giovedì 2 giugno 2022

John DeLorean: mito e magnate - Recensione -

 

Uno dei miti fondanti della nazione americana è sicuramente quello dell'uomo capace di forgiare il proprio successo tramite l'impegno e le proprie capacità personali. John DeLorean, il creatore di una delle macchine più iconiche della storia, è stato un araldo nel bene e nel male di questa idea. La recente serie Netflix dedicata al creatore della DMC-12 narra dell’ascesa e del declino dell’ex ingegnere della General Motors che aveva il sogno di creare la propria rivoluzionaria industria automobilistica.

John DeLorean nacque a Detroit nel 1925. I genitori erano degli immigrati rumeni che facevano estrema difficoltà nello sbarcare il lunario. Infatti per tutta l'infanzia John vivrà in povertà in uno dei quartieri più malfamati della città. Questa situazione precaria, unita al fatto che il padre del ragazzo sperperava i pochi risparmi della famiglia in alcool (Infatti non avendo dimestichezza con l'inglese era relegato alle mansioni più semplici e umili, e l'alcool era un disperato tentativo di attenuare la sua frustrazione per la propria situazione sociale), spinsero John a tentare qualsiasi sistema pur di ottenere fama e la ricchezza, anche i metodi più scorretti. Il fantasma della sua infanzia infatti spinse John per tutta la sua vita a cercare approvazione e riscatto sociale, cosa che lo portò a diventare prima uno dei migliori studenti del suo liceo, e poi a studiare attentamente la cura del proprio corpo e gli atteggiamenti migliori  per risultare accattivante presso il prossimo (per esempio fece anche uso della plastica facciale). 

Il documentario realizzato da Netflix riesce perfettamente grazie a una serie enorme di immagini di repertorio, interviste inedite al figlio Zach e all’ex moglie Cristina Ferrare, e ai molteplici interventi dei suoi ex colleghi a mostrare sia il genio dell'imprenditore che gli aspetti più luciferini della sua personalità. Capace allo stesso tempo di trovare soluzioni geniali in campo automobilistico quanto di sfruttare e ingannare tutto e tutti pur di ottenere il proprio tornaconto personale. 

John DeLorean fu un uomo abilissimo nel comprendere i desideri e necessità dei suoi possibili clienti e nel trovare le migliori soluzioni a livello ingegneristico e commerciale per soddisfarle. Per esempio negli anni sessanta, quando era un rampante manager alla General Motors, capì che si doveva puntare sui giovani squattrinati ma estremamente interessati ad avere una macchina ad alte prestazioni, piuttosto che ai top manager (che alla fine avrebbero usato le macchine solo per il tragitto casa-lavoro). La sua idea geniale quanto semplice fu' quella di prendere il modello più economico dell'azienda e montarci sopra il motore più potente a disposizione, creando qui un mezzo non particolarmente gradevole da vedere ma molto performante ed economico (la Pontiac GTO), ottenendo un grande successo commerciale e permettendo il salvataggio del marchio Pontiac. 

Più passava il tempo e più DeLorean otteneva fama e riconoscimento non solo presso i grandi capitali dell'industria dell'automobilismo, ma anche verso il grande pubblico, divenendo in breve tempo un piccolo emblema del successo e del buon gusto (e ovviamente non poteva mancare a corredo una moglie molto carina e più giovane di lui). Allo stesso tempo però più aumentavano l'approvazione e il denaro (nel 1973 era il vicepresidente della divisione auto e camion leggeri per il Nord America della GM), più in lui aumentavano i contrasti con la dirigenza, che non apprezzava la sua capacità di pensare fuori dagli schemi e la sua volontà di fare tutto da se senza coinvolgere i suoi superiori o sottoposti (un difetto che si porterà avanti per tutta la vita).

