lunedì 9 aprile 2018
La catena spezzata di Vasco Mariotti - recensione -
La trama vede il vecchio Gilles Le Normant confessare ai suoi amici una storia incredibile accaduta tanti anni prima nel cuore dell'Africa nera del quale era stato testimone. Anni prima infatti aveva visto nel territorio africano svolgersi strani culti bestiali e sanguinolenti, in riti nei quali era difficile discernere se fossero frutto di mera superstizione o se invece fossero veri riti di magia nera. Gilles viene però trovato morto poco tempo dopo e le ricerche condotte dai suoi amici aprono un mondo osceno fatto di licantropia, torture e sacrifici umani.
Vasco Mariotti è un autore che apprezzo tantissimo, uno scrittore che mi ha fatto scoprire come in Italia ci sia stato un periodo in cui il giallo italiano non aveva nulla da invidiare, per quanto più rivolto al pubblico popolare delle masse, ai romanzi angloamericani. Il suo stile fatto di intrecci narrativi complessi, ambientazioni esotiche e uno spiccato gusto per situazioni macabre e fantastiche è veramente piacevole alla lettura e attira immediatamente l'attenzione. Purtroppo questo romanzo a mio giudizio non è il massimo raggiunto da questo autore in fatto di mistero.
Un vero peccato perché certi elementi sono veramente interessanti. Come non rimanere affascinati da un culto diabolico fatto di sacrifici umani e che grazie a una mostruosa divinità ghepardo pretende di ottenere la possibilità di diventare uomini ghepardi/licantropi? Per non parlare poi della presenza di un macchinario/statua infernale nel quale le povere vittime vengono maciullate come sacrificio alla divinità in una storia ricca di fascino oscuro. Tutte cose sulla carta interessanti ma gestite malissimo.
Anche il resto del racconto è tracciato spesso con molta approssimazione, con personaggi inseriti senza un buon costrutto (e che spesso si fanno ammazzare con una facilità impressionante) e colpi di scena telefonatissimi. Non mancano momenti di vuoto all'interno del romanzo, che rallentano se possibile ulteriormente un romanzo già di suo lento e claudicante. Anche i personaggi principali sono tutti stereotipati e senza un briciolo di carisma.
In definitiva è un romanzo interessante, con qualche elemento di pregio, peccato che tutto il resto non sia così appagante, tanto che ho rischiato più volte di mollare il romanzo. Per chi si approcia per la prima volta a questo autore consiglio di leggere prima "I racconti dell'occultismo" e "L'uomo dai piedi di fauno" sempre di Mariotti e a mio giudizio molto più riusciti.
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Gran bella riscoperta questa!
RispondiEliminaVerissimo. Grazie a Cliquot stanno tornando alla meritata luce molti autori italiani ingiustamente eclissati.
EliminaBeh, non conoscevo proprio, e quindi grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaOvviamente andrei a caccia dei vintage... hanno quel design fantastico^^
Moz-
Hai ragione, le copertine vintage hanno sempre quel fascino di nostalgia irresistibile.
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