lunedì 11 giugno 2018

Bran Mak Morn - L'eroe oscuro di Robert E. Howard



Nella sua breve esistenza letteraria (poco più di dieci anni) Howard ci ha regalato diversi personaggi memorabili come: Solomon Kane, Conan il Barbaro, Kull il Valusia e tanti altri più sconosciuti come Dark Agnes. Rispetto a tanti autori contemporanei e anche moderni l'autore texano era convito (e io con lui) che non si potesse scrivere all'infinito storie con lo stesso personaggio, per quanto di
Disegno di Gary Gianni (Bran mak Morn)
successo, pena il rischio alla lunga di scrivere racconti vuoti e artificiali. Solo due personaggi fanno eccezione a questa regola: El Borak (Francis Xavier Gordon, il primo personaggio immaginato da Howard) e l'oscuro popolo dei pitti guidati dal loro re dal triste destino Bran Mak Morn, entrambi avranno vita lunga, ma il popolo mediterraneo avrà maggiore e più diffusa partecipazione, finendo addirittura per fare da special guest in molti racconti di Kull (di cui saranno alleati) e Conan (di cui saranno la trasfigurazione delle popolazioni dei pelle rossa) con una strizzata al mondo orrifico dell'amico Lovecraft.


La produzione di Howard è caratterizzata da un vena di nichilismo eroico di fondo. I propri eroi non hanno mai un lieto fine che gli ricompensi delle fatiche fatte, gli imperi creati sono di breve durata, cosi come la gloria personale. Anche quando la gloria sembra ormai raggiunta, tutto può essere messo di nuovo in gioco da un nuovo pericolo che si preannuncia all'orizzonte. Una sorta di realistica ruota della fortuna che può essere solo rincorsa senza essere mai raggiunta tranne che per un effimero tocco. Nessuno eroe però è raccolto in un velo di oscurità perenne come Bran Mak Morn, re di un popolo ormai scacciato nell'angolo più sperduto del mondo, degenerato dalla gloria di un tempo e destinato senza nessun appello all'oblio. L'unica speranza per quanto fievole è riposta nel re Bran, che ha conservato il sangue puro del popolo più antico del mondo, l'unico che sia riuscito a riunire gli ultimi scampoli del proprio popolo in una parvenza di regno, in una avventura costantemente in bilico tra speranza e pessimismo. Tutte le avventure che lo riguardano sono composte da un sorta di energia distruttiva, in cui il sangue versato può attrarre solo nuovo sangue in una spirale autodistruttiva. Anche quando l'ultima speranza, rappresentata del Re Bran, è ormai scomparsa da tempo il proprio popolo non può che rimanere tenacemente attaccata alla vita e a portare con se in una spirale d'odio tutti i popoli che gli si presentano d'avanti per reclamare gli ultimi pezzi di terreno in cui si sono rifugiati. Il popolo dei pitti mantiene fede al suo essere oscuro fino alla fine, anche quando ormai i loro ricordo è ormai scomparso come nel racconto "Il piccolo popolo" il loro odio per le nuove popolazioni è più vivo che mai.  

Re Bran e il suo popolo (disegno di M l Peters)
Si potrebbe essere portati a pensare che i racconti di Howard siano permeati da una tristezza e una malinconia unica, invece i suoi racconti sono caldi e vitali come il fuoco, così ardente da fare battere il cuore a ogni combattimento, a ogni nefandezza compiuta da Roma non si può non parteggiare per il re Pitto. 

Sicuramente da leggere sono i racconti "Regni della notte", "Vermi della Terra" e "L'Uomo nero". Nel primo si assisterà a un epico incontro tra Kull di Valusia e il Re Pitto uniti per combattere insieme in una sanguinosa battaglia l'esercito romano. Il secondo racconto è uno dei più riusciti esperimenti orrifici mai usciti dalla penna di Howard, con una forte l'influenza dell'amico Lovecraft, in cui assisteremo al richiamo per vendetta di creature mostruose da parte di Bran Mak Morn di cui sarebbe stato meglio non ricordare nemmeno il nome. Nel terzo racconto assistiamo alla definitiva caduta del popolo pitto, con Bran che è diventato ormai una divinità protettrice del suo popolo che è ormai scomparso dalle pagine della storia ma non per questo meno letale, mentre un guerriero celta parte con la sua benedizione alla volta di una missione suicida per salvare una ragazza della sua razza da uno oscuro destino.  

