giovedì 18 febbraio 2021

Corrispondenze di guerra di Jack London - Recensione -

 

 

Jack London è uno dei più grandi scrittori americani di inizio novecento, pochi autori come lui sono riusciti a conquistare il mondo letterario in così breve tempo, lasciando dietro di se capolavori intramontabili come "Zanna bianca" o "Il rifugio della foresta" ma soprattutto "Martin Eden" (il suo più grande capolavoro e in cui l'autore riversò molte delle proprie esperienze personali).

Come disse di lui Burgess "Jack London morì a quarant'anni ed esaurì fino alla feccia la vita del corpo e quella dello spirito. Nessuna delle due lo soddisfece del tutto, e cercò nella morte il tetro splendore del nulla".

L'autore americano nacque il 12 gennaio del 1876 a San Francisco (California), da William Henry Chaney (un imbonitore itinerante) e dalla spiritualista Flora Wellman. Qualche tempo dopo William abbandona la donna, che nel frattempo era rimasta incinta (di London). Nello stesso anno Flora incontra e successivamente sposa John Griffith London, che darà il proprio nome al ragazzo.

Jack London a nove anni

Per aiutare la madre il giovane London lavora come fattorino, passando il proprio tempo libero presso la locale biblioteca pubblica, appassionandosi alla lettura. Nello stesso periodo chiede alla sua zia Jennie (la ex balia di famiglia) un piccolo prestito per comprare una barchetta, la Razzle-Dazzle, con la quale intraprende una serie di attività più o meno lecite (tra cui la pesca illegale di ostriche, diventando un vero e proprio "pirata di ostriche"). Qualche tempo dopo cambia casacca e passa dalla parte dei tutori della legge. Questo genere di attività lasceranno pesanti strascichi alla sua salute.

Dal 1893 in poi intraprende vari viaggi per mare e terra che lo porteranno a visitare il Giappone e a partecipare alla marcia dei Kelly's Army (un esercito di disoccupati che l'autore dopo qualche tempo deciderà di abbandonare per viaggiare da solo per il paese).

Nel 1895 intraprende un percorso di studi presso l'università di Barkley, ma nonostante abbia superato gli esami di ammissione è costretto ad abbandonarla dopo un semestre per mancanza di denaro. In quel periodo si appassiona alle teorie socialiste e darwiniane, che avranno una profonda influenza nei suoi scritti.

Nel 1897 si imbarca per l'Alaska, dove nel frattempo è esplosa la febbre dell'oro, ma in breve tempo si ammala ed è costretto a tornare a casa. Sarà proprio questo ennesimo fallimento a spingerlo a dedicarsi totalmente alla scrittura.


Nel 1899 vende il suo primo racconto (To the Man on trail), mentre nel 1903 esce il primo romanzo di successo "Il richiamo della foresta", che diverrà in breve tempo un best-seller. Sarà proprio grazie a questi primi successi che lo scrittore attira le attenzioni del "San Francisco Examiner" e del suo magnate, William Randolph Hearst, leader indiscusso dell'editoria americana nei primi anni del novecento. La sua controversa figura sarà alla base del personaggio di Citizien Kane di Orson Welles.

Hearst contatta London per proporgli di scrivere un reportage sulla imminente guerra tra Giappone e Russia per il controllo della Manciuria e della Corea. Lo scrittore accetta sia per il lauto stipendio, che gli permetterà di prendere fiato dai suoi assillanti problemi finanziari, ma anche come banco di prova per la sua attività di scrittore (e una possibile fonte di reddito alternativa se la sua carriera di scrittore dovesse interrompersi).

Nova Delphi porta per la prima volta in Italia questi reportage che London scrisse durante le attività belliche. L'interesse storico è molto limitato visto che il giornalista americano ebbe moltissime difficoltà nel seguire i combattimenti, soprattutto a causa del governo del Giappone, che ostracizzò in ogni modo i giornalisti intenzionati a seguire l'esercito (bloccando la maggior parte dei medesimi nel territorio metropolitano con futili attività mondane e infiniti pretesti burocratici. Forse anche per paura di mostrare un qualche debolezza dell’esercito o peggio sconfitta sul campo).

Solo London e pochi altri temerari riuscirono a raggiungere le retrovie (spesso ricevendo arresti per le loro attività. Jack London per esempio subì un lunghissimo e tedioso interrogatorio perché scambiato per una spia russa a causa delle foto che stava scattando in una città giapponese).

Gli aspetti più interessanti di questo reportage sono da ricercare in altri aspetti:


William Randolph Hearst by Clinedins

1) Jack London ci descrive una guerra "ibrida", con elementi ancora legati al vecchio modo di svolgere i conflitti (la logistica affidata ancora totalmente al trasporto animale e a quello che il soldato può portarsi dietro, una guerra non ancora totale come si vedrà in seguito e dove le azioni del singolo hanno ancora una certa rilevanza, il ruolo fondamentale della cavalleria ecc) contrapposti a elementi di modernità che in qualche modo anticipano la prima guerra mondiale (il ruolo massiccio dell'artiglieria, che costringe i soldati a sviluppare nuove capacità uditive per anticiparne la traiettoria; l'uso di navi moderne a monocalibro, cosa che sarà fondamentale per la vittoria navale giapponese; l'uso moderno dei mezzi di informazione ecc). L'autore si diletta spesso sui possibili sviluppi delle battaglie del futuro, e per quanto spesso non ci azzecchi, è sempre interessante vedere quali erano le sue impressioni e le deduzioni su come si sarebbero combattute le guerre del futuro.

