giovedì 15 agosto 2019

Il mondo intero (The Whole Wide World) - Recensione -


Titolo originale: The Whole Wide World
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1996
Durata: 111 min
Genere: drammatico, biografico
Regia: Dan Ireland
Soggetto: Novalyne Price Ellis
Sceneggiatura: Michael Scott Myers

Chi segue da tempo il blog sa della mia sconfinata ammirazione per lo scrittore texano Robert E. Howard, uno dei massimi esponenti della narrativa pulp, creatore di tanti incredibili personaggi denotati da un fascino irresistibile (da quelli più famosi come il barbaro Conan e il puritano Solomon Kane, a quelli più sconosciuti ma non meno interessanti come Bran Mak Morn o Dark Agnes). Un cantore dell'avventura e del coraggio che metteva molto di se nei suoi personaggi (un po' come il nostrano Emilio Salgari, che ne condivide anche un similare tragico epilogo). Un gigante della scrittura ma tormentato dai suoi demoni interiori, vittima ricorrente di depressioni e malinconie. La sua prosa ha ispirato decine di scrittori, ben quattro film sono stati tratti dalle storie dei suoi personaggi, ma con l'aumentare della sua fama sono sorte varie leggende intorno alla sua figura, non tutte veritiere. Per fortuna in nostro soccorso viene pubblicato il libro di Novalyne Price Ellis (intitolato "One Who Walked Alone"), una donna che aveva conosciuto in vita Robert e che per un certo periodo fu al centro di un complesso rapporto affettivo che sfociò in un quasi rapporto amoroso. Proprio dal suo libro Vincent D'Onofrio decise di trarre un film in cui prese il ruolo di produttore e attore protagonista.

Novalyne Price nel film (Renée Zellweger)
Il film inizia nel 1933 a Brownwood, Texas, con il primo incontro tra l'aspirante scrittrice Novalyne Price e Robert E. Howard, uno dei più famosi scrittori di racconti Pulp dell'epoca, descrivendole il rapporto fino al momento in cui la ragazza abbandonò la città per andare ad insegnare alla Louisiana State University. Nonostante le diverse visioni sia sulla scrittura che sulla società in generale, tra i due inizia un rapporto di complicità che durerà ben tre anni. I numerosi tentativi di Novalyne di rendere il loro rapporto più serio non hanno successo, Howard nonostante si dimostri premuroso e gentile, non riesce a impegnarsi in una relazione (complice anche il complesso rapporto affettivo con la madre). I due rimarranno comunque amici fino alla tragica dipartita di Howard nel giugno del 36. 

Ho scoperto questo film per caso un giorno facendo zapping sulla tv, in cui sono riuscito a vederne solo un piccolo pezzo, poi per anni mi sono mangiato le mani perché questo film in italiano è molto difficile da trovare. Per fortuna qualche tempo fa un mio amico è riuscito a farmi ottenere una copia.

Una scena del film dove Howard per le strade della sua città
immagina un incontro di box.
Il film biografico di Dan Ireland evita di cadere in una banale e stucchevole biografia che esalti Robert E. Howard, che qui invece viene esplorato in modo imparziale, evidenziando sia le profonde debolezze di uno scrittore che nascondeva le sue insicurezze in una buffonaggine di facciata (per esempio per tutto il film Howard evita di chiamare Novalyne con il suo nome e usa l'appellativo di "ragazza"), sia le grandi qualità come: l'intelligenza, la gentilezza, la bontà di fondo ma sopratutto la grande immaginazione. La pellicola ricrea benissimo anche il complesso rapporto tra Novalyne e Howard, dove l'ammirazione e la dolcezza della donna si scontrano con la timidezza e gli improvvisi scoppi vulcanici d'ira di Howard, che poi cerca sempre di farsi perdonare (la scena del film dove Howard regala una sua foto in abito elegante a Novalyne nonostante odiasse quel genere di vestiario oltre essere veramente molto dolce è veramente accaduta).

