mercoledì 13 maggio 2020

La storia di un bardo del potere (ovvero del coraggio) - parte 2

Riprendiamo la trattazione della vita di Robert E. Howard da dove l'avevamo lasciata.

Nel dicembre del 1932 esce sulla rivista Weird Tales il suo personaggio più famoso, Conan il barbaro. Il suo primo racconto, “La fenice sulla spada”, conquista il pubblico e permette una lunga serie di racconti di grande successo presso il medesimo sia all‘epoca che oggi (con tanto di ben 3 film, fumetti e videogiochi a tema. Non mancano poi numerosi epigoni come: DeCamp, Wagner, Leiber, Anderson). Il successo del personaggio non è dovuto solo all’eroe in se, che in parte è più semplificato e addolcito rispetto ai suoi precedessori, ma grazie anche all’elemento esteriore del protagonista.


La prima tematica interessante è che un ipotetico lettore degli anni 30, leggendo “La fenice sulla spada”, apprende fin da subito che Conan diventerà re di Aquilonia e quindi è sicuro del suo successo. Quello che teoricamente dovrebbe essere un punto debole o sminuirne l’interesse diventa invece un suo punto di forza. Il lettore è spinto fin dal primo racconto a cercare i vari accenni di avventure precedenti e ricollegarli in una sorta di puzzle alla storia principale, allargando lo spettro delle sue avventure e facendo incuriosire il lettore su cosa potrà aspettarsi nei successivi racconti (con il plus di chiedersi in quale ruolo troverà la prossima volta il suo beniamino. Sarà un ladro? Un predone? Un soldato mercenario?). Se il mondo di Kull si racchiudeva principalmente tra le mure della città delle meraviglie, metafora della contorta mente del sovrano, in Conan ci troviamo all'esatto opposto, il suo mondo è in continua espansione, a un personaggio fosco si sostituisce un personaggio solare. L’era Hyboriana, dove si svolgono le avventure del barbaro, nonostante a una prima occhiata possa sembra una accozzaglia di tematiche ed elementi storici diversi (Aquilonia e Nemedia ricordano la Francia e la Germania medievale, la Stigia l’antico Egitto, i pirati sembrano presi direttamente dai racconti di Emilio Salgari per fare un esempio) funzionano perché sono tridimensionali e lo scrittore prende il meglio di ogni epoca per creare il suo mondo. Un universo narrativo paradossale dove la storia non è un semplice susseguirsi di date ma riceve una profonda influenza dalle azioni e dai moti d’animo dell’uomo (un mondo epico ma allo stesso tempo realistico dove coesistono sete di potere e azioni eroiche, violenza e bellezza). Una epica dal sapore antico come l’odissea, Howard riesce a creare in poche abili frasi, dipingendolo perfettamente e grazie alla presenza di personaggi di solito non presenti nel fantasy con ruolo attivo come: mercanti, ladri, soldati renderlo molto più realistico.

