venerdì 18 settembre 2020

Gli Acchiappaglitch (Glitch Techs) - stagione 1 - Recensione -

Miko e Forza Cinque, i due protagonisti.

Il retrogame è una tematica che sta avendo un certo successo nel mondo, complice anche un effetto nostalgia canaglia in chi quell'avventura fatta di cartucce l'ha vissuta in prima persona o per la semplice curiosità nelle nuove generazioni, quindi non è un caso che film come "Ralph spaccatutto" e "Read Player One" abbiano sbancato il botteghino.


Le espressioni di Miko sono adorabili
Era solo questione di tempo che prima o poi qualcuno tentasse di riadattare la formula per il piccolo schermo (che ormai si potrebbe tranquillamente definire come quello del cellulare visto che si tratta di un prodotto Netflix). Gli Acchiappaglitch (in originale Glitch Techs) è una serie creata da Eric Robles e Dan Milano per Nickelodeon e pubblicato in esclusiva su Netflix.

La serie vede protagonisti due adolescenti: Hector, soprannominato nel doppiaggio nostrano "Forza Cinque" (forse nel tentativo di fare una sorta di battuta sul gioco forza quattro? O è una citazione del film di arti marziali omonimo del 1981? O semplicemente un adattamento mal pensato? In originale è invece High Five) e Miko (il cui nome da battaglia è rimasto come in originale "Me_K.O.", forse perché Me Sconfitta/Perso non suonava benissimo). Entrambi vivono una piccola cittadina americana dove svolgono la loro vita da videogiocatori alle prese con i piccoli problemi quotidiani, finché tramite un torneo indetto della Hinobi (una società simil Nintendo con il monopolio) scoprono che spesso i videogiochi tramite glitch o difetti del sistema possono entrare nel nostro mondo e combinare guai. Dopo una serie di disavventure ed essere alla fine diventati dei dipendenti della stessa Hinobi, e ottenuto la loro tecnologia da acchiappaglitch, il duo deciderà di combattere i mostri informatici.



Una delle tante citazioni ai giochi in 2D
In parole povere si può vedere la serie come una sorta di acchiappafantasmi virato in salsa videoludica, dove le missioni sono strutturate come livelli e le ricompense sono crediti che possono essere usati per comprare oggetti/potenziamenti dalla stessa società (un buon sistema per non pagare i dipendenti bisogna ammetterlo).

La serie è diverte e citazionisitica a livelli estremi (alcuni sono molto difficile da cogliere per gli adulti, figuriamoci per il target di riferimento di questa serie, che dubito abbia visto o giocato a film/videogiochi post periodo Playstation 2, quando siamo fortunati). Sicuramente il punto forte del cartoon è il rapporto di amicizia tra Hector e Miko. Cinque è un perfezionista che ama studiare le meccaniche dei giochi e le strategie per battere i boss, Miko al contrario più istintiva e vulcanica per le giocate. È bello durante la serie vederli prendersi in giro nei momenti di relax e supportarsi reciprocamente nei momenti di difficoltà (probabilmente è l'elemento meglio sviluppato dello show).

Alcuni degli impiegati della Hinobi. Zahra (la ragazza con l'hijab) è la mia preferita tra i comprimari.
Altro aspetto che mi colpito è vedere la cura dello show nel mostrare le diverse culture e le minoranze etniche. Certo non è una novità nelle serie americane, ma si trattava spesso di personaggi quasi sempre sullo sfondo o nel ruolo di supporto, qui invece c'è un cambio radicale nello stile (anche se paradossalmente siamo arrivati all'esatto opposto, con il personaggio "caucasico" ridotto al ruolo di comparsata/mentore). Cosa che devo dire che ci sta, sopratutto per la ventata di novità che porta nello show. L'animazione è invece un mix tra quella giapponese (per le espressioni, mimiche e scene di combattimento. Quest'ultime devo ammettere mi hanno spesso stupito per l'esecuzione ricercata) mentre per le scene di vita quotidiane si riprende lo stile americano alla Cartoon Network.

La trama degli episodi ha sempre lo stesso canovaccio: C'è un problema, quindi i nostri devono intervenire per risolvere il guaio di turno e alla fine una piccola morale da apprendere. Non c'è una qualsivoglia evoluzione lineare della trama, tranne in parte nelle prime puntate e un piccolo accenno che promette novità in futuro. I personaggi secondari sono delle macchiette e si sente la manca di una sorta di cattivo che muova un po' le acque (anche perché altrimenti l'unica spiegazione possibile per i gltich è una società che lavora alla carlona e senza nessuna voglia di migliorare visto il suo stato di dominio incontrastato del mercato e che può sottopagare i suoi dipendenti visto che sono tutti ragazzini).

Dio Brando sei tu?
Sicuramente il problema principale della serie è la sua fin troppa semplicità di fondo, sia per quanto riguarda lo schema narrativo che la trama in generale, la prima fin troppo risicata e senza variazioni di sorta per incuriosire a lungo e per i troppi vuoti logici la seconda (Per esempio: La Hinobi ha la tecnologia per la cancellare la memoria delle vittime e riparare i danni dei mostri con un click ma non riesce ad evitare il crearsi dei glitch).

Belle anche le citazioni a giochi famosi e alle loro meccaniche. Viene citato per esempio Castelvania o Super Mario, che hanno perfino le loro puntate dedicate, anche se mi chiedo quanto le giovani generazioni ne possano cogliere al di là degli elementi più iconici.



In definitiva è una bella serie anche se macchiata da una semplicità di fondo che alla lunga ne potrebbe minare la fruibilità. Vedremo se la seconda serie saprà risolvere i problemi di questa serie o preferirà andare sul sicuro con la vecchia formula.

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