lunedì 25 ottobre 2021

La congiura degli innocenti - Recensione -

Titolo originale: The Trouble with Harry
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1955
Durata: 99 min
Genere: noir, commedia
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: Jack Trevor Story

Se nel precedente film tutta la trama girava sull'impressione che qualcosa nel quartiere non fosse al giusto posto e delle indagini per scoprire incastrare il colpevole, qui invece abbiamo a che fare con un cadavere che non ha nessuna intenzione di rimanere sepolto. Una commedia nera che vi renderà complici della sua ironia.

Nelle belle campagne del New England un vecchio capitano sta cacciando, ma i risultati fino a quel momento sono stati deludenti per il suo stomaco. Per sua sfortuna tra le siepi trova un cadavere e convintosi di essere stato il fautore della disgrazia, e sicuro che la polizia non crederà alla sua storia di un incidente di caccia, decide di seppellire il cadavere. Il suo piano va a farsi benedire perché ogni volta che si mette all'opera uno degli altri protagonisti della storia entra in scena (e ognuno di loro sembra avrà poi la propria versione di come sono andati i fatti e di chi sia il vero colpevole). In un assurdo crescendo di colpi di scena, affermazioni di colpevolezza e successive smentite. A farne le spese sarà il povero cadavere che verrà seppellito e riesumato più e più volte. 

Il grande successo di critica e botteghino de "La finestra sul cortile" permette al regista britannico di avere più spazio di manovra per la scelta dei soggetti dei suoi film. Tra i vari progetti decide di realizzare una pellicola basata sul romanzo di Jack Trevor Story. Un libro che Hitchock aveva letto al momento della sua uscita e che gli era piaciuto molto, tanto da chiedere allo sceneggiatore di fiducia Hayes di lavorarci sopra per creare una sceneggiatura (nonostante il parere contrario della Paramout, che considerava il tema troppo bizzarro per il pubblico).

Quattro presunti colpevoli alla ricerca di un innocente
Il film è da intendersi come una sorta di divertissement personale del regista, da girare in pochi giorni e in quella breve finestra temporale dove gli alberi sono carichi dei colori dell'autunno. Il cast è formato da attori esordienti o da bravi caratteristi, che nonostante le basse aspettative fanno un lavoro veramente delizioso (soprattutto Edmund Gwen che ho adorato in ogni scena in cui compare). A causa delle piogge però gran parte del film dovette essere registrato in studios ma a livello visivo il film non ne risente minimamente. 

Il meccanismo che muove il film è talmente semplice da risultare diabolico, una valanga di assurdità e comicità che scena dopo scena viene costantemente ripetuto e ingigantito, con risultati diabolicamente goduriosi. I protagonisti (un capitano in pensione, una zitella, la moglie del defunto e il suo bambino e un arista locale che fa quasi le veci distaccate di un narratore) della pellicola sono tutti convinti della loro colpevolezza ma allo stesso tempo non si fanno problemi in tutto il loro prosaico e realistico pensiero a sbarazzarsi del cadavere il prima possibile.

A volte è veramente dura liberarsi di un cadavere
Una commedia nera che gioco sul fatto che ogni volta che la storia sembra ormai conclusa ecco che un nuovo personaggio porta alla luce un dettaglio che mette in discussione l'ordine stabilito e porta l'accusa di colpevolezza verso un nuovo accusato. Una dissacrante ma divertentissima pantomima dove il cadavere viene esumato e riesumato (e addirittura lavato) più volte. Un film carico di umorismo macabro e irriverenza che non si fa problemi a dissacrare la sacra icona del morto nella cultura popolare.

Infatti il cadavere del povero Harry (questo il nome dello sfortunato) è solo un ostacolo da occultare per ottenere la pace, non degno di nessuna pietà, una cianfrusaglia da buttare. Paradossalmente i protagonisti della vicenda pur interessandosi poco e nulla del defunto (di cui alla fine abbiamo un quadro frammentario e decisamente di parte) desiderano con tutto se stessi essere il colpevole. Un sentimento di possesso che sembra quasi spingerli non solo ad essere orgogliosi del loro potere di dare la morte, ma addirittura ne vogliono l'unica paternità (forse anche come una sorta di beffarda azione di elevazione dalla loro meschina condizione piccolo borghese). Allo stesso tempo però ne vediamo la delicatezza e bontà di fondo, il coraggio e la buona volontà di farsi carico delle difficoltà altrui. Forse una delle più riuscite analisi sul significato della vita e della morte.

La negazione ultima di una idea
Di fatti a parte la scena inziale del cadavere vediamo quasi sempre solo i piedi (e i suoi orribili calzini), come se si volesse mostrare un oggetto ma negando ogni beneficio legato alla personalità e unicità dell'Io. A fare da contrasto a tutto questo macabro viavai c'è il magico spettacolo della natura, che è indifferente alle piccole miserie umane, continua imperterrita la sua strada.

La congiura degli innocenti è una commedia veramente riuscita, una graffiante e dissacrante di cosa ci rendeva veramente unici e di come l'essere umano riesca a dare fin troppa importanza alle rovine dell'io. Ci si diverte e riflette moltissimo in questo piccolo ma grande film

2 commenti:

  1. Hitchcock dava infattil il meglio si sè quando poteva dissacrare, infatti se ci fai caso è stato uno dei primi registi a sdoganare l'aspetto ironico anche nei suoi film più cupi.

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    1. Vero, anche ne "La finestra sul cortile" c'era una certa verve comica sul voyerismo del protagonista.

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