sabato 17 novembre 2018

Fantasy & Science Fiction 4 (Ottobre 2013) - Recensione -


Volume incentrato questa volta sull'amore e sulle derive tragiche che questo può portare. La copertina questa volta non sembra avere una reale connessione con gli eventi trattati e a mio giudizio si ricollega principalmente al primo racconto proposto L’Uomo che Amava gli Aquiloni di Dean Whitlock.

I racconti proposti sono i seguenti:

L'uomo che amava gli aquiloni di Dean Whitlock: Un racconto a metà tra il fantasy e un racconto mitologico, nel quale ci viene la triste storia di colui che invento per gli aquiloni per far vedere le proprie preghiere agli Dei, di come questa invenzione finisca invece inizialmente per spaventare i contadini dei dintorni per poi essere usata come arma da un gruppo di invasori, finendo per sminuirne la bellezza. Nonostante il triste destino del suo inventore e di una strega muta-forma conquistata dalla bellezza di questi oggetti, il loro fascino della bellezza rimane inalterato nonostante ogni tentativo di macchiarlo. Probabilmente assieme a "Nimitseahpah" di Nancy Etchemendy il miglior racconto di questo volume


Ero là il giorno in cui il mondo è finito di Ray Bradbury: Racconto molto personale di Bradbury. Ispirato ad un vento della sua infanzia, quando nel 1926/27 la locale setta di Zion annunciò la fine del mondo, ovviamente l'evento catastrofico non ci fu, deludendo l’allora giovanissimo Ray che si aspettava un giorno di epocale importanza. Un racconto che ci fa capire come spesso i cambiamenti più clamorosi della nostra esistenza non sono notati che solo molti anni dopo la loro comparsa, visto che all'epoca in cui erano accaduti erano considerati novità di poco conto o sciocchezze.

Santuario di Daniel F. Galouye: La capacità di leggere nel pensiero è considerato da molti un "superpotere" fantastico, ma nella realtà potrebbe rilevarsi una tortura infinita se incapaci di controllarne gli effetti, sopratutto quando ci si scontrerebbe con la porte più oscura e violenta presente nel prossimo. Arrivando al punto da far perdere l'io del telepate nei luoghi più affollati. Una capacità temuta ma allo stesso tempo bramata dall'esercito. Anche in questo caso l'amore avrà la sua fetta di gloria.

Plumage from Pegasus di Paul Di Filippo: Ah! Paul Di Filippo se non esistessi bisognerebbe inventarti! In questo breve ma divertentissimo racconto Di Filippo analizza come la fantascienza abbia da sempre una grossa influenza sulla scienza, tanto che spesso riesce anche ad anticiparne le invenzioni, basti pensare ai comunicatori di Star Trek che in un certo senso hanno anticipato l'avvento dei cellulari. 

Susan di Harlan Ellison: Autore che era già comparso sul primo volume di F&Sf. Il racconto qui presentato si avvicina più all'horror che alla fantasy. Peccato che la storia in se non valga il prezzo del biglietto. 

La Parola che ho Inventato di Isaac Asimov: Asimov compare con un articolo interessante ma totalmente slegato dal contesto della rivista. Sembra quasi che sia stato inserito per occupare spazio.

Nimitseahpah di Nancy Etchemendy: Racconto di terrificante bellezza. In un sperduto paese americano d'inizio novecento, l'andamento delle miniere influenza direttamente la vita dei paesi limitrofi. Purtroppo come si sa spesso scavando in luoghi dimenticati da Dio l'avidità può portare alla luce oscure presenze potenzialmente capaci di distruggere tutto quello con cui vengono a contatto.  

Amor fugit di Alexandra Duncan: Un racconto che sembra uscito da una leggenda greca, dove una ragazza vive con dei genitori che non possono mai incontrarsi, visto che sono costretti a muoversi uno durante il giorno e l'altro durante la notte. L'unico mezzo con cui possono comunicare è la figlia. Un giorno Ourania (questo è il nome della ragazza) incontrerà un ragazzo di cui si innamorerà e che le permetterà di vedere un mondo diverso e in continuo cambiamento da quello eternamente bucolico dove aveva fino a quel momento vissuto, purtroppo non sempre le storie hanno un lieto fine.

Trenta giorni aveva Settembre di Robert Franklyn Young: Un racconto dolce/amaro, a tratti modernissimo. In un mondo dove tutto è automatizzato e l'insegnamento è trasmesso da casa attraverso la tv (gestita dalle multinazionali dei cereali) il protagonista prova ancora nostalgia per un vecchio modello di robot ormai obsoleto ma il resto della famiglia non riesce a comprenderne il fascino. Racconto che ci fa comprendere come spesso la tecnologia più moderna non voglia dire per forza di cose migliore, e che spesso rischia di perdere di qualcosa di bello nella nostra vita per inseguire una chimera momentanea.

2 commenti:

  1. Il primo racconto deve essere molto bello.
    Mi ispira anche Santuario. Sapere i pensieri degli altri non è necessariamente un bene.
    Star Trek ha inventato anche le porte automatiche scorrevoli se non erro, dove nelle prime serie c'erano dei tizi a spostarle quando passano gli attori 😝
    Di Amor Fugit mi chiedo: come hanno concepito la figlia? Inseminazione assistita?
    L'ultimo invece è proprio adatto a me che sono sempre diffidente verso il nuovo!

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    1. Verissimo, è molto poetico e ti riflettere come nonostante l'uomo riesca a creare cose bellissime spesso è altrettanto capace di rovinarle per il proprio tornaconto personale. Pensa all'areo diventato strumento di morte per fini bellici.

      La semplicità è alla chiave di tutto. Per esempio l'effetto del tardis è stato realizzato scorrendo una chiave su una corda di piano forte e poi elaborata elettricamente.

      La risposta è la chiave del racconto quindi l'ho dovuta omettere dalla descrizione del racconto.

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