martedì 24 ottobre 2017

L’uomo dai piedi di fauno di Vasco Mariotti - Recensione -


In una Torino anni 30, ma che ricorda per molti versi la Londra di Sherlock Holmes, viene ritrovato il cadavere il barone Leone Fermentini di Brienza. Il tutto potrebbe essere frutto di un delitto passionale visto l'attitudine libertina del barone, se non fosse che il suo corpo viene ritrovato triturato da braccia potenti come una pressa industriale, per non parlare delle strane impronte a forma di zoccoli di capretto e degli strani peli trovati nell'appartamento. La polizia non sa che pesci pigliare e il commissario Lamberti chiede aiuto al geniale detective Gastone Uliani (un novello Holmes in salsa italica) per risolvere il caso. Un strano caso che crea un ottimo mix tra giallo classico e horror alla Dottor Jekyll e Mr Hyde, con una spruzzata di mad doctor e tematiche amorose. Un romanzo veramente godibile nonostante il passare del tempo.


L’uomo dai piedi di fauno (1934) è la prima e più famosa opera di Vasco Mariotti, geniale e poliedrico scrittore che nella sua vita da scrittore spazio in diversi generi popolari, senza mai perdere la sua vibrante abilità e vivacità nello scrivere storie decisamente appetibili anche per i nostri standard attuali. La sua opera dimostra come l'abilità dei giallisti italiani non fosse inferiore a quella degli omologhi inglesi e americani, che successivamente (oggi come ieri) diventeranno i campioni del genere.

Fin dal titolo inusuale sia ai tempi che oggi per un giallo l'opera di Mariotti attira l'attenzione del lettore. Una strana avventura, che mischia sapientemente vari generi letterari in una maniera cosi abile che difficilmente ci si aspetterebbe in un novizio (Da "Frankenstein" a "I delitti della Rue Morgue"). Una storia dal sapore un po' retro per i gusti attuali: la donna protagonista è attorniata da un candore verginale ottocentesco, i poliziotti si fanno gli scongiuri toccando ferro e i commissari erano chiamati "cavalieri" , ma dannatamente affascinanti. Una storia che sa conquistare fin dalla prima pagina, con un mistero che si dipana con i giusti tempi e sa dare ottimi colpi di scena. Sopratutto la tematica del mostro è dannatamente interessante.

Ci sono comunque dei difetti riscontrabili ma tutto sommato perdonabili. Il protagonista Gastone Uliani è troppo perfetto, un pozzo di scienza infinito che disquisisce su tutto un po' come il suo omologo inglese, ma senza quel mix di difetti che rendevano il detective residente in 221b di Baker street cosi interessante. L'intreccio narrativo è interessante, con un mix gustoso di enigmi sparsi nel romanzo. Peccato che l'enigma più grosso, quello che da nome al romanzo, non sia alla fine spiegato cosi bene e i tentativi di dare una spiegazione razionale (o meglio fantascientifica) al mostro risultano insoddisfacenti e troppo macchinosi, e in alcuni punti fin troppo teatrale nel risultato. L'enigma dietro alla ghianda di metallo è quello che mi ha deluso di più. Troppa carne sul fuoco per una storia che avrebbe giovato di una soluzione più misteriosa.   

4 commenti:

  1. Non lo conoscevo, potrebbe piacermi perché apprezzo molto questo tipo di opere.
    Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi fa piacere ;). Vasco Mariotti è una piccola perla che vale la pena di riscoprire.

      Elimina
  2. Buongiorno, concordo con la tua recensione. L'ho letto con piacere, pur nella sua ingenuità e con i limiti dovuti al trascorrere del tempo. Storia intrigante al punto giusto per passare qualche ora distensiva. Ho scoperto questo titolo nella bibliografia del saggio di Vittorio Del Tufo, "Torino magica". Bune letture!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille per il tuo intervento e scusa per il ritardo della risposta. Mariotti è una ottima penna, peccato che in Italia ci sia dimenticati di lui (qui trovi altre recensioni delle sue opere).

      E che il mare della fantasia non si esaurisca mai!

      Elimina