Uno dei prototipi della DMC-12
Nel 1975 John DeLorean decide fare il grande passo e creare la propria industria automobilistica. Ovviamente un tipo come lui non si sarebbe limitato a una banale fabbrica per produrre dei comuni automezzi, ma si lanciò a capofitto in un progetto che riprendendo lo spirito anticonvenzionale del suo creatore avrebbe completamente rivoluzionato il concetto di auto per come era stato pensato fino a quel momento (almeno sulla carta). La DMC-12, questo il nome del mezzo, sarebbe stata infatti un'auto pensata per resistere all'usura, con la carrozzeria in acciaio inossidabile (per evitare che si arrugginisse), disegnata per essere elegante, a basso consumo e teoricamente meno inquinante (dopo la crisi petrolifera del 74-75 cominciarono a crescere i movimenti preoccupati per l'inquinamento ambientale). 

Una idea bellissima ma come riuscire a creare dal nulla e in brevissimo tempo un auto e tutto l'ecosistema che ci girava intorno? Per non parlare dell’enorme somma di denaro necessaria per avviare il progetto? Senza considerare che i grandi colossi dell'automobile ci mettevano anni di studi solo per creare un modello? John DeLorean realizzò un vero e proprio miracolo; usando il suo charme, la sua capacità di trovare soluzioni alternative e inaspettate e grazie soprattutto alla sua enorme faccia di bronzo che gli permise di realizzare il suo sogno. 

Lo stabilimento costruito a Belfast
Inizialmente vennero creati due prototipi dell'auto per attizzare l’entusiasmo dei rivenditori e ottenere varie promesse di acquisto, che nonostante non fossero impegnative per gli acquirenti diedero al fondatore la possibilità di spacciare tali dati come vendite già assodate e avere un carta vincente da proporre. Quindi dopo un timido tentativo di creare la sua impresa a Detroit, DeLorean capì che se fosse andato fuori dagli Stati Unti avrebbe trovato molti possibili finanziatori interessati ad aprire uno stabilimento nel loro stato. John e soci da novelli Phileas Fogg quindi girarono il mondo per tentare di ottenere da qualche parte una fabbrica a basso prezzo o addirittura gratis. Tra i vari sondaggi ci fu il tentativo di rilevare la Maserati che però non andò in porto. Ebbene sì, la DeLorean poteva avere un cuore italiano ma ahimè il destino, per nostro sfortuna o fortuna, decise diversamente. 

Una tranquilla giornata nell'Irlanda del Nord negli anni 80
La turbolenta storia dell’Irlanda del Nord in quel periodo diede però una inaspettata mano a John DeLorean. Risultando in una diabolica collaborazione tra il governo inglese, che aveva estremo bisogno di investimenti industriali in una aria squassata dalla guerra contro l'IRA e dalla disoccupazione galoppante (e quindi capace di soprassedere, o meglio chiudere entrambi gli occhi ai pochi dati certi e alle molte vanterie dell'imprenditore americano) e l'imprenditore di Detroit, che aveva una disperata necessità di denaro per finanziare la realizzazione della sua DeLorean Motor Company. Il risultato finale fu un finanziamento di 84 milioni di sterline da parte del governo inglese a patto che l'azienda creasse una fabbrica a Belfast e assumesse 2500 operai tra la popolazione locale (e se ne occupasse della formazione), con una stima di produzione iniziale di almeno 30 mila vetture (e un piano di vendite necessarie a rientrare negli investimenti stabilito tra le 10,000 e 12,000 unità. Obbiettivo che la società non riuscirà minimamente a raggiungere).

All'interno della fabbrica
Un sogno che prometteva lavoro per migliaia di persone disperate e un futuro più roseo per una area squassata dalla segregazione e dall'astio tra cattolici e anglicani (e il loro desiderio rimanere o di uscire dal Regno Unito). In quest'ultimo aspetto la società portò a casa un buon risultato, riuscendo a far lavorare insieme le due comunità (anche se inizialmente furono previsti due entrate separate), purtroppo alla fine i lavoratori avranno più rammarico che nostalgia per l'imprenditore di Detroit visto come andrà a finire la società. Allo stesso tempo John DeLorean pur di mantenere il suo elevato e costosissimo stile di vita cominciò a cedere sempre di più al lato oscuro della sua personalità, quello narcisistico e maligno, che lo portò a sottrarre fondi alla società per un valore di circa 18 milioni di dollari (tanto che i suoi colleghi arrivano a brevettare la regola del 10%, visto che per ogni ulteriore finanziamento che con le buone o le cattive John otteneva, inevitabilmente teneva per se quella percentuale), che poi finì in un conto svizzero. Una operazione non solo fraudolenta per i contribuenti inglesi ma che era anche autolesionista per la realizzazione del suo sogno, in una società appena nata che aveva estrema necessità di fondi per sopperire alle varie difficoltà insorte (per esempio i primi modelli vennero venduto senza nessuna garanzia perché a causa della mancanza di esperienza delle maestranze locali e della difficoltà della produzione di componenti in acciaio inossidabile non erano rari guasti e pezzi difettosi, soprattutto nelle complesse portiere ad ala di gabbiano). Comportamenti avallati anche dalla sicurezza da parte del presidente dalla DMC che tutto si sarebbe sistemato appena avesse ingranato con le vendite. 

