mercoledì 19 settembre 2018

La legge di Manu di Vasco Mariotti - Recensione -


La comparsa della bella ballerina indiana Henie Heniewale Kho a Napoli sembra portare nel bel territorio partenopeo una antica maledizione indiana. La ballerina indiana ha assunto i due cugini Buoncompagni per proteggerla da una minaccia sconosciuta. Nonostante gli sforzi del duo la donna viene trovata morta nel suo appartamento. Chi è stato? E per quale motivo? Sarà stata veramente la vendetta del demone Rhundya? O si tratta di qualcuno di molto più tangibile?

Vasco Marriotti è un autore che apprezzo moltissimo. Uno scrittore che sa mischiare divinamente il giallo più puro con l'orrore, in un riuscito mix che unisce le tradizioni orientali più cupe con la più classica delle storie per un giallo. Questo scritto è rimasto inedito per anni fino a quando l'editore Cliquot e il figlio di Mariotti hanno finalmente messo alle stampe questo piccolo gioiellino. Si tratta infatti di uno scritto probabilmente messo in cantiere nei primi anni 50 come romanzo d'appendice di qualche giornale, vista l'esiguo numero di pagine e la trama molto semplice (cosa molto usuale per l'epoca, che poi Marriotti avrebbe rimpolpato in caso di interesse da parte di un editore).

Molto bella l'introduzione scritta dal figlio dell’autore Paolo Mariotti. Molto bella e toccante e che permette di avere un quadro più vivo sull'autore.

"il ricordo di mio padre romanziere mi accompagna fin da quando ero bambino ma la scrittura, a differenza delle altre sue passioni artistiche, fu quella che più a lungo lo interessò e quella a cui dedicò, per tutta la vita, gran parte del suo tempo una volta concluso il lavoro a fine giornata. Le immagini della mia infanzia che ho più chiare nella memoria sono quelle di lui che, dopo cena, tirava fuori la sua Olivetti 42 e cominciava a battere forte sui tasti. Io mi incantavo a guardarlo e, dopo un po’, il regolare ticchettio dei martelletti sul foglio mi tirava giù le palpebre e, pian piano, mi portava nel mondo dei sogni. Forse gli stessi sogni di cui lui scriveva, chissà"

La trama del racconto è molto semplice ma allo stesso tempo accattivante, sopratutto per la componente misteriosa dal forte sapore indiano che spunta qui e la durante il romanzo. I colpi di scena sono tutti ben congegnati e i personaggi sono veramente carismatici, sopratutto il povero Lorenzo Buoncompagni, che con il suo mix tra una vecchia cariatide e uno Sherlock Holmes scarognato mi ha conquistato. Bellissimo il finale, che per quanto tristissimo, mi ha lasciato pienamente soddisfatto.

Bisogna dire però che la trama per la sua voglia di concludere in fretta il mistero è in alcuni punti molto frettolosa e lacunosa, la spiegazioni finale poi è proprio tirata per i capelli. Non sono comunque difetti gravissimi e non pregiudicano la lettura.

In definitiva è un libro che ho apprezzato moltissimo nonostante sia stato scritto ormai più di sessant'anni fà, grazie alla trama veramente appagante e dei personaggi veramente riusciti. Un degno prodotto del periodo d’oro del giallo italiano.

2 commenti:

  1. Umh, io non lo conosco. Chissà perché il finale e la risoluzione sono un po' frettolosi...

    Moz-

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    1. Considera che si trattava di un testo che era pensato per essere pubblicato a puntate in edicola, quindi doveva essere abbastanza breve per la pubblicazione a puntate.

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