martedì 13 ottobre 2020

Il prigioniero di Zenda di Anthony Hope - Recensione -

Nell'immaginario regno di Ruritania il futuro re Rodolfo è stato narcotizzato dal fratellastro Micheal per evitare che possa partecipare alla sua cerimonia per l'incoronazione (e tramite questo sotterfugio far salire al trono lui stesso). Per evitare che il complotto si realizzi viene chiesto a Rudolf Rassendyll di prendere il posto del re, visto la sua incredibile somiglianza con il sovrano. Tutto sembra procedere per il meglio e lo scornato Micheal sconfitto, se non fosse che poche ore dopo i nostri eroi scoprono che il vero re è stato sequestrato dall'antagonista. Inizia quindi una epica avventura per riportare il vero Rodolfo sul trono e allo stesso tempo evitare che tutti scoprano la verità (compreso la bellissima principessa Flavia, fidanzata del re, che dopo l'incoronazione ha scoperto di amare moltissimo il nuovo "carattere" del sovrano).

Il prigioniero di Zenga è sicuramente ricordato oggi più per il film del 1937 che per il romanzo in se, anche se il successo del libro spinse molti autori a riprenderne l'idea di una fittizia nazione europea, di solito nel centro o nell'est Europa per ambientare le loro storie (per esempio la Syldavia nei fumetti di Tintin).

Hope sicuramente deve qualche spunto al romanzo "Il principe e il povero" di Mark Twain, sopratutto per l'idea di un nobile e un tizio qualunque di aspetto identico che si scambiano i ruoli, anche se la storia nei due romanzi si sviluppa in modo completamente diverso.

Nonostante qualche ingenuità di fondo: Per esempio Micheal il nero è il classico cattivo per esigenze di trama, astuto e molto intelligente, ma facile all'ira e sospettoso dei suoi sottoposti. O il protagonista che impara l'etichetta di corte o il funzionamento del regno in pochi giorni. Il romanzo intrattiene veramente bene. La trama oggi potrebbe far sorridere in molti punti ma sfrutta al meglio i propri elementi, sopratutto la sua prosa avventurosa, e c'è sempre qualche spunto nuovo che attira l'attenzione. Per esempio i continui piani per salvare il vero re e gli imprevisti che guastano tutto, le nuove alleanze che si formano e si sfasciano ecc

 Il confronto tra il protagonista con Micheal mi ha ricordato moltissimo lo scontro tra Sherlock Holmes e il professor Moriarty per l'intensità delle elucubrazioni dei due rivali (ognuno riesce a gabbare più volte l'avversario, alzando sempre di più la posta). Bella anche l'idea di spiegare in parte la somiglianza tra il principe e Rudolf Rassendyll (sopratutto il discorso di naso e capelli rossi).

Il film del 1937

Hope da il meglio nel delineare i personaggi secondari: Il colonello Sapt, Fritz von Tarlenheim e l'affascinate canaglia Rupert of Hentzau sono personaggi che strappano più volte un sorriso.

Non manca poi l'elemento amoroso, con la dolce storia tra la principessa Flavia e l'impostore, combattuto tra dovere e l'amore sempre più forte per la ragazza (e con un finale che mi ha decisamente sorpreso).

Per certi versi mi ha ricordato molto i più riusciti romanzi di Salgari. Sopratutto per gli intrecci avventurosi e la tematica amorosa ricca di pathos.

In definitiva una piacevole lettura, forse oggi risente un po' il peso degli anni, ma per un lettura leggera e senza grandi pretese (anche se sono sicuro che l'avventura di Rudolf Rassendyll vi prenderà moltissimo) è sicuramente molto adatto.

2 commenti:

  1. Pensa che il film ebbe talmente successo che stesso nel 1937, praticamente in tempo reale sui quotidiani americani ne uscì la parodia Disney con Topolino protagonista. Ancora oggi "Topolino Sosia di Re Sorcio", questo il titolo dell'avventura viene considerata come una delle più belle del Topo.

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    1. Ne avevo sentito parlare, purtroppo non conosco il fumetto, ma sarebbe interessante un confronto. Prima o poi cercherò di recuperare i film (quello con Peter Seller mi ha incuriosito).

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