martedì 12 maggio 2020

La storia di un bardo del potere (ovvero del coraggio) - parte 1



Oggi vorrei parlavi di Robert Ervin Howard padre del genere sword and sorcery (o heroic fantasy), considerato anche uno dei maestri della letteratura dell'orrore e grande interprete del romanzo d'avventura. Purtroppo come accaduto fino a qualche tempo fa con Tolkien la critica e la maggior parte del pubblico ha ancora difficoltà ad approcciarsi alla sua prosa, spesso relegandola a una produzione stereotipata a base di muscolosi eroi e donne in abiti discinti.

Un giovane Howard e famiglia
Robert E. Howard nasce a Peaster, nel Texas, il 22 gennaio del 1906, figlio unico di un medico di campagna, Isaac Mordecai Howard, e di una donna pioniera, Hester Jane Howard, a cui lo scrittore fu per tutta la vita legatissimo. Per gran parte della sua infanzia a causa del lavoro del padre si sposta in varie comunità del paese, prima di stabilirsi definitivamente con la famiglia nella cittadina di Cross Plains, dove passerà il resto della sua vita. Una città basata sul lavoro e con pochi svaghi culturali, che non vede di buon occhio chi non si applica nelle professioni manuali. Di carattere chiuso e fantasioso il giovane Howard subisce le angherie dei bulli del paese, cosa che lo porta a cimentarsi in sport fisici come la boxe in modo da sviluppare un fisico robusto. Nonostante la forte muscolatura Howard ha un carattere instabile e fortemente emotivo, soggetto a attacchi di collera improvvisi e lunghi periodi di depressione. Non aiutò il fatto che i genitori fossero una coppia decisamente male assortita (il padre aveva atteggiamenti tirannici, mentre la madre era iperprotettiva nei suoi confronti).


Sulla destra un Howard in atteggiamenti pirateschi
Insofferente a qualsiasi forma di autorità che limitasse la sua libertà personale trovò difficoltà a completare il suo percorso di studi, infatti abbandona dopo poco tempo il college. Cosa che poi Howard rimpiangerà per il resto della vita, visto che probabilmente un percorso scolastico sarebbe stata una delle poche occasioni dove lo scrittore avrebbe potuto mettere ordine al caos delle sue conoscenze e distaccarsi dall'asfissiante vincolo familiare. Non altrettanta fortuna avrà nell’ambito lavorativo, dove nonostante i vari mestieri intrapresi (barista, fattorino, impiegato…) finisce sempre per abbandonare tutto insofferente dei vincoli lavorativi, complice il fatto di essere convinto fin da ragazzino di potersi mantenere con la propria attività di scrittore.


Una rivista pulp con il racconto "La regina della costa nera" di Howard
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Infatti nel 1925 riesce a vendere la sua prima storia a Weird Tales, “Spear and Fang” (Lancia e Zanna), dopo che il suo stile rozzo e ancora acerbo gli ha negato il mercato delle riviste più celebri dell’epoca. La rivista gli offre un mercato sicuro per la sua produzione letteraria (anche se paga mezzo cents a parola e spesso i compensi arrivano con molto ritardo). Le pulp magazine diventano il mercato principale della produzione howardiana, si trattava di riviste molto economiche e qualitativamente scadenti (il nome infatti deriva dal fatto che la carta utilizzata per stampare le riviste era ricavata dalla polpa del legno), spesso con storie banali e forti stereotipi razziali (richiesti dagli stessi lettori, in modo da approcciarsi più facilmente alla storia). Bisogna dire che Robert si assocerà in modo abbastanza blando a tali tematiche, non disdegnando in più occasioni di usare personaggi di colore o orientali come protagonisti. Howard si lancerà con successo nella stesura di racconti per i più svariati generi: dal fantasy al racconto storico, dalle storie di detective a storie horror a tema lovecraftiano, dai racconti sportivi ai racconti in salsa western (spesso in stile comico), genere in cui si concentrerà nell’ultimo periodo della sua vita in quanto gli permetteva di pagare le dispendiose cure per la malattia della madre.

