lunedì 20 maggio 2019

Casablanca (film) - Recensione -


Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1942
Durata: 102 min
Dati tecnici: B/N
Genere: drammatico, sentimentale
Regia: Michael Curtiz
Soggetto dall'opera teatrale di Murray Burnett, Joan Alison

Casablanca è uno di quei film storici che almeno una volta nella vita abbiamo citato o perlomeno sentito parlare da qualcuno. Uno di quelle pellicole che sono diventate il simbolo dell'era d'oro del cinema di Hollywood. Ma cosa rende così grande Casablanca? A mio giudizio non sono un singolo dettaglio o un qualche attore ma tutto l'insieme di elementi che lo compongono, quasi che il film abbia vita propria, diventando una delle storie romantiche per eccellenza.

Infatti gli elementi presi singolarmente non sono eccezionali, anzi alcuni sono abbastanza classici (l'eroe burbero ma dal cuore d'oro, il cattivo che alla fine si redime, la bella innamorata del tenebroso eroe), ma un cliché dietro l'altro e una meccanica perfetta dei vari ingranaggi del film lo rendono un capolavoro. Una continua passerella di scene emozionanti che scaldano il cuore e si fanno ricordare per sempre.

La trama: La seconda guerra sta sconvolgendo l'Europa e per chi si batte contro i nazisti sono tempi duri, tanto che molti per sfuggire alla guerra si rifugiano a Casablanca (nella cosiddetta "Francia non occupata", una sorta di porto franco dalle autorità tedesche, dove tutti sperano di ottenere un visto per espatriare poi in America. A fare da centro alle vicende c'è il famoso bar di Rick Blaine, il Rick's Café Américain, dove molti richiedenti asilo si fermano. Blaine ha un passato eroico, ma sembra essere diventato per qualche motivo un uomo freddo e indifferente delle sorti belliche. A smuovere la situazione ci penserà una sua vecchia fiamma.


Una delle cose che mi piacciono di più di questo film è il fatto che nonostante  si vedano pochissime location (il bar di Rick, qualche piccolo scorcio di Casablanca e l'aeroporto) il film sembra essere veramente molto più grande di quello ch'è in realtà. Anzi lo stesso Rick's Café Américain diventa una sorta di frontiera immaginaria in cui tutti i protagonisti si radunano, una sorta di saloon dei film western, da dove il confine tra bene e male si sfuma, tanto anche i cattivi rispettano le invisibili regole che sono state stabilite. Una calderone di speranze e delusioni, di sete di denaro e speranze di un futuro migliore si mischiano in modo perfetto.

Altro tema veramente intessente è la contrapposizione delle due figure eroiche, intendo quella America e quella Europea, rappresentate rispettivamente da Rick Blaine e Victor Laszlo, che assieme alla figura di vera Donna (la maiuscola non è messa a caso) di Ilsa Lund formano un triangolo amoroso incredibile. Victor e Rick sono caratterialmente apparentemente opposti, quasi dei rivali, almeno fino alla conclusione del film. Tanto Victor rappresenta la concezione europea di eroe nobile e galante, tanto Rick è apparentemente cinico e pieno di difetti (anche se poi ha un cuore d'oro, come quando per salvare l'onore di una ragazza trucca i risultati del proprio casinò ). Gran parte del film si gioca infatti tra rivalità tra il cavaliere cortese europeo e il duro detective hard boiled americano.

Casablanca è anche un film con profondo messaggio politico, come quando Rick risponde e zittisce i nazisti che stavano suonando l'inno tedesco Deutschlandlied facendo suonare la Marsigliese, con tutto il bar che si alza a cantare l'inno francese. Una scena ancora oggi dal forte impatto, anche se all'uscita doveva essere qualcosa di veramente incredibile. Sopratutto perché il pezzo finale con Rick che entra finalmente in azione per salvare la sua amata sembra suggerire al pubblico il dovere dell'America di entrare in guerra per salvare l'Europa dalla minaccia nazista. Su questo punto è interessante notare l'evoluzione del personaggio del capitano Louis Renault, inizialmente presentato come un nemico spietato e freddo, totalmente asservito al suo padrone tedesco ma che grazie agli esempi eroici Rick decide di cambiare bandiera (anche qui credo che si fosse un chiaro intento di appoggio alle forze francesi della "Francia libera").


Adoro poi il personaggio di Ilsa Lund, una donna grande e coraggiosa, combattuta tra due grandi amori a cui non sa rinunciare.

In definitiva un film capolavoro, che va visto almeno una volta nella vita, con un Humphrey Bogart praticamente perfetto.

16 commenti:

  1. Tanto di cappello, il film è talmente un classico che anche affrontarlo per scriverne mette quasi soggezione, sei andato dritto al punto, proprio per questo bravissimo ;-) Cheers!

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    1. Grazie mille Bro.

      Il film è talmente perfetto da poterci fare altri 30 post (e ci sarebbe ancora materiale) ma un piccolo omaggio ci stava.

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  2. Un classico della golden age, imprescindibile.
    Mi piace come hai descritto il bar, una sorta di zona franca per disillusi.

    Moz-

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    1. Credo che sia il film più citato di sempre, praticamente perfetto.

      Sì, il bar è il centro del film, un luogo magico dove tutto sembra possibile.

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  3. Bella recensione, complementi Long John Silver
    Caro Long John Silver farai un giorno in futuro una recensione del film di Orson Wells "Quarto potere".
    Sarebbe interessante parlarne.

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    1. Benvenuto nel mio blog!

      Certo, prima o poi ci sarà l'occasione di parlarne.

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  4. Bellissima recensione su bel classico del cinema in bianco e nero.

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  5. Recensione impeccabile per un film che vive di vita propria. Mi è molto piaciuta la tua sottolineatura del messaggio politico. In effetti oggi, in un'epoca di pace, forse si tende più a evidenziare la storia d'amore rispetto al resto. Il locale di Rick è davvero un microcosmo, una sorta di palcoscenico dei destini umani, con il contrappunto della struggente colonna sonora.

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    1. Sono contento che ti sia piaciuta. Si oggi proporre un messaggio così politicizzato sarebbe molto difficile, ma per fortuna erano altri tempi.

      Vero, io l'ho immaginato come un palcoscenico ma anche la tua descrizione ci sta benissimo. Per la colonna sonora dico solo "Suonala ancora, Sam".

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  6. Un ottima recensione Silver, un pellicola senza tempo, è un classico dei classici della epo

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    1. Grazie, è uno di quei film che nonostante siano passati ormai quasi ottant'anni dalla sua uscita riesce ancora ad emozionarci. Humphrey Bogart poi qui è semplicemente perfetto.

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  7. Bogart non mi ha mai fatto impazzire, ma è un mirabile film ben girato ed effettivamente reso indimenticabile da alcuni dettagli che fanno il grande cinema.
    La mia prima commedia teatrale parlava di una donna letteralmente innamorata del Bogart di Casablanca, al punto da parlare col suo poster, rifugiarsi nel sogno di un uomo con lo stesso fascino.

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  8. Ci sta. Guarda un giorno mi piacerebbe venire a vedere uno dei tuoi spettacoli, devono essere veramente uno spettacolo.

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