Il film poi esplora molto bene il processo creativo usato da Howard per realizzare le sue storie, con lo scrittore che narrava ad alta voce, praticamente urlando, mentre scriveva le sue storie per far scorrere meglio la fantasia; oppure quando andava in giro per le vie della sua cittadina a tirare pugni in un immaginario incontro di box (ci credo che poi i suoi cittadini non avessero una grande oppinione di lui, anzi lo considerassero un personaggio con molte rotelle fuori posto).

Howard (Vincent D'Onofrio) descrive Conan a Novalyne Price
Vincent D'Onofrio poi dimostra una caratura recitativa davvero incredibile e si vede che ha completamente fatto sua la psiche di Howard. Basti guardare la scena dove lo scrittore descrive il suo personaggio più famoso, Conan il barbaro, che D'Onofrio con quei movimenti convulsi e le occhiate infuocate riesce a comunicare benissimo quello stato di esaltazione descrittiva che Howard doveva provare nel parlare dei suoi personaggi. Anche i momenti di depressione vengono espressi al meglio da D'Onofrio, basti vedere la scena del film dove per un momento Howard cala la maschera e mostra tutta la sua disperazione di un figlio che non riesce ad accettare che la propria adorata madre,  sia ormai destinata a morire entro breve tempo.

Il regista Dan Ireland, alla sua prima prova sul grande schermo, si dimostra un ottimo lavoratore. Lasciando ai suoi attori il giusto spazio e narrando con abilità una storia biografica senza strafare con il melodramma o l'esaltazione del personaggio. Mi è piaciuto molto il fatto che durante alcune scene del film inserisca dei rumori di spade o di grida rabbia in modo da dare agli spettatori l'illusione di  "entrare" nella mente di Howard.

Anche Renée Zellweger, che nel film interpreta Novalyne Price, fa un lavoro veramente dignitoso, considerando che inizialmente per la parte era prevista Olivia d'Abo (che aveva interpretato la principessa Jehnna in Conan il Distruttore), dando al suo personaggio un personalità forte ed indipendente rispetto ai tempi ma allo stesso tempo dolce e un po' goffa.

Non mancano i momenti veramente romantici, come il bacio infuocato tra Vincent D'Onofrio e  Renée Zellweger durante un tramonto epocale (che nella realtà venne girato in un unico gigantesco ciak e poi rimontato in più parti in fase di produzione).

Il doppiaggio italiano è di buona fattura, anche se non mancano imprecisioni e nomi storpiati. Per esempio Lovecraft viene pronunciato chissà perché "Lovecrift" o il titoli di alcuni racconti sono tradotti direttamente dall'inglese in modo abbastanza superficiale, si cita per esempio un certo "Gigante d'acciaio" (che dovrebbe essere dalla descrizione che ne viene fatta "Iron Shadows in the Moon/Ombre al chiaro di luna").

La scena finale è veramente bella e il messaggio che lascia mi emoziona sempre. Non dico altro per non rovinarvi la sorpresa.

Arrivati a questo punto del film il sottoscritto Long John Silver
era ormai caduto in profonda depressione cimmerica (con tanto di lacrimoni).

Un film molto piccolo ma dal cuore grande, che emoziona sia il fan dello scrittore che il pubblico più generale, che potrebbe anche farvi scoprire un grande scrittore dal cuore fragile. Renée Zellweger e Vincent D'Onofrio qui danno il loro massimo.

2 commenti:

  1. l'ho visto finalmente oggi ( in inglese perchè mi sono rassegnato dal trovare una copia italiana) e concordo su tutto. per noi amanti dell'opera di Howard è un tassello fondamentale, ma si fa apprezzare anche dai semplici romanticoni. MI ha emozionato davvero!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Benvenuto sul mio blog! È un film che ho adorato, poi Vincent D'Onofrio fa un lavoro egregio su Howard. Peccato che sia sconosciuto ai più.

      Elimina