Solom Kane
Il primo personaggio howardiano di successo è Solomon Kane, che esce sulle pagine di Weird Tales nell’agosto del 1929, con il racconto Ombre Rosse (Red Shadows). Si tratta infatti di un spadaccino puritano che gira il mondo del XVI- XVII secolo per combattere il male in qualsiasi forma esso si presenti, considerando che nella visone dello scrittore l’influsso dell’oscurità spesso si concretizza in forma concreta (vampiri, arpie, demoni), che solo il coraggio indomito del protagonista può affrontare. Un personaggio con una grande fede in Dio che si trasforma in una esigenza, quasi maniacale, di risolvere torti e ingiustizie per il mondo, anche se questi richiedono anni per essere portati a compimento. Dall’altra parte è un personaggio tentennante e perplesso sull’utilità del suo operato, non riscontrabile nei veri puritani (per i quali tutte le risposte venivano da Dio). Per esempio nonostante i vari dubbi non si farà problemi ad usare il bastone regalatagli dallo stregone N’Longa (che poi si rivelerà lo scettro di re Salomone). Emblematico in tal senso è il nome del protagonista che da una parte ricorda proprio Re Salomone, re famoso per la sua giustizia netta, mentre il cognome Kane, nella sua pronuncia inglese ricorda molto Caino, il primo assassino della storia. Un crociato portatore di ordine nel caos (non a casa un suo avversario lo definirà un Sir Galahad), il cui nome suggerisce però la presenza di una colpa irrisolvibile, forse quello che per combattere il male egli stesso è costretto a commettere costantemente peccato. Due racconti da menzionare sono: “I passi nel mausoleo”, in cui Kane, preso prigioniero da degli schiavisti arabi viene portato in un antico mausoleo, e a causa di una loro leggerezza deve affrontare un demone sconfitto tempo prima dal re Salomone. Questo racconto è interessante anche perché mostra uno dei temi cari dello scrittore: il mito delle ciclicità delle epoche e delle civiltà, e di come gli dei amati in qualche punto del tempo finiscano nel corso dei secoli per essere corrotti in entità maligne, spesso risvegliati da una decadente civiltà con le sue azioni scellerate. L’altro racconto di cui vorrei parlarvi è “Il ritorno a casa di Solomon Kane” una struggente poesia dove l’ormai anziano spadaccino tornato al suo paese natio vorrebbe finalmente riposare le sue stanche ossa, ma il vento con le sue promesse di nuove avventure lo spinge di nuovo a partire. Poesia che a mio giudizio spiega bene il vero motivo per cui Solomon Kane agisce, anche se egli non lo ammetterebbe mai, il gusto per l’esplorazione e l'avventura, per andare a vedere cosa c’è oltre l'orizzonte. Un sentimento che l’accomuna con lo stesso Howard, che da sempre rifletterà nei suoi personaggi le sue aspirazioni e malinconie. Probabilmente è grazie a questa ricerca di verosimiglianza nelle storie che i suoi personaggi sembrano ancora oggi vivere di luce propria.