Conan in una delle sue traposizioni più famose
Conan poi è un personaggio che conquista facilmente il lettore: la sua prestanza fisica, il suo coraggio, il suo codice morale schietto, affascinano e conquistano. La sua semplicità di fondo lo rendono un personaggio universale (una sorta di Ercole del fantasy). Certo poi non tutto il ciclo si dimostra memorabile, gli stereotipi e gli elementi ridondanti non mancano (la città antichissima in cui abita una tribù degenerata, con un entità malvagia annessa; lo stregone che punta a conquistare il mondo; La bella di turno che cade nelle braccia del barbaro; la fustigazione della bella fanciulla; la barbarie vista come l’unica soluzione con cui affrontare le debolezze dalla civiltà ecc), ma nessun racconto, anche il più pessimo e trito, risulta mai noioso e Howard si dimostra abilissimo a rendere tutto sempre fresco e divertente da leggere. I racconti degni di menzione sono: “Colosso Nero”, dove la principessa Yasmela deve far fronte alla minaccia di uno stregone che ha costituito un esercito per distruggere i regni Iboriani e soddisfare le sue brame su di essa. Solo l’intervento di Conan a capo dell’esercito del regno di Khoraja fermerà la sua minaccia. Il racconto che si dimostra un gioiellino, con una ottima introduzione dai toni orrifici (con lo stregone Natohk sotto forma di ombra) e una ottima descrizione delle fasi della battaglia da parte di Howard. “Gli accoliti del cerchio nero”, un racconto praticamente perfetto, da molti considerato una sorta di dramma shakespeariano, con una ambientazione veramente stupenda. In questo racconto Conan dovrà affrontare i veggenti neri, dei potentissimi maghi, per salvare la bellissima Devi Yasmina. Tutti gli ingranaggi del racconto scorrono con piacere, gli antagonisti hanno ottime caratterizzazioni e i colpi di scena sono azzeccati. “Chiodi rossi” è ultimo testo scritto da Howard sul ciclo, un racconto sanguinario e allucinato, che vede due tribù affrontarsi in una lotta senza esclusione di colpi all’interno di una città antichissima fino a quando una delle due non perirà. L'intervento di Conan e della bella Valeria (il personaggio femminile più interessante oltre a Belit dell’universo del barbaro, una donna forte ed intraprendente che riesce a tenere tranquillamente testa a Conan) porterà sì alla conclusione del conflitto ma senza ottenere nessuna gloria in questo.

Il re Bran Mak Morn e il suo popolo
Howard tentò anche diverse tematiche sia durante che prima del ciclo di Conan (anche se molti racconti come quelli orientali/storici furono interrotti per dedicarsi totalmente al barbaro). Uno dei temi a cui Howard era più interessato era quello del proprio retaggio celtico da parte di madre, argomento che trovava enormemente interessante e di cui era un grande esperto. Gli piacevano i popoli che avevano combattuto contro l’impero romano, da lui sempre visto come uno stato oppressivo e tirannico, da contrapporre allo spirito puro e libero delle popolazioni celtiche. Sopratutto Pitti riscuotono moltissimo la sua simpatia, tanto che il loro retaggio si presenta in molti cicli diversi, quasi una sorta collegamento tra i vari personaggi narrativi. Il loro araldo sarà il re Bran Mak Morn, che vissuto ai tempo dei romani e uno dei pochi della sua razza ad aver mantenuto pura la linea di sangue, cercherà invano di unire la sua popolazione in un regno pitto abbastanza forte da rigettare in mare gli odiatissimi latini. Un re cupo e misterioso, totalmente volto al bene del suo popolo, tanto che nel bellissimo racconto “i vermi della terra”, un capolavoro del genere orrifico e weird, arriverà a venire a patti con una degenerata razza sotterranea pur di vendicarsi di Tito Silla, che crocifigge un suo suddito e porge una tremenda offesa al popolo pitto. Il re Bran ottiene la sua vendetta ma essa ha il sapore del fiele, sopratutto dopo che Bran Mak Morn si accorge delle terrificanti entità che la sua bramosia di vendetta ha scatenato e dello stato miserando dell’accampamento romano. Altro racconto degno di menzione è “Sovrani della notte”, dove il sovrano per fermare l’avanzata dei romani ricorre a una tattica simile a quella usata da Leonida alle Termopili. Il problema è che i norreni, elemento fondamentale per il piano del sovrano, non combatteranno fino quando il re non gli troverà un comandante che non sia celta e pitto. Grazie al provvidenziale intervento dello stregone Gonar, che tramite la pietra della corona del re riesce a richiamare dall’antichità Kull di Valusia (che era stato durante il suo regno amico dei pitti), i vichinghi dopo averlo accettato come loro capo trattengono i romani fino al loro totale massacro in modo che la trappola possa scattare. Nonostante le varie incongruenze (i vichinghi ai tempi dei romani, o cavalieri romani con le staffe) si tratta di una ottima storia crossover che non sfigurerebbe in un moderno Cinecomic. La figura di Bran Mak Morn è anche interessante per il fatto che la sua figura seguirà il lento declino del suo popolo, diventando dopo la sua morte prima una divinità protettrice della sua civiltà, e poi con il lento trascorrere del tempo si arricchirà di elementi negativi fino diventare l’entità suprema di un culto oscuro. La tematica della ciclica degenerazione della civiltà è uno dei temi cardine della prosa howardiana.

