venerdì 15 marzo 2019

Il Negus - Splendori e miserie di un autocrate di Ryszard Kapuscinski - Recensione -




Haile Selassie (1892-1975), ultimo imperatore d'Etiopia è stata una figura contraddittoria, da un lato un statista capace di tenere in piedi uno stato dalle forti problematiche e minato dalla povertà, dall'altro un imperatore sanguinario a cui interessava solo il proprio potere personale e l'arricchimento senza remore. Il 12 settembre 1974 viene deposto da un colpo di stato, nonostante l'oppressivo regime poliziesco imperante. Kapuscinski qualche mese dopo la caduta del regime riesce ad incontrare i pochi rappresentati dell'entourage imperiale scampati alle liste di prescrizione dei rivoluzionari raccogliendole le testimonianze. A volte si tratta di racconti quasi favolistici, in altri la storia raccontata raggiunge vette di spregevolezza e cinismo veramente spaventosi. Un libro che si divide in tre parti: la prima racconta della prima parte del regno di Hailé Selassié, la seconda del primo tentativo di golpe nel 1960, per poi chiudersi con il colpo di stato del 1974.

“Se osserviamo il comportamento dei polli in un pollaio, notiamo che gli esemplari di rango inferiore vengono beccati e cedono il passo a quelli di rango superiore. L’ideale caso teorico sarebbe quello di una lista gerarchica a capo della quale stia un superpollo che becca tutti gli altri, mentre i polli al centro della lista beccano i loro inferiori, rispettando i superiori. Al livello più basso sta un pollo Cenerentola, che le prende da tutti.”
A. REMANE, I vertebrati e il loro comportamento

Kapuscinski ci fa entrare in un mondo kafkiano, in una corte dove avere il favore dell'imperatore è il massimo dei meriti e le prebende sono all'ordine del giorno, tanto che i ministri preferiscono complottare tra di loro per ottenere un maggior numero di visite presso l'imperatore che svolgere le proprie mansioni.


Haile Selassie era un sovrano assoluto, considerato dai propri sudditi una quasi divinità, l'incarnazione vera e propria dello stato visto che era egli stesso a nominare i funzionari dello stato, dai ministri più importanti al più umile direttore di scuola. Tutto passava da lui e tutto veniva tolto da un suo semplice cenno, tanto che l'ora delle nomine era vista allo stesso tempo con piacere e paura dai convocati, che fino all'ultimo non sapevano se avrebbero ricevuto un aumento o un declassamento. Le decisioni provenivano teoricamente sempre da sua maestà, anche se poi nella realtà egli era il maestro dell'ambiguità e del tergiversare, tanto da non dare mai ai propri ministri una chiara manifestazione di approvazione o di negazione ai loro progetti, che ovviamente se ricevevano lo scontento dalla popolazione o fallivano era sempre per colpa del ministro e mai dell'imperatore (in questo modo il popolo aveva sempre l'impressione che l'imperatore fosse infallibile e mosso nell'obbiettivo di fare il bene del popolo). Un re che amava circondarsi di inetti e corrotti, che facevano del lealismo il loro unico pregio, e che per questo non sarebbero mai stati capaci di scalzarlo dalla sua posizione di potere (ma che anzi per mantenere il proprio corrotto stile di vita sarebbero rimasti fedeli alla corona). Il tutto mentre il popolo era da secoli rassegnato a morire di fame, mentre i funzionari preposti alle erogazioni di cibo preferivano nasconderlo far lievitare i prezzi e incassare lauti compensi.

L'Etiopia era ed è un paese poverissimo, ma in cui paradossalmente le poche risorse disponibili venivano usate per mantenere la munifica corte, l'esercito (o meglio i generali, visto che i soldati spesso non avevano diritto neanche a una tomba e il loro corpo lasciato in pasto agli sciacalli) e alla creazione di portentose opere industriali che servivano solo per il prestigio nazionale ed estero ma che poco e nulla giovavano alla popolazione poverissima.

Un imperatore che nonostante avallasse questo stile di condotta da parte dei suoi funzionari era amatissimo e rispettato dal suo popolo e dell'opinione estera. Un sovrano illuminato e amante della tecnologia... o meglio dei suoi prodotti visto che ostacolò e oppresse ogni forma di risveglio culturale della popolazione, che si sa dall'alba dei tempi che più si dimostra ignorante meglio la si governa. Il suo più grande errore fu quello di mandare all'estero i giovani studenti universitari, che alla vista delle mentalità del resto del mondo tornarono nel loro paese con la testa piena di idee rivoluzionarie (un tabù in un paese che si faceva vanto della sua capacità di vivere senza pensieri che non fossero quelli voluti dall'alto).

