venerdì 24 giugno 2022

Il grande potere del Chninkel di Rosinski e Van Hamme - Recensione -

Nel 1976 Grzegorz Rosinski conosce per la prima volta Jean Van Hamme e instaura con lui una collaborazione artistica che darà grandi frutti negli anni seguenti. Esattamente dieci anni dopo Rosinski e Van Hamme mettono in piedi un progetto che si discosta molto dal classico canovaccio del fumetto franco-belga, ma si rivelerà un vero e proprio capolavoro nascosto della produzione fumettistica europea. Si tratta infatti di un inusuale fumetto fantasy con elementi molto cupi e temi esistenziali e nichilistici.

I discepoli di J'on
Ci sono tutti gli elementi del grande fantasy: L'eletto scelto da una entità superiore, una grande missione da compiere per salvare il suo popolo chiamato Chninkel (che seppur dalle fattezze leggermente topesche sono innegabilmente ispirati agli Hobbit di Tolkien) da una grande minaccia, una serie di ostacoli e missioni secondarie per raggiungere la meta, cattivi potentissimi e ispirati ai cavalieri dell'apocalisse ecc (chissà se Miura non ha preso ispirazione da loro per la creazione dei componenti della mano di Dio in Bersek). Non manca  poi un tocco di fantascienza con la rappresentazione del Dio del pianeta nelle forme non molto diverse dal monolite nero di "2001 Odissea nello spazio" di Kubrick. Una storia che parte con i topoi classici del genere fantastico ma che vira entro breve tempo su riflessioni decisamente più negative, per esempio il rimando alla figura messianica del Cristo, anche se in un contesto molto più cinico e oscuro.

Infatti J'on, questo il nome del Chninkel protagonista, dopo una intera esistenza passata in schiavitù si ritrova a sopravvivere fortunosamente a una delle cicliche battaglie in cui si scontrano i tre eserciti degli immortali (che senza motivo apparente, che non sia quello di organizzare un'orgia di violenza e odio, si affrontano ciclicamente da millenni). Poco dopo incontra il suo dio, chiamato U'n, che gli ordina di fermare la follia che sconvolge il suo mondo. Purtroppo per il nostro protagonista il dio di questo universo si dimostra poco interessato ai suoi dubbi e decisamente parco con spiegazioni e aiuti. Tanto che U'n sembra quasi (e probabilmente lo è) scocciato del dover svolgere tale compito, come se la cosa fosse un fastidio da risolvere il prima possibile e senza troppo impegno.

J'on diversamente da Gesù non è perfetto (ma chissà se anche il salvatore in realtà non fosse più umano e fallace di quanto ci tramandano le fonti ufficiali). Tentenna continuamente per quasi tutta la sua storia, praticamente è costretto ad indossare dei panni che non sente suoi ma che tutti si ostinano a fargli indossare, costringendolo a diventare il messaggero di dio (contro il suo semplice ma concreto desiderio di vivere in pace con la sua amata). Più che salvatore è lui che deve essere spesso salvato dalle tentazioni e dai pericoli, più che emblema di purezza è il destino (o la sfiga ma dipende dal punto di vista) a non farlo copulare come vorrebbe. Eppure sbagliando, facendo scelte discutibili e apparentemente illudendo il prossimo alla fine J'on riesce a diventare veramente quell’araldo di speranza e cambiamento che il suo popolo vede in lui, facendosi carico dei loro dolori e sofferenze e realizzando la profezia per cui era stato chiamato in causa.

Spoiler:// Liberazione che però si rivela solo un atto beffardo e egocentrico del proprio creatore. Infatti U'n è un Dio geloso e vendicativo, completamente privo di quei sentimenti positivi che teoricamente lo dovrebbero rendere un pastore per il proprio gregge. Infatti è stato lui stesso a portare il proprio popolo alla rovina e alla perdizione, per poi dimenticarsene per secoli lasciandoli in balia degli stessi esseri da lui creati per torturali per i crimini commessi secoli e millenni prima dai loro padri. Alla fine torna, ma non per portare speranza e pace, ma cieco terrore, con cui dominerà le masse con la paura di una nuova punizione dell'alto. 


Lo stesso sacrificio finale di J'on (che praticamente è una versione fantasy della crocifissione di Gesù) è un atto inutile e senza senso, uno sviluppo in sé eroico e di grande sacrificio personale, che però smaschera solo la perfidia e l'ipocrisia del loro dio. Un essere così cieco ed egocentrico che arriva alla propria distruzione pur di dimostrare tutto il suo potere cancellando in una apocalisse la propria creazione. Spoiler://

La nostra unica arma capace di contrastare la follia e il male delle nostre esistenze

Riflessioni che rendo questo molto interessante e mi hanno fatto riflettere sul rapporto tra dio e le sue creature, la predestinazione voluta dall'alto e la autodeterminazione del singolo. Infatti come spiega lo stesso Van Hamme:

"Ho avuto la rivelazione di una teoria ch'è la seguente: dio ha creato una moltitudine di universi abitati e ha usato lo stesso metodo con tutti i popoli per sottometterli alla sua autorità. In un primo tempo i popoli primitivi si votarono ad una adorazione unilaterale a dio. Ma questo fa in modo che le sue creature se la cavino anche allontanandosi da lui, punendoli poi infliggendo loro il diluvio e ogni genere di catastrofi (...). Li lascia a macerare nel loro sconforto per qualche generazione e poi diffonde l'idea che occorra un salvatore per riscattare i peccati commessi. Attraverso questo salvatore il culto divino è ristabilito, ma integrato alla paura di una nuova punizione, assente nella fede primitiva."

Nessun commento:

Posta un commento