L’elemento celta è invece rappresentato dal dinamico duo Cormac Mac Art e Wulfhere lo Spaccateste. Dove il primo rappresenta di furbizia e intelligenza delle popolazioni galliche (anche se non manca la tematica della furia berserk), mentre la forza e il coraggio guerresco sono rappresentati dal secondo elemento sassone.

Cormac FitzGeoffrey
Howard era un grande appassionato di storia, sopratutto di quella medievale o mediorientale. Il ciclo orientale denota alcune delle storie più belle mai scritte da Howard. Bisogna comunque ammettere che nonostante la volontà di rendere verosimili al contesto storico le sue storie, non disdegnava quando era necessario di nascondere le sue lacune dietro a una bella scena di combattimento (Una delle vanterie di Howard era quella di aver più volte fatto infrazione nelle librerie pubbliche pur di ottenere un volume per le sue ricerche, per poi riportarlo in buone condizioni appena finito di leggero. Anche se Howard da sempre rispettoso della legge difficilmente nella realtà si sarebbe lanciato in una tale attività “criminale”). Le avventure in terra santa di Cormac FitzGeoffrey, dimostra tutta la comprensione delle scrittore per le vicende orientali. Sopratutto nel racconto “I falchi dell’outremere”, dove il guerriero irlandese si lancia una folle opera di vendetta per vendicare il suo amico Sieur Gerard e scopre durante la sua missione una rete di traditori che coinvolge sia i cristiani che i musulmani. Alla fine trova un esemplare di cavalleria nella persona che più di tutti considerava nemica, Il Saladino. Una lezione che Cormac non dimenticherà. Altrettanto meraviglioso è il racconto “Il signore di Samarcanda”, probabilmente il racconto più cupo e pessimistico mai uscito dalla penna di Howard, ma contraddistinto da una bellezza e un fascino diabolici. Nel racconto “The Shadow of the Vulture” compare il personaggio di Red Sonya (la j verrà usata solo nella versione a fumetti, che solo in parte rispecchia il personaggio del racconto), che vede la sorella della concubina Rosselana del sultano Solimano il Magnifico combattere i turchi durante l'assedio di Vienna del 1529 (personaggio che come Dark Agnes, Belit, Valeria ecc denota una prorompente personalità). In definitiva si tratta di storie dal forte fascino, anche se non sempre denotate da una accurato materiale di ricerca. Il risultato finale è sempre di alto livello. Sopratutto grazie al fatto che Howard sopperisce ad ogni mancanza grazie al fatto di mettere sempre se stesso in primo piano, cosa che offre un realismo altrimenti difficilmente realizzabile.

