Titolo originale The BFG
Paese di produzione Regno Unito, Stati Uniti d'America, Canada
Anno: 2016
Durata: 117 min
Genere: fantastico, avventura
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: Roald Dahl (romanzo)
Sceneggiatura: Melissa Mathison
Roald Dahl è uno di quei autori che da bambino non capitò mai di leggere e che adesso rimpiango di non averlo fatto, sopratutto perché i suoi libri sono pieni di storie fantastiche e magiche che solo da bambini si può apprezzare in ogni sfumatura e che lette da adulti rimango storie bellissime ma qualcosa purtroppo sfugge (l'intervento della regina visto da adulto risulta un po' una baracconata, da bambino probabilmente mi sarebbe sembrato meraviglioso). Perlomeno nel corso del tempo ho visto i principali film tratti dalle sue opere (Il mio preferito rimane Matilde sei mitica) e quindi non potevo non andare a vedere al cinema un film tratto da uno dei suoi libri più amati e diretto da un regista che apprezzo particolarmente.
La trama vede Sophie, una bambina orfana che vive a Londra, venire rapita da un gigante, che la porta nel suo mondo, composto esclusivamente da Giganti divoratori di umani (o come dicono loro urbani), in special modo di bambini. Quando Sophie comincia a temere per la propria vita, scopre che il gigante che l'ha rapita è l'unico della sua specie che non mangia carne umana e dal carattere gentile e mansueto. Il suo nome è GGG (acronimo di "Grande Gigante Gentile"), che ha come lavoro quello di portare bei sogni ai bambini. Tra i due nascerà una dolce amicizia. Purtroppo gli altri giganti sono fatti di pasta diversa e Sophie e GGG dovranno trovare un modo per fermarli definitivamente.
che assume una figura quasi da dolce nonnino per la bambini). GGG invece è un gigante buono (anche se rispetto ai sui simili risulta molto più mingherlino) continuamente vessato dagli altri giganti per il suo essere diverso (non mangia umani e pratica una dieta di soli vegetali dal sapore disgustoso. i soli alimenti presenti nel mondo dei giganti), dalla parlantina buffissima e dolce allo stesso tempo, tutta formata da parole stropicciate o pronunciate male, ma che non danno mai l'idea di storpiatura o cacofonia, ma suonano invece dolci e gentili come il personaggio che le pronuncia (tanto che alle fine non si può non affezionarsi al gigante gentile). Il gigante soffre perché non può impedire ai suoi simili di mangiare gli umani, sarà proprio Sophie ha trovare l'idea giusta per sconfiggerli per sempre.
La cgi di questo film è veramente fantastica, i movimenti del gigante sono riprodotti in modo fluido e le espressioni facciali sono veramente ben realizzate (si capisce benissimo quando il gigante è triste o contento). La regia ha un ritmo altalenante, alcune scene sono ben gestite, come quelle tra il gigante e la bambina, altre come le scene finali sono a mio giudizio troppo lunghe per la storia che si sta raccontando e il ritmo ne risente molto, tanto che in alcuni punti si finisce per annoiarsi un po'. Decisamente 120 minuti sono troppi per il tipo di storia che si sta raccontando.
Altro punto punto dolente è il fatto che gli altri giganti sono resi si bene nella loro stupidità, ma non sono mai minacciosi sia visivamente che caratterialmente (pure Lupo Lucio della Melevisione potrebbe dargli punti per dire), aggiungiamo che e la sceneggiatura fa i salti mortali per non dire che alcuni bambini sono stati mangiati dai giganti e il gioco è fatto.
Carine le parti comiche, sopratutto le scene riguardanti la corte della regina e la bevanda.
Tutti gli attori coinvolti sono veramente adatti ai ruoli, sopratutto Mark Rylance nel ruolo di GGG.
Veramente bella scelta del finale che si discosta molto da quello del libro, ma che risulta a mio avviso molto carino e mai forzoso, sopratutto rispettoso dell'opera originale di Dahl. Molto carino l'omaggio a Quentin Blake, illustratore del romanzo.
In definitiva Il GGG - Il grande gigante gentile è una bella storia per bambini, con bei personaggi e con la capacità di far sognare grande e piccini. Purtroppo un ritmo altalenante, sopratutto nella seconda parte e una certa ritrosia a narrare alcuni punti più "scabrosi" del romanzo (alla fine nulla di cosi mostruoso o pericoloso per i pargoli) ne abbassano di molto il risultato finale.
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