Kull di Valusia
Il 1929 è anche l’anno in cui compare per la prima volta Kull di Valusia, si tratta di un personaggio decisamente molto più cupo rispetto alle produzioni coeve, ottenendo poco successo presso il pubblico, e per questo durante la vita dell’autore solo una manciata di storie verranno pubblicate su Weird Tales (complice il fatto che il 1929 è l’anno della crisi economica e la disillusione definitiva sul sogno americano). Destino negativo dipeso anche dal fatto che il re di Valusia è come Solomon Kane diretta emanazione della psiche dello scrittore. Kull è un barbaro atlantideo che dopo un sofferto e sanguinario cursus honorum di cui sappiamo pochi dettagli, guida una rivolta contro il precedente re Borma e dopo averlo strangolato personalmente con le proprie mani ottiene la corona del regno più potente del suo tempo. La conquista ottenuta si trasforma in breve tempo in una gabbia per il barbaro, che di fronte alla complessità sociale della città e delle sue leggi millenarie si sente soffocare (degna trasfigurazione delle aspirazioni negate dell’autore). Infatti l’immagine a cui è spesso associato è quella del re seduto scompostamente sul trono, con il mento appoggiato su una mano possente, mentre guarda abulico il lento fluire della corte. Però non bisogna farsi ingannare dalla apparenze, per quanto l’energia barbarica e le aspirazioni di libertà di Kull siano frustate dall’assetto cittadino il re è sempre pronto come una tigre ad affrontare il proprio destino (uno degli aspetti più interessanti è proprio vedere come reagirà psicologicamente il barbaro alla nuova minaccia). Anche se le sue aspirazioni sono probabilmente destinate alla sconfitta egli non rinuncia a combattere, convinto come il suo ideatore che il valore di un uomo si riveli nella capacità di sopportare il dolore e nel rialzarsi sempre davanti alle sconfitte (anche se poi Howard non manterrà tale promessa, ma ne riparleremo tra un po’). Racconti degni di menzione sono: “Il teschio del silenzio”, dove lo stregone Raama è riuscito a imprigionare l’essenza stessa del silenzio in un castello a forma di teschio. Ovviamente il re nella sua baldanza fa riaprire le porte e libera il demone, che in breve tempo risucchia ogni genere di suono sulla terra, scatenando follia e terrore nella popolazione. Conscio del suo errore Kull, grazie al suo coraggio e perseveranza, riesce a rinchiudere nuovamente il demone e salvare il mondo. Questo racconto è interessante perché mostra le doti positivi che secondo Howard sono proprie del barbaro (coraggio, volontà, la forza di ribellarsi a un potere considerato assoluto). Il secondo racconto è “Gli specchi di Tuzun Thune”. In questo racconto Kull è preda di una profonda crisi depressiva e per cercare di alleviarla accetta l’invito di una sua misteriosa cortigiana di andare a visitare il potente mago Tuzun Thune, in quale grazie ai suoi specchi magici permette di vedere il passato e il futuro. Le visioni degli specchi sono così ammalianti che il re si perde sempre più in esse e nelle sue cupe riflessioni, tanto da farsi quasi totalmente dissolvere da essi e desiderando d’immergersi definitivamente negli specchi; il tutto mentre il regno in sua assenza cade nel caos e i suoi rivali ne approfittano per tentare di spodestarlo. Solo il provvidenziale aiuto di Brule il lanciere, che distrugge gli specchi permette a Kull di ritornare in se e salvare il regno (con Brule che gli mostra che il potentissimo mago alla fine non era tanto diverso dai comuni essere umani visto che ha tradito il sovrano per denaro). Il regno è salvo ma ormai il re non sarà più lo stesso, qualcosa in lui si è rotto per sempre. Il dubbio si è insinuato nel suo cuore ed egli non potrà più tornare ad essere il barbaro puro di prima, le sue solide certezze si sono trasformate in un singolo riflesso inconsistente delle infinite possibili realtà.

Può capitare di leggere su blog e forum che il personaggio di Kull sarebbe una sorta di bozza per il successivo personaggio di Conan, cosa suggerita dal fatto che la prima storia di Conan, “la fenice sulla spada”, è rimaneggiamento con aggiunta di elementi fantasy di un racconto inedito di Kull “Quest'ascia è il mio scettro!”, cosa molto dubbia per il sottoscritto (anche se ci sono varie teorie che se non vedono una revisione diretta, perlomeno ne denotano una sorta di filiazione). Se effettivamente i precedenti personaggi di Howard sono serviti per affinare le sue abilità di scrittore e indirizzare meglio le sue storie sui gusti dei lettori, bisogna comprendere che nonostante il suo successo nel mercato delle pulp magazine gli editori erano spesso restii a ad accettare i suoi testi che andassero oltre il rodato canovaccio delle loro pubblicazioni, richiedendo spesso pesanti modifiche o rifiutando totalmente le opere proposte. Howard lavorava anche 12-16 ore al giorno per mantenersi e gli editori avevano la cronica abitudine di pagarlo con ritardo. Non era quindi inusuale che lo scrittore cercasse di rivendere le storie rigettate ad altri editori che pensava potessero avere interesse nei suoi scritti se modificate secondo necessità. Non è raro quindi assistere a cambi improvvisi di nome (Steve Harrison) o l’aggiunta di elementi orrifici per venderli a riviste come Weird Tales (Dark Agnes) molto aperte a questo genere di pubblicazioni. Cosa poi paradossalmente continuata dai suoi successori editoriali.

Continua nella seconda parte...

17 commenti:

  1. Super! Un grande inizio, non vedo l'ora di leggere anche il resto ;-) Cheers

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    1. Grazie mille per il commento. Con Zio Bob se ne vedranno delle belle.

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  2. Nella prima foto sembra un gangster.
    Aspetto il seguito. ;-)

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    1. Quella è la famosa foto che Howard fece per Novalyne Price, che gli chiedeva costantemente un vestiario più elegante. Un genere di vestiario che un tipo pratico come Robert non apprezzava per nulla.

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  3. Ti sei superato! Non vorrei averti fatto incazzare con il mio articolo su Conan. Ma se questo è il risultato, ne scrivo un altro! Un abbraccio

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    1. Grazie :) Non ti preoccupare, non mi sono arrabbiato, ma il lato di fan ha preso il sopravvento :P

      P.S. In quel caso non vedo l'ora di leggerlo.