Il burbero Steve Costigan
Howard non disdegnò neanche le storie sportive, sopratutto quelle con al centro la boxe, sport che adorava. Uno degli elementi che lo reso inviso alla popolazione di Cross Plains era il fatto che per realizzare le sue storie sportive Howard non disdegnava di lanciarsi in qualche incontro di boxe immaginario lungo le strade del suo paese. Personaggio emblematico di questo genere è il marinaio della Sea Girl Steve Costigan (nato lo stesso anno di Braccio di Ferro), che quando non è a bordo non disegna qualche scazzotata per guadagnarsi qualche extra. Non molto intelligente e più abituato ad agire che a pensare, si dimostra una persona di buon cuore e sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà. Spesso sarà proprio questa sua caratteristica a mandarlo nei guai. Le sue avventure sono sempre tremendamente comiche e Steve è un personaggio adorabile nella sua semplicità. Storie come “Cavolfiori acculturati”, dove il povero marinaio a causa di un tiro mancino di un suo avversario è costretto a portare degli occhiali che gli danno un aria molto intellettuale con comici risultati, anche se poi tutto finisce in una baruffa che ricorda tantissimo le comiche con Charlie Chaplin. Oppure “pugni di natale” dove il nostro prode a causa del suo buon cuore si ritrova prima a vestire i panni di Babbo Natale per una missione in Cina, purtroppo durante il trasporto dei giocattoli si trova coinvolto in un traffico di armi per dei criminali cinesi, con una conclusione semplicemente esplosiva. 

L’amicizia con H.P. Lovecraft, lo porterà a sviluppare una serie di racconti che riprendono in un gioco di citazioni gli elementi dei Grandi Antichi. I due si conobbero sulle pagine di Weird Tales. Fu infatti il racconto “I topo nel muro” di Lovecraft al dare il via alla loro corrispondenza, una amicizia che rimase solo sulla carta visto che i due non ebbero mai la possibilità di vedersi di persona. Infatti nel racconto è presente un personaggio che regredendo mentalmente comincia a parlare in lingua celtica. Non avendo dimestichezza con quella lingua lo scrittore di Providence uso un pezzo già pronto dal racconto The Sin-Eater di Fiona MacLeod, che però era scritto in gaelico e non in celtico. Tra i vari ad accorgersi dell’errore ci fu proprio Howard, che ignaro delle scelte dello scrittore ed essendo un conoscitore di quella lingua, scrisse prontamente un lungo commento alla rivista.

Novalyne Price (Renée Zellweger) e Robert E. Howard (Vincent D'Onofrio) nel film
Nel 1934 conosce Novalyne Price Ellis, una maestra della locale scuola con aspirazioni da scrittrice, con la quale intraprende una difficile relazione sentimentale. I due sono molto differenti sia nel carattere che nelle aspirazioni, se per esempio Novalyne preferisce parlare nei suo racconti delle persone di tutti giorni, Howard invece predilige storie rocambolesche e piene di avventure e colpi di scena. Il loro rapporto affettivo, rimasto su un livello platonico, da sempre ostacolato dalla madre di Howard, si conclude definitivamente nel 1935, quando la ragazza ottiene un posto presso la Louisiana State University. Nel 1986 scriverà un libro dedicato al suo rapporto con Howard, intitolato “One Who Walked Alone ("Colui che camminava da solo") dal quale sarà tratto nel 1996 un ottimo film, Il mondo intero (The Whole Wide World). Pellicola che vedrà la partecipazione di Renée Zellweger nei panni di Novalyne Price Ellis e di un bravissimo Vincent D'Onofrio ad interpretare Howard. Novalyne fu probabilmente l’ultima possibilità per lo scrittore di ottenere quella stabilità tanto cercata e una possibile cura per il difficile distacco dalla figura materna. Si è dibattuto e si continuare a discutere se Howard sia morto vergine o meno, cosa su cui probabilmente non avremo mai una risposta certa. Un interessante episodio su questo argomento può essere ripreso nella biografia “Dark Valley Destiny”, una biografia pubblicata dai coniugi de Camp negli anni Ottanta. Il libro ci informa che lo scrittore era in cerca di risposte sul fatto che non avesse una ragazza e pensando che il problema fosse di natura organica, fece una visita a un collega del padre per risolvere i suoi dubbi sulla propria virilità. Il risultato fu che Robert era normale in tutto, ma aveva la convinzione di non esserlo. I suoi problemi si concentravano nella insicurezza e nel complesso d’inferiorità. Molti racconti come: “La figlia del gigante dei ghiacci” e “Vermi della terra”, sono nati anche per sopperire alla solitudine dello scrittore e dal suo bisogno di trovare figure femminili.

