martedì 27 marzo 2018

Il Signore di Samarcanda e altre storie orientali - Recensione -


Dopo i libri Dark Agnes, donna di spada e Gli avventurieri del mare dedicati quasi interamente a un determinato personaggi howardiano, Elara pubblica Il Signore di Samarcanda e altre storie orientali, volumone che contiene storie di pregevole fattura. Racconti che questa volta si concentrano sul medio oriente in un arco temporale che va dalle prime crociate (1099-1291 circa) all'assedio di Vienna (1529) da parte di Solimano il magnifico. Un periodo dai forti turbamenti, dove la forte volontà del singolo poteva aspirare alla corona di un grande impero.

Il volume ha subito diversi ritardi, dovuti principalmente dalla volontà di Armando Corridore (curatore del progetto) di inserire diversi scritti scoperti recentemente, che permettono di avere una visione più chiara del processo creativo dietro alle storie e di come Howard affrontasse le reticenze dei vari editori di Oriental Stories e The Magic Carpet Magazine nel pubblicare le sue proposte. Operazione a mio giudizio molto meritevole e che giustifica l'aumento del prezzo di copertina per coprire le ulteriori 112 pagine sulle originarie 256.

lunedì 19 marzo 2018

Asimov's Science Fiction 1 Edizione Italiana - Recensione -


Elara ci stupisce con una piccola chicca che arricchisce ulteriormente il panorama della fantascienza con una edizione italiana della mitica rivista americana Asimov's Science Fiction.

I racconti presenti sono:

Illustrazione di Lorenz Hideyoshi Ruwwe.
Vecchia vernice di Megan Lindholm: In un futuro prossimo le macchine sono dotate di una intelligenza artificiale talmente avanzata da permettere di guidarsi da sole. Un virus ed una eredità inaspettata porteranno i nostri protagonisti a chiedersi se un oggetto trattato con amore possa prendere o meno coscienza di se.

La ragazza nel parco di Robert Reed: Storia triste su come un ricordo apparentemente banale possa nascondere le infinite possibilità del nostro io. Racconto molto bello, peccato per un finale non proprio in linea con il racconto.

venerdì 16 marzo 2018

Gatta Cenerentola - Recensione -


Paese di produzione: Italia
Anno: 2017
Durata: 86 min
Genere: animazione, fantascienza
Regia: Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone
Soggetto: Ivan Cappiello, Marco Galli

L'arte della Felicità nonostante lo stile di animazione e alcuni passaggi del film non mi avessero pienamente convinto, mi aveva stregato per una trama complessa e ricercata, una ambientazione napoletana ricreata perfettamente per stile e colore degli abitanti. Una sorta di canto dolceamaro delle speranze umane (e italiane in particolare). Quindi era quasi obbligatorio vedere questo nuovo progetto dello studio Mad Entertainment. Una storia che sa rilanciare in chiave moderna la fiaba di Gatta Cenerentola di Giambattista Basile.

Vittorio Basile è un ricco armatore e scienziato napoletano, che vuole dare alla sua amata città un grande polo tecnologico e delle memoria, punto centrale del suo progetto è la gigantesca nave tecnologicamente avanzata chiamata Megaride. Una nave capace di immagazzinare sotto-forma di ologrammi i ricordi delle persone dal momento in cui vi mettono piede. Come nella fiaba Vittorio per non lasciare la figlia Mia senza la figura materna decide di sposare Angelica, donna con già cinque figlie e un figlio maschio (che però si comporta fin da piccolo come una femmina). Dietro al matrimonio c'è la figura diabolica ma dalla voce d'angelo di Salvatore Lo Giusto detto 'O Re, amante di Angelica, che ha organizzato il tutto per impossessarsi della concessione uccidendo Vittorio appena dopo il matrimonio. Mia a causa dell'omicidio del padre perde la voce per lo Shock e viene lasciata sotto la tutela della matrigna, visto che solo lei potrà al compimento dei diciotto anni lasciare la concessione a 'O Re. La ragazza è quindi è costretta per i successivi quindici anni a fare una vita dura e difficile come sguattera della matrigna e delle sue figlie, che per dispetto la soprannominano Gatta Cenerentola per la sua abitudine di nascondersi nei condotti della nave come un gatto. Il bel progetto di Basile a causa dell'incuria e dell'ignoranza va alla malora e la nave è ormai ridotta a un rottame, diventata per volontà di Angelica uno squallido night club con annesso bordello.