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  4. Dunque...secondo Lin Carter che fu uno degli autori che continuò l'opera di Howard, solo due delle storie di Kull vennero pubblicate quando lo scrittore era ancora vivo, la transizione tra Kull e Conan in effetti non fu poi così scontata come si pensa, logicamente Howard riciclò per le prime avventure del cimmero molte delle idee già impiegate nel passato per altri personaggi, Kull compreso, ma quella era la norma per gli autori pulp che riuscivano a sopravvivere solo finchè erano in grado di farsi pubblicare. Riguardo ai pagamenti di "Weird Tales", un altro degli scrittori coevi di Lovecraft ed Howard, seppur di minor successo rispetto a loro chiamato Kenneth Sterling dichiarò che per riuscire a farsi pagare da Farnsworth Wright, il direttore di "Weird Tales" (Lovecraft che ebbe diversi problemi con lui lo chiamava "Farney il Volpone") bisognava spesso minacciare di fargli causa. C'era comunque di peggio, a sentire altri Hugo Gernsback, faceva ben di peggio. ;)

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    1. Beh, anche loro dovevano tirare a campare. Non credo che pubblicare pulp magazine fosse molto remunerativo. ��
      Beh, almeno loro venivano pagati. ��

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    2. Insomma...nemmeno lì capitava tutte le volte, lo stesso Gernsback perse la proprietà di "Amazing Stories" perché non pagava nessuno, nè scrittori e nemmeno i fornitori. Gli venne fatta causa e dovette rinunciare alla rivista da lui fondata e diretta....Quindi anchè lì c'era veramente di tutto.
      Tanto per dirne una lo stesso Lovecraft era pieno di parole di stima per Edwin Baird il primo direttore di "Weird Tales" perché accettava tutti i suoi lavori e perchè era corretto nel pagare, quando poi arrivò Wright al posto di Baird le cose per Lovecraft andarono molto meno bene, ma lì è un altro discorso.

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    3. Verissimo, era un mercato iperinflazionato e con molta rivalità, tanto che non era inusuale che le riviste chiudessero dopo pochi numeri.

      Ora capire se e quanto arrivassero a guadagnare un direttore di riviste pulp credo sia molto difficile, sicuramente per uno scrittore come Lovecraft o Howard doveva essere un vero inferno arrivare a fine mese (nonostante come detto lavorassero moltissimo per documentarsi e scrivere le storie).

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  5. Bravo, Simo! Articolo sintetico e pieno di informazioni. Aspetto il seguito.

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  6. Mi ricorda un misto tra Al Capone e un mio conoscente 😝
    Comunque è interessante scoprire chi ci sia dietro personaggi famosi come Solomon Kane e Kull.
    Ma è un caso la sua somiglianza con Van Helsing?
    Va bene "sword" ma perché "sorcery"? 🤔 Ci vedo poco di magia o stregoneria... anche se la caccia alle streghe fa parte del periodo coloniale (del quale Kane porta gli abiti).

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    1. Era la moda dell'epoca (Quella come detto è la famosa foto che Howard fece per Novalyne Price, che gli chiedeva costantemente un vestiario più elegante).

      Non credo ci sia una qualche somiglianza con Van Helsing. Comunque non sarebbe male un racconto dove Solomon Kane si scontra con Dracula.

      Lo Sword & Sorcy è un sottogenere del fantasy che prende la presenza di eroi muscolosi che affrontano creature/personaggi sovranaturali o con poteri magici (mostri, demoni, stregoni ecc).

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  7. "Bisogna dire che Robert si assocerà in modo abbastanza blando a tali tematiche, non disdegnando in più occasioni di usare personaggi di colore o orientali come protagonisti."
    Scisa, e questo in quale ciclo... ??? mi sono informato abbastanza su Howard, e non mi è pervenuto nessun tipo di protagonista di razza mongolica, e men che meno negroide, ma tutti palesi caucasici esponenti della razza bianca; lui, dove nei racconti negri quando non erano per lo meno servi fedeli (similmente al buon Lotar di Mandrake) venivano presentati come dei mostruosi individui dai contorni a malapena umani, feroci, senza cervello e pure cannibali. Invece i regni di stampo mongolico/orientale venivano descritti come ricchi, rivestiti di seta ma decadenti (forse eccedeva il Kitai più simile al Giappone feudale, in cui vigevano delle regole più "barbariche" fondate sulla spada e la parola d'onore).
    Ma in genere la produzione di Howard era piuttosto standard in questo senso per i tempi, e meno male... chi mai leggerebbe una storiella eroic fantasy dai contorni e contenuti buonisti e politicamente corretti come solo questo disgustoso e decadente secolo civilizzato ci saprebbe donare?!

