martedì 16 luglio 2019

I racconti dell'occultismo di Vasco Mariotti - Recensione -

Copertina realizzata da Riccardo Fabiani

Vasco Mariotti oggi è sconosciuto ai più, tranne forse a qualche sparuto gruppo di appassionati del giallo che lo ricordano ancora per alcune sue opere uscite nella collana giallo della Mondadori: L’uomo dai piedi di fauno (1934) e La valle del pianto grigio (1935). Ridurre però la produzione di Mariotti a solo questo settore della narrativa sarebbe  un vero sbaglio. Mariotti fu un scrittore dalle grandi capacità, abile nello spaziare in molti generi, dai romanzi storici ai cappa e spada, con puntate anche nel mondo dell'orrore, denotando un aspirazione per la letteratura popolare riuscita e vivace.

I destini dello scrittore si legano a doppio filo con la casa editrice Nerbini, che nell'anteguerra non aveva nulla da invidiare alla Mondadori (con tanto di pubblicazioni direttamente concorrenti a quelle della casa rivale come i "disco giallo", rivali dei gialli Mondadori), tanto da pubblicare per prima le avventure di Topolino sul suolo nostrano. Le pubblicazioni della Nerbini erano popolari nel vero senso del termine, con una produzione concentrata su piccoli libretti dal formato ridotto (e dal prezzo molto allettante), denotati da un linguaggio semplice e con storie che si concentravano su patos e senso d'avventura (con una qualità dei testi non sempre ottimale, con alcuni strafalcioni anche durante la fase di stampa). La collana nacque nel dopoguerra per le esigenze naturali dopo un periodo di dittatura, di fatti le storie presenti in questa raccolta hanno le più disparate localizzazioni (dalla Norvegia al Marocco, Dal Sud America all'Irlanda) cosa che durante il fascismo era ovviamente improponibile, purtroppo la serie non ebbe fortuna e si concluse al quarto volume (come la gran parte della produzione della casa editrice, che di li a poco perse pian piano il terreno contro la diretta rivale).


I testi de "I racconti dell'occultismo" posso oggi risultare oggi molto semplici come struttura, e i suoi orrori molto più "classici" rispetto a quanto siamo abituati a vedere oggi, ma dobbiamo ricordare che si rivolgevano a un pubblico molto più suggestionabile di quanto siamo abituati nei nostri tempi. Questi libri erano il passatempo principale assieme ai fumetti della popolazione (i tempi del cinema, videogiochi realistici e co erano ancora più un sogno che una realtà possibile). Sopratutto i finali sembrano spesso affrettati, quasi l'autore avesse l'esigenza di concludere in fretta il racconto, ma molto spesso si tratta più di una impressione che di vera pecca. I quattro racconti presenti hanno tutti a che fare con la morte e la possibilità che i morti possano ancora interferire per vie misteriose e orrorifiche i vivi per salvarli dal pericolo (come accade in Ombre dell'aldilà) o per raggiungere la vendetta finale. Tutti denotano un certo omaggio nelle atmosfere a Poe o al "Frankenstein" della Shelley (Il castello dei fantocci viventi).

Bisogna fare il plauso alla Cliquot per aver riportato in modo fedele il testo, con tanto di riproposizione all'interno del volume delle copertine originali dei racconti (forse realizzate dallo stesso autore dei testi). La copertina di questo volume è realizzata dal bravissimo Riccardo Fabiani.

11 commenti:

  1. Non conoscevo l'autore, e un po' l'horror d'annata non mi dispiacerebbe.
    Se poi è un poco alla Poe, perché no?
    Mi manca però sai cosa? Una buona raccolta di storie veramente sull'occultismo, del tipo Pupi Avati...

    Moz-

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    1. Mariotti È veramente molto bravo, essendo poi dei racconti molto brevi si prestano per una lettura estiva sotto l'ombrellone.

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  2. Mi hanno sempre attratto questi libretti, sarà che le poche pagine non sconfortavano un pigro come me e all'apparenza sembravano quasi dei fumetti.
    Mi sorprendono gli strafalcioni… sarebbe costato tanto di più aggiungere una supervisione?
    I finali affrettato non sono proprio il massimo, anche se è solo una sensazione.

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    1. La figura dell'editor non era ancora affermata e poi si trattava di pubblicazioni a basso costo che si rivolgevano a un mercato popolare poco attento a questo genere di errori.

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  3. Complimenti per il Blog veramente molto interessante :-)
    Sono diventata una tua follower se ti va di passare da me io sono Il salotto del gatto libraio

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  4. Non conosco, pur essendo difficilmente accalappiato dalla letteratura italiana di genere, me lo segno.

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    1. Conoscendo le tue letture penso che ti potrebbe piacere ;)

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  5. Davvero un plauso alla casa editrice Cliquot per aver recuperato questo scrittore. Qualche tempo fa avevo letto un paio di autori del Ventennio, e li avevo trovati entrambi assai gradevoli e anticonvenzionali e molto lontani dall'idea stereotipata che ci si potrebbe fare di autori vissuti nel periodo fascista. Mi chiedo soltanto quanti scrittori "minori" giacciano ormai dimenticati... italiani o meno.

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    1. Sono d'accordo, sempre sia lodata. Probabilmente molti di più di quello che pensiamo, purtroppo nel corso del dopoguerra divenne più economico tradurre autori stranieri che affidarsi ad autori nostrani.

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