Jorge R. Gutierrez aveva già dimostrato di saper sfruttare al meglio le mitologie precolombiane (e loro tracce rimaste in Messico e in altri paesi del continente americano) nel bellissimo "Il libro della vita" (coprodotto da Guillermo del Toro). Il regista messicano non ha deluso le mie aspettative con questa storia targata Netflix, dal timbro caliente e vivacemente colorata, ma che nonostante sia rivolta a un pubblico molto giovane non si tira indietro quando c'è bisogno di affrontare argomenti molto delicati come la morte.
Nel regno simil azteco di Tecla vive la principessa Maya, ragazza intraprendente ed esuberante, che piuttosto che intraprendere la carriera diplomatica come stabilito dai genitori vorrebbe seguire le orme guerresche dei suoi fratelli maggiori. Un giorno alle porte della città si presenta un emissario del dio della guerra, con il compito di portare con se la ragazza nella sede degli dei per essere sacrificata.
Il rifiuto dei suoi genitori scatena la guerra tra la città e gli dei. Purtroppo le divinità si rivelano troppo forti per il loro esercito e a Maya non rimane altro da fare che affidarsi a una antica profezia per tentare sconfiggerli e allo stesso tempo scoprire le sue vere origini.
Quello che mi ha stupito di più di questa produzione è il sapiente uso dei colori, spesso sgargianti, che riprendendo le tradizioni mesoamericane e vengono usati per creare un mondo veramente affasciante e ben caratterizzato. Basti pensare ai regni che la principessa guerriera incontrerà durante il suo percorso, ognuno distinto da diverse tonalità (nero e oro per gli inferi, verde e marrone per il regno della giungla, grigio e ocra per quello dei barbari ecc.), cosa che gli rende facilmente riconoscibili al primo colpo e comunque unici per stile e composizione. Un tripudio di colori che però non è mai confusionario anzi la regia riesce sempre a rendere perfettamente la scena, specie nei combattimenti dove i colori aiutano a seguire l'andamento dello scontro.Molto interessante il fatto che la regia sfrutti i bordi del video come ulteriore "piano di disegno" per dare una sorta di piacevole effetto 3D.
La qualità delle animazioni è veramente spettacolare, riuscendo a ricreare un ambiento vivo e dei personaggi credibili nelle loro movenze ed espressioni. Tanto che a volte sembra di assistere a uno spettacolo con i pupazzi in plastilina che a qualcosa realizzato in computer grafica.
A livello narrativo "Maya e i tre guerrieri" riesce a sfruttare bene il materiale folkloristico a disposizione, rimanendo abbastanza fedeli al materiale originale ma dove necessario modificandolo per esigenze di trama (per esempio le divinità hanno dei veri e propri stili di combattimento). La storia in generale ripercorre il classico tema del viaggio dell'eroe ma giocandosi bene le proprie carte, regalando una storia in cui tutti i personaggi hanno qualcosa da insegnare e allo stesso da apprendere (e con loro lo spettatore).Maya e gli altri tre guerrieri sono dei reietti che per vari motivi sono stati esclusi dalla loro gente e sono alla ricerca di un riscatto. Che sia stato per il loro aspetto diverso come Chimi la guerriera Teschio (in quanto albina è associata dei suoi concittadini alla morte e alla sfortuna), oppure per non riuscire a controllare i propri poteri come Rico il mago Gallo (quindi essere teoricamente indegni di usare la magia e allo stesso tempo una bomba semovente perché dotati di un potere incontrollabile) o perché sentono che una loro caratteristica è sinonimo di debolezza e ha portato danno alla sua gente come Picchu il guerriero Puma (il mio personaggio preferito). In questo viaggio formeranno una vera propria famiglia, impareranno a convivere, a sfruttare i punti di forza di ognuno e a sostenersi nei momenti di difficoltà. Soprattutto a comprendere che non sempre quello che ci impongono o che sentiamo come sbagliato in noi è veramente così e che da un apparente stortura si può trovare la propria vera forza.
Altro tema interessante è l'idea di gruppo. Infatti sia Maya che i regni degli uomini dovranno comprendere che da soli si può avere la forza di sopravvivere ma solo uniti si può sperare di vincere nelle grandi battaglie della vita.
"Da solo ogni regno è come un dito inerme, ma insieme possiamo creare un potente pungo"
Un elemento che invece per me stona molto in un progetto altrimenti veramente ben fatto è che per ogni personaggio femminile forte ci devono essere un numero esorbitante di personaggi maschili o: Grossi e stupidi o magri e goffi (tranne ovviamente il loro amato che invece è bellissimo e tormentato). Un vero peccato che non si riesca a trovare un maggior equilibrio tra personaggi maschili e femminili (anche se bisogna ammettere che le donne si sono dovute sorbire decenni di personaggi stereotipati e spesso in contesti secondari).
È davvero interessante vedere il comparto femminile interessarsi non solo al lato romantico del rapporto ma anche a quello estetico/fisico della controparte maschile (cosa che non si vede spesso).
Forse in generale il punto debole della serie è una certa fretta in alcuni passaggi narrativi che vengono trattati solo superficialmente. Per esempio quanto duri effettivamente il viaggio di Maya (Non si capisce se duri mesi o anni, visto che la madre ha addirittura il tempo di essere in stato interessante e partorire mentre Maya non subisce il passare del tempo).Un tema inusuale ma molto importante per la serie è quello della morte. Non è un caso infatti che molto della storia ruoti intorno alla morte e al lascito che le persone danno al momento del loro trapasso. Un elemento visto non in modo negativo o sotto il segno della paura del "dopo" ma come parte inscindibile della vita, anzi quel pezzo fondamentale che da senso e importanza a tutto quello che facciamo nel tempo a nostra disposizione.
Una analisi molto bella, soprattutto in una società come la nostra, che fa di tutto per relegare la morte in un angolo lontano della mente.In definitiva Maya e i tre guerrieri è un ottimo prodotto, sia per grandi che per i più giovani, con una bella storia da raccontare.
Prego, è uno show molto carino. Grazie per essere passato.
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