    In oltre aggiungo che Aquilonia non è affatto associabile alla Francia, ma bensì alla Roma antica; il modo in cui sono descritti i soldati, la loro organizzazione militare, le città, la nobiltà e lo stesso nome che fa riferimento allo stemma del grande antico impero sono tutti indizi decisamente spudorati.

    "Emblematico in tal senso è il nome del protagonista che da una parte ricorda proprio Re Salomone, mentre il cognome Kane, nella sua pronuncia inglese ricorda molto Caino"
    Non è che lo ricorda, Solomon è la pronuncia originale derivata dall'ebraico del nome del Re biblico; semmai è Salomone la latinizzazione del suddetto nome...
    Per quanro riguarda Kane non ha nulla a che vedere con il nome Caino, e dibito che Howard ci abbia pensato a fare tale riferimento, dato che lo stesso Re Salomone pareva quasi ambivalente; fu uno dei pochi re giudei a voler reinstaurare l'antica religione pagana del popolo israeliano prima del monoteismo di jehova, quindi questo da ancora più senso a quello scettro magico e il fatto che iul protagonista (malgrado si dichiari un puritano fedele in dio) non si faccia troppe remore ad utilizzarlo.

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    1. Per esempio Bran Mark Morn è descritto come dall'aspetto simile a quello di un nativo americani, oppure il racconto "Lo Spirito di Tom Molyneaux" vede protagonista un pugile nero. Ovvio come detto che lo stereotipo razziale era presente nelle sue storie (ma ho ampiamente spiegato il perché), ma non a livello pesante di altri autori.

      Le influenze era molteplici, Howard prendeva il meglio di ogni epoca per realizzare il suo mondo, ma ci sono vari elementi che mi fanno pensare alla Francia e Germania medievale piuttosto che all'impero romano per l'Aquilonia (Il centralizzato impero romano non avrebbe mai consentito la presenza di poteri forti locali come conti e baroni, il ruolo della cavalleria pesante nelle battaglie era centrale nel basso medioevo ma molto più defilato nell'impero romano, perlomeno fino al basso impero.

      Per Solomon per alcuni aspetti potresti avere ragione ma mi devo informare meglio prima di darti una risposta.

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  8. Sembrare non vuol dire essere!!! Bran Mark Morn è un pitto, e quindi un uomo di stirpe GENETICAMENTE bianca! I tratti simil-pellerossa cui tu fai riferimento sono un fenotipo di stampo paleo-europeo che tutt'oggi si trova nel nostro continente (soprattutto presso gli alpinidi, i baschi, i sardi e, soprattutto, i sami); pensa solo al lituano Charles Bronson o all'ungherese Robert Kovasc (il sosia di Bronson), loro ne sono l'esempio più lampante. Per cui, Bran Mark Morn non può certo essere catalogato come non-bianco.
    Forse l'unico è "Lo Spirito di Tom Molyneaux", ma non l'ho mai letto, quindi non saprei giudicare... in ogni caso, credo si trattasse di eccezioni.

    "Il centralizzato impero romano non avrebbe mai consentito la presenza di poteri forti locali come conti e baroni, il ruolo della cavalleria pesante nelle battaglie era centrale nel basso medioevo ma molto più defilato nell'impero romano, perlomeno fino al basso impero."
    Vabbene okay, ma sono solo dettagli... si sa che Howard prendeva un pò di tutto e di più, e quindi ci abbia anche inserito elementi estraei/anacronistici, ciò non toglie che la Roma antica l'abbia parecchio influenzato per ricreare Aquilonia, soprattutto la capitale che dava nome all'impero.

    "Per Solomon per alcuni aspetti potresti avere ragione ma mi devo informare meglio prima di darti una risposta."
    Fidati di me, è come ti ho detto io, ma fammi pure sapere quando raccoglierai informazioni sufficenti.
    Comunque Solomon, e questo è risaputo anche dai profani, è il nome biblico originale; i puritani si sa, utilizzavano prevalentemente nomi biblici, e questa cosa in parecchie zone degli Stati Uniti è rimasta invariata.

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