Di Emilio Salgari (uno dei miei autori preferiti) si potrebbe parlare tanto. Fu un autore tanto prolifico quanto sfortunato in vita, ancora oggi alcuni suoi personaggi risuonano nelle nostre menti. Chi non ha visto o sentito parlare del temibile Sandokan, del fosco Corsaro Nero ecc, personaggi che hanno goduto di infinite trasposizioni in ogni formato (cinema. tv, cartoni) e ancora adesso continuano a scatenare emozioni. Ma Salgari fu anche altro, fu scrittore di ampie capacità, che con la mente poteva creare storie a tema storico, western, d'avventura e addirittura ad anticipare per molti aspetti i romanzi di fantascienza. Una fantascienza però non ammantata di fiducia nelle capacità umane come nei romanzi di Verne (a cui comunque Salgari rimane sempre profondamente legato tanto da omaggiare i suoi racconti di riferimenti a macchine o situazioni presenti nei romanzi dello scrittore francese) ma di una sorta di pessimismo che lo avvicinava molto a Edgar Allan Poe (altro autore a cui il nostro scrittore era legato). Un pessimismo a tratti modernissimo, che comprendeva che l'uomo anche con tutte le sue potentissime tecnologie e il più raffinato intelletto non sarebbe mai riuscito a imbrigliare le forze della natura, anzi che a lungo andare più l'uomo avrebbe cercato di dominare la natura più questa avrebbe finito per ribellarsi a lui (ed è facile correre con il pensiero al riscaldamento globale, al clima sempre più instabile e inquinato, tutte cose dipese dall'operato dell'uomo).
Bisogna fare il plauso a Cliquot (che personalmente non ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto scoprire tanti titoli veramente interessanti) per aver riproposto in una nuova veste questi racconti. Una raccolta che mi ha fatto scoprire un lato di Salgari che non conoscevo, un lato forse più tetro ma non meno interessante. Una raccolta che "contiene le rarissime incursioni di Emilio Salgari nel mondo del fantastico e del (proto) fantascientifico", davvero molto interessante. Dove il mare diventa lo specchio dell'ignoto e della paura ma allo stesso tempo fonte di incredibili avventure, non è di certo un caso che gli Eroi salgariani preferiscano combattere e vivere in mare o in luoghi deserti piuttosto che avere rapporti con la asfissiante civiltà.
Mi ha stupito molto vedere come Salgari sia stato influenzato nella sua prosa da Verne e Poe, cosa che traspare moltissimo in questa raccolta, basti pensare al sottomarino che combatte una piovra gigante nel racconto "Negli abissi dell'oceano" che ricorda molto il romanzo di Verne "Ventimila leghe sotto i mari " (anche se l'avventura Salgariana risulta molto più moderna grazie alla presenza del siluro), o il viaggio sulla luna nel racconto che da il titolo della raccolta "Alla conquista della Luna" che ha molto in come le avventure di Hans Pfaall di Poe. Certo a leggere oggi i racconti molte cose risultano anacronistiche o forzate (la fiducia dell'autore nella forza d’espansione dell’idrogeno liquefatto come strumento di locomozione. Ma non bisogna mai dimenticare la distanza abissale in fatto di tecnologica che ci separa e sopratutto che certi elementi erano più di scena che effettivamente studiati. Siamo in fondo agli albori della fantascienza come la conosciamo oggi).
"A distanziarlo da Verne esisteva, peraltro, una sorta di scetticismo, persino di pessimismo nei confronti della scienza, delle nuove tecnologie e di tutto ciò che esse comportavano, non soltanto nel vissuto quotidiano ma in particolare nei riguardi della fantasia romantica. In altri termini, probabilmente sulla scia di Poe, considerava la scienza, esatta come una religione, l’entità che strappa all’intelligenza la virtù dell’immaginazione, trascinando l’umanità all’industrializzazione forsennata, tomba degli antichi miti romantici."Un monito che oggi più di ieri ci tocca nella realtà quotidiana.
Molto le imprese tentate, anche tecnologia così avveniristica da risultare aliena, finisco in tragedia e follia per i protagonisti. Dove la sfida dell'uomo contro la natura non può che avere esito disastroso per chi la compie (e gli stessi protagonisti non sono mai sicuri della riuscita dell'impresa ma costantemente in preda ai dubbi). Come in altri campi solo oggi si riesce a comprendere appieno lo spiritico romantico di Salgari, contro a ogni forma di oppressione o furto (tra i suoi tanti fan si può annoverare anche Che Guevara da giovane lesse ben 62 opere dello scrittore veronese e che ne riprese in parte lo spirito eroico e egualitario).
Altro spunto interessante è la costante presenza della follia nei suoi racconti e romanzi, che forse dipendeva anche dalla triste situazione famigliare in cui viveva Salgari, che l'autore cercava di esorcizzare nei suoi racconti (la follia e il suicidio furono elementi che si ripresenteranno a lungo nell'ambiente famigliare, anche dopo la sua morte).
I racconti presenti sono:
Inghiottiti dal Maelström!
Negli abissi dell’oceano
La Stella filante
Alla conquista della Luna
Lo scheletro della foresta
L’isola delle Sette Città
In definitiva consiglio vivamente questa raccolta, che permette di vedere un lato dal panorama salgariano ingiustamente messo nell'ombra.
Io mi sono fermato a Sandokan ( mio fratello aveva anche il vestito di carnevale da piccolo).
RispondiEliminaOttime letture comunque. ;-)
Salgari è un autore che mi piace molto e penso che sia per certi aspetti sottovalutato.
EliminaGrazie, anche tu non scherzi. :)
P.S. Scusami per il ritardo nel risponderti ma in questo periodo ho avuto poco tempo da dedicare al blog.