lunedì 7 dicembre 2020

Green Book - Recensione -

Lingua originale: inglese, italiano
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2018
Durata: 130 min
Genere: biografico, commedia, drammatico, musicale
Regia    Peter Farrelly
Sceneggiatura: Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga 

Scovato per caso durante una ricerca su un noto servizio di streaming Green Book si è rivelato una piacevole scoperta. Il film è un viaggio on the road nell'America degli anni sessanta, un paese ancora con profonde lacerazioni politiche e culturali (alcune ancora oggi non risolte), sopratutto per quanto i rapporti con il prossimo. 

Tony Lip, è un disoccupato italo-americano, che a causa di necessità economiche si ritrova ad accettare un posto come autista e tuttofare per Don Shirley, un pianista di colore, durante la sua tournée negli stati del profondo sud americano. 

I due non potrebbero essere più diversi: Tony è l'esempio lampante dell'uomo comune americano degli anni 60, un personaggio totalmente dedicato al proprio piccolo mondo (famiglia, denaro, cibo di bassa qualità ma molto gustoso) e sul presente, senza nessuna aspirazione al miglioramento nonostante le sue potenzialità e costantemente ai limiti della legalità. Don invece è un soggetto estremamente raffinato e colto, ma che vive una vita artificiosa e forzata, un castello di carte in costante pericolo di crollare e mostrare la dura verità delle cose. Infatti Don Shirley è un uomo di colore troppo raffinato per mischiarsi con la propria gente (che di fatti non riesco a comprenderlo isolandolo) e allo stesso tempo mal tollerato dai ricchi bianchi, che in lui vedo solo un orpello per dare lustro alla propria apertura mentale (ma che appena possibile mostrano la propria ipocrisia facendolo mangiare separatamente o rifiutandosi di fargli usare il bagno di casa per esempio).

Eppure la convivenza forzata permette ad entrambi di comprendere meglio l'altro e abbattere l'invisibile barriera di pregiudizi e diffidenza che gli circonda. Il film a mio giudizio lo fa in modo molto azzeccato e piacevole: con Tony che comprendere le motivazioni di Don vedendo le vessazioni e le violenze che subisce per portare silenziosamente per il colore della pelle; mentre Don , d'altro canto, lo aiuta a scrivere lettere romantiche alla moglie. Anche se la scena più bella è quella dove Tony fa scoprire le gioie del mangiare il pollo fritto con le mani al pianista, che poi lo reguardisce perché ha buttato la spazzatura lungo la strada e gliela fa poi riprendere. Una amicizia dalla quale entrambi usciranno migliorati e in parte cambiati. 




Molte belle le musiche che ti buttano subito nel prefetto mood anni 60. 



Alcuni hanno definito questo film è volutamente esagerato per portare lo spettatore verso determinate reazioni o che il film prenda molto spunto da A spasso con Daisy, ma personalmente mi è piaciuto molto e credo che offra una interessante riflessione su alcuni temi che ancora oggi sono purtroppo presenti nella società. Poi la scena finale a tema natalizio scalda il cuore quasi quanto il canto di natale quindi per me è un sì senza ma.

10 commenti:

  1. Concordo in pieno, un film che dimostra che si può raccontare una buona storia anche con elementi classicissimi ;-) Cheers

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    1. è un film on the road che sfrutta la meglio le proprie carte. La semplicità non è sempre un male.

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  2. Concordo anch'io, semplice ma efficace ;)

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    1. Mi fa piacere, mi ha scaldato il cuore. Non potevo chiedere di più.

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  3. Veramente un ottimo film, oscar meritatissimi!

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    1. Sono d'accordo, è film molto che mi ha convinto pienamente.

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  4. Ho visto il film e mi è piaciuto. Sicuramente ricorda A spasso con Daisy per le tematiche trattate. In ogni caso c'è sempre bisogno di tenere accesi i riflettori visto che le cose non mi pare si siano risolte.
    Arrivo dal blog di Nick, un piacere conoscerti.
    Alla prossima!

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    1. Benvenuta Mariella nel mio blog! Sono d'accordo con te, certe problematiche non sono state ancora risolte.

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  5. È piaciuto moltissimo anche a me. Mi hanno colpito, ricordo, le scene in cui, malgrado il nero sia un uomo colto e famoso, le regole razziste valgono anche per lui, quindi viene anche umiliato. Che America spietata e contraddittoria.

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    1. Onestamente credo che per molti aspetti non sia cambiato granché negli Stati Uniti (spesso qualche elemento di facciata), basta guardare i recenti fatti inerenti il "Black Lives Matter.

      Vero, è un orpello dei bianchi per mostrarsi progressisti con gli ospiti ma appena cala il sipario si mostra tutta l'ipocrisia della faccenda (con una inquietante serenità, come per dire che loro sono dalla parte della ragione).

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