Un tema che sarà centrale nella sua produzione è quello riguardante il ciclico evolversi e ma sopratutto il possente devolversi della civiltà umana, una regressione inevitabile. I suoi barbari rappresentano, pur nella loro forza fisica e morale, il destino che adombra questa scalata al contrario.

Il 1935 è un anno difficile per lo scrittore. La malattia della madre si aggrava sempre di più e per sopperire alle sempre più costose cure Howard deve a malincuore abbandonare completamente ogni genere letterario che non sia il western, che nei fatti è l’unico mercato che gli permetta di rientrare nelle spese. Degne di menzione di questo genere sono le storie legate a Buckener J. Grimes, dall’ottima verve comica.

Dopo aver saputo che la madre non si riprenderà più dal coma, ormai in condizioni fisiche e mentali disastrose, decide l’11 giugno del 1936 di farla finita con un colpo alla testa. La madre lo seguirà il giorno dopo.

Alcuni dei personaggi usciti dalla penna di Robert Ervin Howard
A mio parere sono tre le parole che collegano bene il pensiero di Howard e i suoi persoaggi: Forza, potere e coraggio. I suoi personaggi sono dei reietti, barbari nel vero senso del termine, soggetti che nella vita reale non saprebbero vivere o comunque ne sarebbero spinti ai margini. Il loro unico modo per vincere contro il destino è usare la loro forza fisica e morale. Sopratutto perché sono gli unici ad avere il coraggio di affrontare a viso aperto le storture della società e i mostri di cui si alimenta. Non è illogico quindi pensare che dietro ai maghi e ai mostri che i protagonisti devono affrontare ci siano, la tecnlogia che svilisce e rilega l'uomo in un piccolo angolo, la trasfigurazione dei dubbi e debolezze dell'uomo moderno. Il potere è quella leva che Howard e i suoi personaggi aspirano ottenere per spezzare le pesanti catene che la società e i nostri obblighi ci mettono addosso (o siamo noi a indossare), e vivere la propria libertà (cosa che poi Howard non è riuscito a fare, basti pensare al rapporto oppressivo con la madre).

Lascerà dietro di se moltissime storie e cicli, spesso inediti o mai conclusi, tutti contraddistinti da avventure coinvolgenti e personaggi forti, anche se spesso caratterizati da altrettanti lati oscuri. Tutti nati dalla volontà da parte dello scrittore di narrare un mondo fantastico, un proprio universo, dove potesse trovare pace delle proprie contraddizioni interne. Il suo araldo sarà rappresentato nelle sue varie incarnazioni dal barbaro che con la sua prorompente forza fisica e morale combatte gli svilenti dubbi e gli asfissianti vincoli della società moderna. Ma sopratutto tutti contraddistinti dal fatto che Howard mise se stesso in tutti i suoi personaggi.

7 commenti:

  1. Ottimo doppio post, ancora più apprezzato perché ho appena finito di leggere (lo avevo ritrovato in un cassetto)proprio il Mondadoriano "I Figli della Notte".

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    1. Grazie. I Figli della Notte raccoglie alcuni dei miglior racconti horror della sua produzione. Poi fammi sapere cosa ne pensi.

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  2. Complimenti per l'articolo nei riguardi di un autore fin troppo a lungo bistrattato ( anche da me, inizialmente visto che solo in tempi recenti ho trovato il coraggio di affrontarlo).

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    1. Sei super gentilissimo, mi fa piacere che ti sia piaciuto.

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  3. In effetti il marinaio ricorda molto Braccio di Ferro ma se sono nati praticamente in contemporanea, è un caso molto curioso.
    Pugni di Natale? Questo titolo avrà ispirato Botte di Natale con Spencer e Hill? 😅

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    1. Non è da escludere che Zio Bob da sempre appassionato di narrativa popolare ne seguisse le avventure fumettistiche.

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