lunedì 11 aprile 2016

Il mondo dei fiori e dei salici. Autobiografia di una geisha - Recensione -



Il mondo dei fiori e dei salici. Autobiografia di una geisha 
Autore Sayo Masuda
173 p 
Traduttore Taddei S. 
Editore O Barra O Edizioni (qui la scheda dell'editore)


La Geisha ha ispirato  e inspira tutt'ora il mondo occidentale con la sua figura carismatica (basti pensare a Madama Butterfly, di Giacomo Puccini), fatta di arte e mistero, di fascino e di storie non narrate dietro le pareti di carta, ma effettivamente di tutto questo quando corrisponde alla realtà dei fatti? Il mondo dei fiori e dei salici ci permette di aprire uno scorcio sincero sulla triste e dura vita delle Geishe.

Con la caduta dello shogunato nel 1868, e la conseguente apertura al mondo occidentale dopo secoli di chiusura delle frontiere si diffonde in occidente una vera e propria febbre per il Giappone. Come si può anche vedere nel libro "Kiku-San La moglie giapponese", si dimostra vivo nella seconda metà dell'ottocento un forte interesse per la cultura e gli aspetti tipici della stessa. Tra questi sicuramente ha un posto privilegiato la figura della Geisha, vista dell'occidente come donna dal forte impatto romantico con decise tinte erotiche. Una donna che ha fatto del perfezionamento nell'arte e nella danza il suo unico scopo di vita. Tratti che poco si accomunano alla realtà dei fatti e che tendo ad enfatizzare una triste realtà. L'autrice riesce con un linguaggio semplice e privo di fronzoli a dipingere un quadro realistico della situazione, di una donna costretta contro la sua volontà a mercificarsi, a sfruttare ogni occasione utile per il profitto. Sicuramente un romanzo inusuale nel panorama giapponese, dove ancora oggi la donna ha ancora un ruolo per molti aspetti di margine nella vita della nazione.

Sayo Masuda (1925-2008) nasce nella prefettura di Nagano, regione dal clima terribile, da una coppia non sposata e in cattive condizioni economiche. Figlia del peccato e cresciuta senza alcun affetto famigliare viene subito dato allo zio per accudirla. All'età di 6 anni viene concessa come bambinaia a una famiglia di agricoltori. Qui soffrirà la fame e il freddo, continuamente vittima del pregiudizio dei proprietari fino all'età di dodici anni. Età in cui per sopperire ulteriormente alle gravi difficoltà economiche della madre verrà venduta ad una Okiya (una casa che si occupa della formazione e della gestione delle geisha) presso la stazione termale di Suwa come apprendista. Qui dopo un lungo addestramento fece il suo debutto a 16 anni. Diversi anni dopo il suo ritiro dall'ambiente decise di scrivere le sue memorie, non tanto per una sorta di catarsi quanto piuttosto per cercare di attenuare il continuo stato di povertà in cui viveva. Per quanto alla Okiya abbia ricevuto una cultura di primo livello, essa aveva il semplice scopo di permettere alla geisha di intrattenere il proprio pubblico con danze e canzoni popolari, quindi in essa molti elementi come la scrittura erano volutamente ignorati. Da fatti per la stesura di questo libro Sayao Masuada usa l'Hiragana (uno dei tre alfabeti della scrittura giapponese, solitamente imparato oggi nelle elementari) per raccontare la sua storia.

Degno di interesse nel libro è la dettagliata descrizione della formazione e della vita delle geisha. Che permettono di capire come queste donne fossero trattate fin dall'inizio come oggetto piuttosto che come esserei umani. Per esempio: Quando una bambina entrava nella casa veniva stabilito un prezzo per la vendita (Tama) e che doveva lavorare per 10 anni nella casa e alla scadenza degli stessi doveva dare un altro anno di lavoro come ringraziamento. La padrona della casa (Madre) aveva il diritto di vendere la "prima volta" della propria protetta al miglior offerente (mizuage) e non era raro che la prestazione venisse offerta più volte a vari ignari clienti. Le Geisha non avevano diritto di avere nessuna interazione affettiva con il cliente, in caso di gravidanza erano costrette ad abortire. Il massimo di libertà che una donna poteva aspirare era quella di mettersi sotto l'ala protettiva di un qualche signore facoltoso (Danna), e se esso non abbastanza facoltoso da mantenerla poteva cercare di avere diversi amanti con il rischio di perdere tutto in caso venisse scoperta. Una vita in una gabbia dorata, costantemente vissuta come un oggetto di lusso. Non erano rari i tentativi di fuga o di suicidio da questa terribile vita. 

Consiglio vivamente questo libro, non tanto per il suo valore letterario ma per quello storico/sociale. Un libro che può farci comprendere il triste destino di queste donne.       

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