Durata: 126 min
Genere: fantastico, avventura, commedia
Regia: Terry Gilliam, Michele Soavi (regia seconda unità)
Soggetto dalla raccolta omonima di racconti di Rudolf Erich Raspe
Sceneggiatura: Charles McKeown, Terry Gilliam
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Il vero barone o solo un povero vecchio? |
Il barone di Munchausen, personaggio realmente esistito, è diventato grazie all'opera di Raspe e altri un campione della burla e del fantastico. Ovvio che Terry Gilliam, da sempre araldo del potere della fantasia e dell'immaginazione, non potesse farsi sfuggire l'occasione di narrare a modo suo le sue avventure, concludendo con questo film una sorta di sua trilogia del fantastico (i cui precedenti capitoli sono: "I banditi del tempo" e "Brazil"). Film ingiustamente ricordato solo per il suo gigantesco flop al botteghino, complice anche una serie di sfighe e incomprensioni con i piani alti che sarebbero degni di essere narrati in un romanzo. Un vero peccato perché il film di Gilliam è un vero e proprio spettacolo visivo e narrativo, una esaltazione totale del potete salvifico della immaginazione nella nostra quotidiana vita grigia.
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Quando si dice volare con la fantasia |
La trama vede una città immaginaria assediata dai Turchi, all'interno in un piccolo teatro, una compagnia teatrale sta recitando tra mille difficoltà "le fantastiche avventure di un nobile cavaliere: Karl Friedrich Hieronymus von Münchausen", il tutto mentre il tronfio e vile burocrate Orazio Jackson è impegnato a mantenere il proprio burocratico potere a suon di cavilli legali e tergiversazioni, che non portano a nulla se non a mantenere la situazione in un perenne stato di stallo dove il suo volere non viene mai messo in discussione. A interrompere lo spettacolo ci pensa uno strano signore molto anziano, che afferma di essere il vero barone e di sapere come interrompere la guerra. Le sue affermazioni sono però troppo assurde per essere credute, tranne dalla piccola Sally Salt che è l'unica disposta ad accettare il fantastico e il gusto dell'avventura in questa depressa città. Il barone di Munchausen deve però ritrovare i suoi mitici compagni per poter sconfiggere il nemico (Berthold, campione di velocità; Adolphus, un fuciliere dalla mira infallibile; Gustavus, un nano che possiede un udito finissimo e la capacità di soffiare così forte da travolgere interi eserciti e Albrecht, il più forte e possente umano), parte quindi una epica avventura per il salvataggio non solo della città ma anche della fantasia minacciata da un mondo che sembra aver perso la gioa di fantasticare.
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Di fronte al più grande baro l'unica nostra carta a disposizione per farla franca (almeno per un po') è usare la fantasia. |
Inizia quindi un magico racconto che esalta a tutto spiano il potere della fantasia. Lo stesso barone è il perfetto araldo di questo potere, sempre pronto a lasciarsi andare alla bellezza del momento. A fare da "misuratore" di questo suo stile è la sua età, di fatti il barone ringiovanisce durante l'avventura quando lo spirito dell'avventura è al suo picco, per poi invecchiare quando le cose si fanno brutte e la razionalità fa capolino con la sua fredda logica (mi è piaciuto molto che quando il barone si trovi a un passo dall'accettare la sconfitta ci sia sempre nella scena la morte, segno tangibile che la morte della fantasia sia per il regista la morte stessa dell'uomo). Un personaggio capace di comprendere la propria effimerità come personaggio fantastico ma allo stesso tempo padrone del proprio destino, tanto da trovare sempre una soluzione, per quanto sempre assurda, per tirarsi per l'ennesima volta fuori dai guai.
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Il grigio burocrate Horatio Jackson |
A fare da controaltare alla figura del Barone c'è il grigio burocrate Horatio Jackson, che per continuare a sguazzare nella sua trionfa mediocrità arriva persino ad uccidere un eroico ufficiale per evitare che le masse ne traggano ispirazione e trovino una vera soluzione al problema. Un grigio essere che ha rinunciato totalmente alla fantasia per un vano potere di facciata.
Altra cosa davvero piacevole è il fatto che il barone e la sua banda non siano alla fine degli scintillanti eroi ma degli emarginati, campioni di una visione romantica che il mondo moderno con la sua razionalità a tutti i costi sembra voler dimenticare, ormai incapace di apprezzare personaggi o storie totalmente fantastiche. Esplicativa di questa idea è l'enigmatica scena finale, dove i cittadini una volta aperto le porte della città si ritrovano davanti a una spiana vuota, come se tutto l'assedio fosse stato solo uno escamotage per rinchiudersi nel proprio piccolo mondo ed evitare di confrontarsi con la vita esterna. Il tutto mentre il barone scompare per l'ultima volta dopo aver salvato la città dal suo più grande pericolo. Alla fine è tutto una suggestione causata dalla parlantina del vecchio o le sue avventure sono una realtà? Solo il nostro cuore può darci la risposta.
Vorrei ringraziare il blogger
Cassidy (se non conoscete il suo blog vi consiglio di dargli un'occhiata perché merita tantissimo. Sopratutto per le sue recensioni dove mischia sapientemente ironia e critica, oltre ad essere una persona di squisita gentilezza) per avermi fatto scoprire questo bellissimo film e il suo abile regista Gilliam.
Conoscevo solo I Banditi del Tempo grazie a Cassidy e anche questo sembra molto interessante.
RispondiEliminaMi affascina molto il fatto del ringiovanimento/invecchiamento a seconda delle circostanze.
Forte la morale finale.
In questo caso lo devi recuperare assolutamente ;) La morale finale è qualcosa che ogni persona che non ama leggere dovrebbe vedere.
EliminaIl piacere è stato tutto mio. La settimana prossima andrò al cinema per vedere "L'uomo che uccise Don Chisciotte" con un gruppo di amici.
RispondiEliminaNon male come film, un poco discontinuo ma decisamente un Gilliam al suo meglio.
RispondiEliminaSono d'accordo, la parte incentrata su Venere è un po' soporifera però il film merita.
EliminaUno dei miei film preferiti, al netto dei suoi difetti. Consiglio anche il libro che raccoglie le avventure raccontate in prima persona dal barone storico, con cui il film c'entra veramente poco, giusto per fare delle belle risate grasse.
RispondiEliminaTi do il benvenuto nel mio blog! Il film è un inno alla fantasia. Non ho mai letto il libro ma dopo le tue parole sono curioso di dargli un'occhiata.
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