John DeLorean durante il processo
Alla fine il presidente della DMC riuscì , anche grazie alla collaborazione di Colin Chapman (fondatore della Lotus e vero e proprio genio della meccanica, per diversi anni capace di tenere testa in formula 1 a pezzi grossi come Ferrari) e all'uso come base per la meccanica degli stessi pezzi della Lotus Esprit, a produrre circa 9000 esemplari (di cui circa solo 3000 effettivamente venduti). Le vendite però non premiavano, l'auto nonostante le roboanti promesse non era così performante e il prezzo troppo esoso (il numero 12 nella sigla dell'auto faceva riferito al fatto che l'auto doveva essere venduta a 12 000$, perlomeno secondo le stime inziali, ma che poi tra spese aggiuntive e avidità di DeLorean la società arrivò chiedere 25 000$ per la versione base), cosa che comportò una mancanza di compratori e con i conti della società sempre più in rosso. Fedele alla sua idea di essere "il più furbo dei furbi" John DeLorean si fece tentare dalla possibilità di fare soldi facili con la vendita di stupefacenti, e cascò completamente in una operazione antidroga del FBI nel 1982, venendo arrestato per traffico di droga per un giro d’affari di 24 milioni di dollari. Il processo che ne derivò distrusse ogni possibilità di salvare la compagnia (che di fatti andò in bancarotta nel 1985) e la carriera del suo fondatore. 

La mia DMC-12 durante un evento. Cosa dite? Sembra un modellino? Certo che l'invidia vi fa dire delle castronerie :P
 
Alla fine John ne uscì assolto ma ormai era un uomo finito, divorato da un passato con cui non era mai riuscito a fare i conti, capace di fare di tutto pur di raggiungere il successo, ma dotato di grande carisma e genialità nel suo campo. Un moderno Dr Jekyll e Mr Hyde, che fini la sua vita da solo in un miserevole appartamento, mentre spaccia nei forum dove era invitato imminenti possibilità di nuove creazioni automobilistiche ma che in realtà vendeva orologi su internet per vivere. Fini per vivere il resto dei suoi giorni in quello stato di povertà che per tutta la vita aveva cercato di evitare a tutti i costi. 

Dall'altra parte è innegabile che John DeLorean abbia paradossalmente raggiunto il suo scopo, realizzando un auto unica e originale, ancora oggi amata e ricercata da milioni di persone. Imitata da tutti e mai eguagliata da nessuno.

In definitiva vi consiglio di vedere questo documentario in tre puntate da quaranta minuti, veramente ben fatto e interessante, che ci mostra sia i lati positivi che quelli negativi di un grande uomo.

4 commenti:

  1. Uhm molto interresante!
    ottima analisi e ooservazioni!
    Di certo questo personaggio ha fatto storia complimenti!

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    1. Grazie mille.

      Verissimo nel bene o nel male questi uomini hanno scritto una pagina della storia recente.

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  2. Vedo che nella vita di DeLorean ci sono tanti elementi ricorrenti di tante vite fatte di povertà iniziale fino alla ricchezza ottenuta un po' per meriti un po' per spacconeria fino alla catastrofe finale.

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    1. Sì, il periodo dell'infanzia/adolescenza è fondamentale per costruire il carattere di un essere umano.

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