scoppia il finimondo visto che tutti sembrano essere alla sua ricerca, ma forse la bella Drew potrà mettere fine al mistero. 

lunedì 3 giugno 2019

Fantasy & Science Fiction 7 (Febbraio 2014) - Recensione



Elara con questo numero propone una serie di racconti veramente interessanti, tutti legati alla magia (sopratutto quella legata al significato recondito delle parole) e dei nefasti effetti che colpiscono i protagonisti dei racconti nell'usare in modo inappropriato tali poteri. Interessante anche l'idea che le parole possano essere un potente mezzo di comunicazione con le forze superiori.

I racconti proposti sono:

Letteromante di Ken Liu: a mio giudizio il miglior racconto di questo volume. La storia è ambientata sull'isola di Formosa o Taiwan negli anni 60 in piena guerra fredda, dove la caccia alle spie comuniste continentali è all'ordine del giorno e basta un semplice sospetto di collaborazionismo per finire sotto le grinfie della polizia segreta. Decisamente un ambiente difficile per una bambina americana, che si trova a vivere in un paese a lei completamente alieno, ma sarà proprio l'amicizia con due abitanti del posto a dargli la serenità tanto cercata. Purtroppo non sempre la realtà finisce con un lieto fine. Storia dolceamara sulla potenza nascosta nelle parole, e di come dietro a vari segni degli ideogrammi si nascondono molteplici livelli di significato e magia, tanto da rappresentare una specie di strumento divinatorio per chi è capace di leggerne il significato nascosto.