lunedì 5 settembre 2022

SUMODO~The Successors of Samurai - Recensione -

 

Uno dei primi elementi che ci vengono in mente pensando al Giappone è sicuramente il sumo. Per i giapponesi il loro vero e proprio sport nazionale (il baseball è una cosa che hanno importato dai loro odiati/ammirati gaijin americani). Però a pensarci bene, quanto conosciamo di questo sport? Quanto di quello a cui viene associato in realtà dipende da pregiudizi ed incomprensioni culturali? Sicuramente la prima idea che ci viene in mente è quella di due "ciccioni" che si affrontano per sbalzare fuori dal ring l'avversario (cosa ovviamente sbagliatissima). Il Sumo è un vero e proprio stile/filosofia di vita, prima che uno stile di lotta vero e proprio.

Ben venga quindi questo documentario che ci permette di avere una visione più aperta e sincera di questo sport (con qualche distinguo di cui parleremo dopo). Il Sumo è un tema che come molte cose in Giappone è stato tramandato sostanzialmente inalterato da secoli.

Questa pratica infatti nasce intorno al VI secolo d.c, prima come rito propiziatorio per la prosperità e poi fu ripreso dai samurai come tecnica per buttare a terra l'avversario (che come tutti i samurai era pesantemente corazzato, quindi dotato di un peso non indifferente da sollevare), per poi finirlo con un colpo di grazia alla giugulare (uno dei pochi punti scoperti dell'armatura). Passo ancora altri secoli e il sumo diventa un vero e proprio sport per intrattenere i nobili e successivamente i popolani. 

La popolarità di questo sport non conosce gap generazionali
Come si può immaginare è uno sport che mette in campo molti aspetti cardine della cultura locale: Il coraggio, il rispetto per i compagni e in special modo per l'avversario, il sacrificio personale per ottenere un grande obbiettivo, l'onore, la conservazione della cultura nazionale ecc.

Il primo tema affrontato è quello dell'allenamento e di quanta attenzione venga profuso ogni singolo giorno, sia nell'addestramento del singolo che quello di gruppo. Gli esercizi puntano molto sull'assorbimento dello stile e dei concetti di combattimento, che devono diventare un tutt'uno con il lottatore (per intenderci un po' come accadeva con Kenshiro, dove il protagonista apprendeva e faceva proprie le tecniche di combattimento altrui). Scordatevi completamente l'idea del lottatore pigro e intento solo ad abbuffarsi, qui come in tutti gli sport professionisti bisogna lavorare moltissimo.

Mi ha davvero sorpreso vedere quanta preparazione e sacrificio comporti anche solo un singolo allenamento. Il solo lavoro per irrobustire e allenare ginocchia e polpacci (fondamentali per dare spinta e forza al movimento del lottatore) è qualcosa di veramente massacrante, credo che moltissimi appassionati di palestra cadrebbero sfiniti dopo una mezz'ora di allenamento con questi sportivi. Alcuni di loro arrivano a sollevare anche 300 chili per avere le migliori possibilità di vittoria.

Una parte del documentario è dedicata a mostrare come questi sportivi debbano farsi controllare costantemente da medici sportivi e ortopedici per controllare il loro stato di salute, soprattutto sullo stato delle articolazioni, che subiscono forti stress per via dell'impatto di masse di centinaia di chili in movimento (soprattutto il collo, che
essendo proteso in avanti, subisce numerosi traumi). Per molti lottatori di Sumo è poi importantissimo dimostrare un forte stoicismo davanti a fratture, lussazioni e strappi muscolari subiti durante un combattimento (tanto da scendere subito in campo se gliene viene lasciata la possibilità), cosa che spesso aumenta la gravità e l'estensione del danno. 

Un altro aspetto da sfatare è l'alimentazione. Infatti uno sarebbe propenso a pensare che si tratti di porzioni estremamente grasse e caloriche, invece è davvero incredibile vedere i capi palestra interessarsi a cucinare cibi salutari e gustosi per i loro allievi (anche se ovviamente le quantità sono estremamente generose). Quelle volte dove si concedono un pasto al ristorante è quasi sicuro che possano svuotare l'intera dispensa. 

Si tratta di uno sport dove scalare i ranghi è veramente difficile ma è molto facile discenderli, cosa che spinge gli atleti a dare tutto se stessi per ottenere un buon numero di vittorie. 

Essendo un documentario giapponese alcuni aspetti di questo sport che mi sarebbe piaciuto fossero esplorati meglio vengono solo accennati, per esempio lo stipendio di un lottatore o se ci sono anche lottatori di altre nazioni. Cercando un po' in giro si scopre che a parte vitto e alloggio la maggior parte degli sportivi non viene pagata (solo i campioni delle massime categorie hanno diritto a un ingaggio vero e proprio, e possono avere una propria stanza personale)*. Per quanto riguarda la presenza di stranieri credo di aver visto nel documentario un lottatore di sumo di nazionalità bulgara (ma ovviamente il nazionalismo giapponese fa sorvolare sul tema, perlomeno in questo documentario). 

Sono la fortuna di ogni ristoratore

che in questo sport apparentemente inattaccabile al passare del tempo sta cambiando. Per esempio gli allenatori adesso evitano di essere troppo aggressivi e violenti con i loro allievi (Se ne deduce che allenatori sadici come Daimon di "Mila e Shiro" o il babbo di "Tommy la stella dei Giants" non fossero solo il parto di sceneggiatori con una visione draconiana della vita). Alcuni intervistati sul tema hanno affermato di aver temuto più volte di poter morire durante un allenamento.

Dovrebbe trattarsi di Kotooshu Katsunori (nome di battaglia del bulgaro Kaloyan Mahlyanov Stefanov), uno dei massimi esponenti di questo sport, ma chissà perché nel documentario compare solo di sfuggita...

In definitiva un documentario caldamente consigliato per scoprire uno sport ancora poco conosciuto e studiato da noi. 

*in questo video su Twitter viene mostrato come moltissimi lottatori a fine carriera hanno estrema difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro perché hanno un livello di istruzione molto basso e nessuna esperienza lavorativa nel mondo reale. Rischiando spesso di finire in miseria:  https://twitter.com/Asiablog_it/status/1522248952246112258?t=eBp9gr_BlcBb2HvN0ydNmg&s=09

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