lunedì 12 marzo 2018

Dracula (1931) - Recensione -

Anno:1931
Durata: 85 min (vers. originale)
75 min (vers. 1936)
Dati tecnici B/N
Genere: fantastico, orrore
Regia: Tod Browning
Soggetto: Bram Stoker (romanzo), Hamilton Deane, John L. Balderston (spett. teatrale)

Dracula di Tod Browning è uno di quei capolavori dell'horror vecchia scuola che bisogna vedere almeno una volta nella vita. Primo film ufficiale basato sul romanzo di Bram Stoker (anche se ripreso più dalla versione teatrale ominima che dal romanzo), con budget non molto elevato (molte delle location usate nel film erano riarrangiate da film precedenti) ebbe talmente successo da riscrivere totalmente la figura del Conte Dracula rendendola quella che conosciamo oggi.

Quello che colpisce del film non è tanto la storia in se, visto che ne riprende solo i personaggi e alcune ambientazioni del romanzo, ma l'atmosfere gotiche (sopratutto nella prima parte ambientata in Transilvania) e il fascino intramontabile del nobile e malvagio Dracula. Inizialmente il ruolo sarebbe dovuto andare Lon Chaney l'uomo dai mille volti, grande attore trasformista del cinema muto ma il cancro lo portò alla morte prima delle riprese. Come sostituto venne scelto Bela Lugosi, che in questo film fa una prestazione eccezionale, liberando il suo personaggio dell'aspetto vecchio e mostruoso che il romanzo gli conferiva, per dargli una aria aristocratica e curato nell'aspetto (da vero dandy dei primi anni del Novecento) che ne aumenta di molto il lato ambiguo del personaggio. Un mostro che usa il proprio charme e non la violenza per conquistare il sangue delle sue vittime. Una prestazione talmente riuscita che si trasformerà per Bela Lugosi in una maledizione che lo perseguiterà per tutto il resto della sua carriera (tanto da finire la sua carriera verso la metà degli anni cinquanta, afflitto da problemi di salute e difficoltà finanziarie, che lo costrinsero ad accettare di apparire in tre pellicole del regista Edward D. Wood Jr. Tanto che molti lo conoscono anche grazie al film di Tim Burton che omaggiava questo sfortunatissimo regista).

sabato 10 marzo 2018

Full Throttle Remastered - Recensione -


Full Throttle è un'avventura grafica sviluppata e distribuita dalla Lucas Arts nel 1995 e primo gioco con Tim Schafer alla regia (già ideatore di Day of the Tentacle e futuro autore del mitico e incommensurabile Grim Fandango).

La storia è ambientata in un mondo in cui quasi tutti i veicoli a gomme sono stati sostituiti da mezzi che si muovono sfruttando la tecnologia del cuscinetto d'aria, non si capisce se a causa di uno sviluppo alternativo della storia o perché ci troviamo in un presunto mondo post-apocalittico (io propendo per la seconda alternativa). Solo le moto continuano a sfruttare la locomozione su ruote, grazie a varie comunità di biker che non vogliono rinunciare al proprio modo di vivere e dotati di un proprio codice morale, convinti che la strada sia l'unica maestra di vita. Sarà proprio su una strada che incontreremo Ben, il protagonista nonché capo della banda di motociclisti Polecats, mentre sta danneggiando una limousine per l'avversione del protagonista per qualsiasi mezzo di locomozione che non sia un moto. Fermatosi in un bar li vicino il biker scoprirà che il proprietario della limousine è nientepopodimeno che Malcolm Corley, il presidente dell'ultima fabbrica di moto del paese. Incastrato dal perfido Vicepresidente Adrian Ripburger, che usa come capro espiatorio la sua banda per liberarsi del vecchio e ostinato presidente; a Ben non rimane altro da fare che salvare la sua banda e se stesso dalle accuse. Il nostro Biker riuscirà a salvare l'interno mondo delle due ruote dalle mire di Ripburger di distruggere per sempre il trasporto su gomma?

martedì 6 marzo 2018

Il gatto con gli stivali (film 1969) - Recensione -


Titolo originale: 長靴をはいた猫
Nagagutsu o haita neko
Anno: 1969
Durata: 80 min
Genere: animazione
Regia: Kimio Yabuki
Soggetto: Charles Perrault

Il gatto con gli stivali è stato uno dei primi titoli di successo della Toei, frutto di tanti valenti maestri dell'animazione anni 70-80 (tra cui un giovane Hayao Miyazaki), tanto che il faccione del gatto protagonista Pero è diventato l'emblema della stessa azienda.