"Hailè Selassiè aveva una personalità complessa: per taluni piena di fascino, per altri odiosa; certuni lo adoravano, altri lo maledicevano. Governava un paese che conosceva solo i metodi più brutali per conquistare (o per conservare) il potere, e dove le libere elezioni erano sostituite da pugnali e veleni, e le libere discussioni da forche e fucilazioni. Lui  stesso era un prodotto di quella tradizione, alla quale a suo tempo aveva fatto ricorso. Tuttavia si rendeva conto che in tutto ciò c’era qualcosa di stonato e di incompatibile con il mondo nuovo. Non potendo certo modificare il sistema che lo manteneva al potere (e per lui il potere veniva prima di ogni altra cosa), ricorreva alla demagogia, al cerimoniale e a quei discorsi sullo sviluppo così assurdi in un paese tanto povero e arretrato."

Un paese dove la farsa e la propaganda erano diventate una vera e propria arte, come per esempio nelle visite di stato preparate mesi prima, con enormi spese di denaro in modo che il prestigio del re non venisse offeso alla vista della povertà della popolazione. Un mondo dove se un ministro svolgeva con onesta il proprio lavoro finiva per offendere i suoi colleghi, visto che la sua condotta "discutibile" gli avrebbe costretti a fare qualcosa di utile oltre che ad intascare denaro in bustarelle.

Haile Selassie, era un grande sovrano ma comunque figlio della propria società quasi barbara. Non sapeva ne leggere ne scrivere, ma sopperiva a queste mancanze con una memoria prodigiosa e un acume politico che gli permise di tenere insieme un regno in perenne crisi per più
 di quarant'anni. Un sovrano che non amava essere messo in discussione e che nascondeva con la massima attenzione le proprie pecche. Per esempio quando l’Italia fascista invase il paese promise di versare il suo sangue nella difesa dello stato, ma quando le cose si misero male finse convenientemente di scordarsi i suoi proclami e se ne fuggì subito in Inghilterra, facendo una vita agiata mentre il suo popolo soffriva sotto il giogo italiano. A fine guerra gli inglesi lo rimisero sul trono è il suo primo atto fu quello di richiudere o eliminare i capi partigiani, quelli che effettivamente avevano versato il proprio sangue per difendere la patria, in modo che nessuno potesse mettere in dubbio la sua versione (ma tanto per legge nessuno poteva scrivere la storia del paese quindi non c'era la minima possibilità di confutare la verità statale). Per non parlare dei milioni di dollari nascosti nella reggia o in conti svizzeri intestati a suo nome, ma che il re negava costantemente di avere. Amava così tanto il potere, che quando il regime comunista gli tolse il potere, egli volle diventare il capo della rivolta e sovraintese all’ammutinamento dell'esercito nei propri confronti.

Un definitiva un libro veramente interessante, che mostra con chiarezza un mondo quasi kafkiano, dove la vita era quasi barbarica e la rassegnazione alla morte per fame un dogma. Il tutto governato da un re che disprezzava tutti ma che invece era amatissimo dal suo popolo, coadiuvato da una serie di ministri corrotti e indifferenti al destino del prossimo e dove l'entrata nel palazzo del potere trasformava veramente il carattere delle persone in quello delle iene.

6 commenti:

  1. Personaggio molto singolare, nonostante i dittatori siano molto comuni.
    Non so se riuscirei a leggere un libro ma hai riportato molte cose interessanti, che ignoravo del tutto!

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    1. Grazie per il commento. Haile Selassie è una figura veramente interessante, per certi aspetti ricorda molto come dici tu Hitler nel periodo precedente alla seconda guerra mondiale, dove molte potenze occidentali mostravano una sorta di simpatia per l'imbianchino austriaco.

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  2. Haile Selassie fu una figura controversa, ancora oggi amato dal suo popolo, ebbe l'indubbio merito di non voler cercare troppe vendette contro i coloni italiani quando tornò alla guida del suo paese, ma come tutti gli uomini era dotato di luci ed ombre...e chi meglio di Kapuscinski poteva scriverci sopra?

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    1. Verissimo, tutti i grandi della storia vivono in un contesto dove i comuni metri di giudizio diventano quasi inefficaci per giudicarli.

      Kapuscinski è veramente bravissimo, in poche pagine riesce a condensare decenni di storia in modo chiaro e vivace.

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  3. Percorsi storici che di solito si conoscono pochissimo. Bella la tua recensione.
    Etiopia, tristemente famosa per essere stata aggredita dall'Italia fascista dopo aver subito da parte nostra anche molto altro.

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    1. Grazie. Vero, è un periodo di cui si conosce pochissimo.

      La cosa bella è che per decenni nell'Italia repubblicana per mantenere il mito di "italiani brava gente" era tabù fare qualsiasi riferimento a stragi o di uso di gas asfissianti durante la guerra d'Etiopia. Tanto che nessun generale italiano, Graziani in primis, ha mai pagato per i suoi crimini di guerra.

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