Miko e Forza Cinque, i due protagonisti. |
Il retrogame è una tematica che sta avendo un certo successo nel mondo, complice anche un effetto nostalgia canaglia in chi quell'avventura fatta di cartucce l'ha vissuta in prima persona o per la semplice curiosità nelle nuove generazioni, quindi non è un caso che film come "Ralph spaccatutto" e "Read Player One" abbiano sbancato il botteghino.
Le espressioni di Miko sono adorabili |
La serie vede protagonisti due adolescenti: Hector, soprannominato nel doppiaggio nostrano "Forza Cinque" (forse nel tentativo di fare una sorta di battuta sul gioco forza quattro? O è una citazione del film di arti marziali omonimo del 1981? O semplicemente un adattamento mal pensato? In originale è invece High Five) e Miko (il cui nome da battaglia è rimasto come in originale "Me_K.O.", forse perché Me Sconfitta/Perso non suonava benissimo). Entrambi vivono una piccola cittadina americana dove svolgono la loro vita da videogiocatori alle prese con i piccoli problemi quotidiani, finché tramite un torneo indetto della Hinobi (una società simil Nintendo con il monopolio) scoprono che spesso i videogiochi tramite glitch o difetti del sistema possono entrare nel nostro mondo e combinare guai. Dopo una serie di disavventure ed essere alla fine diventati dei dipendenti della stessa Hinobi, e ottenuto la loro tecnologia da acchiappaglitch, il duo deciderà di combattere i mostri informatici.
Una delle tante citazioni ai giochi in 2D |
La serie è diverte e citazionisitica a livelli estremi (alcuni sono molto difficile da cogliere per gli adulti, figuriamoci per il target di riferimento di questa serie, che dubito abbia visto o giocato a film/videogiochi post periodo Playstation 2, quando siamo fortunati). Sicuramente il punto forte del cartoon è il rapporto di amicizia tra Hector e Miko. Cinque è un perfezionista che ama studiare le meccaniche dei giochi e le strategie per battere i boss, Miko al contrario più istintiva e vulcanica per le giocate. È bello durante la serie vederli prendersi in giro nei momenti di relax e supportarsi reciprocamente nei momenti di difficoltà (probabilmente è l'elemento meglio sviluppato dello show).
Alcuni degli impiegati della Hinobi. Zahra (la ragazza con l'hijab) è la mia preferita tra i comprimari. |
La trama degli episodi ha sempre lo stesso canovaccio: C'è un problema, quindi i nostri devono intervenire per risolvere il guaio di turno e alla fine una piccola morale da apprendere. Non c'è una qualsivoglia evoluzione lineare della trama, tranne in parte nelle prime puntate e un piccolo accenno che promette novità in futuro. I personaggi secondari sono delle macchiette e si sente la manca di una sorta di cattivo che muova un po' le acque (anche perché altrimenti l'unica spiegazione possibile per i gltich è una società che lavora alla carlona e senza nessuna voglia di migliorare visto il suo stato di dominio incontrastato del mercato e che può sottopagare i suoi dipendenti visto che sono tutti ragazzini).
Dio Brando sei tu? |
Belle anche le citazioni a giochi famosi e alle loro meccaniche. Viene citato per esempio Castelvania o Super Mario, che hanno perfino le loro puntate dedicate, anche se mi chiedo quanto le giovani generazioni ne possano cogliere al di là degli elementi più iconici.
In definitiva è una bella serie anche se macchiata da una semplicità di fondo che alla lunga ne potrebbe minare la fruibilità. Vedremo se la seconda serie saprà risolvere i problemi di questa serie o preferirà andare sul sicuro con la vecchia formula.
Nessun commento:
Posta un commento