La copertina dell'edizione Urania Epix è veramente spettacolare e si adatta moltissimo al personaggio del Re Pitto.

14 commenti:

  1. Cerco sempre di recuperare quanto più materiale su Howard mi è possibile, questo mi manca ad esempio, ma con i tuoi post a tema mi incanto a leggerti, grazie per gli ottimi approfondimenti ;-) Cheers!

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    1. Grazie mille per il commento, le tue parole mi rendono molto felice. :)

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  2. I vermi della terra l'ho riletto qualche tempo fa. Non so se gli altri due racconti che citi li ho col titolo leggermente diverso... forse dipende dall'adattamento italiano.

    Moz-

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    1. Può essere, ogni editore ha un approccio diverso per la traduzione.

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  3. Prima o poi arriverò anche a lui.
    Ho già qualche suo racconto in antologie varie, ma non l'ho mai approcciato con decisione.

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    1. Ottimo! Aspetto un tuo post su un personaggio di Howard. ;)

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  4. Non sono un gran lettore di libri e ammetto la mia quasi totale ignoranza su Howard, però grazie a questo post ora ne so qualcosa anche io! 👍
    Sull'usare un personaggio all'infinito concordo in parte, fino a che si hanno idee perché no? Mentre è giusto metterlo da parte quando tutto risulta ripetitivo e/o forzato.

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    1. Howard era un soggetto molto particolare, amava talmente tanto immedesimarsi nelle sue creazioni da affermare che lui era semplicemente un bardo, e che lo stesso Conan dalle nebbie del tempo comparisse per narrarli le sue sanguinose avventure. Quindi una volta finita l'entusiasmo iniziale difficilmente tornava sullo stesso personaggio.

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  5. Io dico che si potrebbe vedere, e non di poco, nel personaggio di Bran Mak Morn e il suo popolo guerriero schiacciato da una Roma sempre più arrogante e ingorda (e anch'essa prossima al decadimento e l'annientamento, come poi è stato) un cupo parallelismo di ciò che fu la guerra di secessione con i confederati (i pitti) fieri, coraggiosi ma malmessi, messi sempre più alle strette dagli yankes "liberatori" (i romani).

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    1. Interessante riflessione ma per me hai travisato il concetto dietro racconti. Howard non era molto interessato alla politica del suo tempo, era più interessato alle sue origini (Bran Mak Morn nasce proprio dalle sue ricerche storiche sull'Irlanda, terra d'origine della sua famiglia) e alla capacità dei suoi personaggi di vivere la propria libertà usando la loro forza dirompente (sopratutto considerando che lo scrittore era per sua volontà/destino costretto a vivere in una città/abitanti che non amava particolarmente).

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    2. Veramente nel suo tempo la guerra di seccessione era gia bella che finita, non si può quindi parlare di politiche contemporanee a lui; anche perchè pure la ricostruzione del Sud era ormai cosa fatta.
      Comunque non è certo da escludere che il parallelismo era da farsi con la sutuazione vigente in Irlanda, in cui la corona inglese (specie nel Nord) faceva sempre un pò il bello e il cattivo tempo con gli irlandesi cjer non chiedevano (e chiedono) altro che l'indipendenza e la seccessione.

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    3. Vero, però non credo che la cosa si potesse già dire conclusa per la questione del sud, basti pensare alle politiche di segregazione razziale ancora in vigore negli anni 60 per dire (anche semplicemente per il fatto che non è escluso che Howard incontrò qualche vecchio veterano dalle sue parti).

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  6. WoW!!! Ma 'sto personaggio e le sue storie sembrano quelle di Asterix&Obelix se fossero sotto steroidi ed ascoltassero musica Metal XD

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    1. In effetti un pochino di somiglianza c'è, solo che Bran Mak Morn prende e tira fendenti come se non ci fosse un domani (cosa decisamente in linea con il personaggio in effetti).

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