2) La visione darwinista dell'autore sullo scontro di questi due grandi imperi. Due entità che stavano portando avanti un processo di ammodernamento e industrializzazione, anche se con risultati molto diversi: traumatico, rapido e forzoso ma sostanzialmente riuscito quello del Giappone. Un paese che voleva recuperare a tutti i costi l'inferiorità con i paesi occidentali, soprattutto dopo il tragico evento dell'entrata delle navi giapponesi del commodoro Perry nel 1853 e ottenerne implicitamente il loro rispetto. Il processo della Russia zarista fu invece molto difficile, a singhiozzi e solo a tratti riuscito. Un paese che pagava lo scotto di avere una classe politica bigotta e fortemente reazionaria, con un Nicola II debole e insicuro, un impero tanto vasto quanto arretrato. uno scontro che nella visione di London diventa uno scontro di razze. Una fucina dove i popoli più vecchi e deboli (i russi) devono cedere il posto ai popoli più forti e intraprendenti (giapponesi). Un "pericolo giallo" dove Jack London non può nonostante i suoi timori che provare una sorta di stima e rispetto per il popolo orientale. Nonostante alla fine il suo cuore rimanga sempre dalla parte del suo simile "bianco".

"I coreani sono una razza robusta, muscolosa, che sovrasta i padroni, i 'nani' che li hanno conquistati in tempi antichi e che oggi li guardano come un loro possesso. Ma il coreano è senza spirito. Manca di quell'elemento malese che fa del giapponese il soldato che è."

L'autore e alcune autorità giapponesi

3) Il mondo con cui lo scrittore si approccia alla popolazione locale, che spesso con il suo comportamento flemmatico ne scatena le ire o il disgusto per gli atteggiamenti infidi (a cui corrisponde qualche raro sentimento di stima per la loro forza fisica). A questi elementi sociali si aggiungono le difficoltà logistiche e di trasporto per il paese. Quello che ne esce fuori è un quadro di due mondi in antitesi, che non hanno i mezzi per comunicare ne forse hanno la volontà di farlo, complice una idea di fondo di superiorità nell'autore rispetto ai suoi sottoposti.


4) Un aspetto interessante è la difficoltà di tradurre non solo la lingua ma anche il diverso metodo di pensiero/cultura. Elemento che fa comprendere quanto fosse difficile far comprendere il pensiero occidentale e viceversa. Rendendo evidente l’impossibilità di tradurre totalmente la le esperienze e il metodo di visione e di pensiero altrui.

"La principale difficoltà con un interprete giapponese è quella di deviare il nostro pensiero ma anche il suo. L'interprete giapponese è asiatico. Lui non capisce il processo mentale di un uomo bianco tanto quanto il bianco non capisce il suo. Finché il suo lavoro consiste nel reperire un ferro di un cavallo o un rifugio per la notte, tutto va bene. Ma nel momento in cui gli chiedi una cosa astratta, allora sopraggiungono confusione e fraintendimenti. Non riesce a capire il tuo punto di vista, e subito comincia a pensare per te, ma la cosa peggiore è che tu non te ne accorgi per un po' di tempo, forse mai"
In definitiva un libro che mi ha piacevolmente colpito. Soprattutto per gli aspetti più antropologici della vicenda che per quelli narrativi/storici (che nella seconda parte ho trovato un po' soporiferi). Sicuramente non il migliore degli scritti di London, ma che mostra in un modo interessante e nuovo la filosofia, idee e processi mentali dell'autore americano. Il libro e poi correlato da un ottima prefazione e note biografiche realizzate da Cristiano Spilla.

6 commenti:

  1. Alcuni mesi fa Rai 5 mandò in onda un documentario proprio sulla vita di London, però si soffermò principalmente sui suoi ultimi anni di vita. Sapvei per esempio che tra le tante altre cose diventò anche un produttore cinematografico, realizzando pellicole mute dalle sue opere letterarie?

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    1. Credo di averlo visto. Jack London ha avuto una vita intensa quanto breve, cimentandosi in mille progetti diversi. Se non ricordo male diventò un produttore perché molti registi prendevano le sue storie e filmavano senza dargli nessun compenso.

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  2. Uno dei miei scrittori preferiti e soprattutto incredibilmente poliedrico da poter bazzicare in qualunque genere.
    Recentemente ho letto Il vagabondo delle stelle e La peste scarlatta e li ho divorati.
    Prima o poi avrei puntato anche Martin Eden, mentre il libro di cui parli confesso che mi era sconosciuto, ma se mi capita sottomano lo prenderò.

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    1. Verissimo, è stato un grande scrittore ma la vita non gli ha risparmiato sfighe e dolori (per esempio dopo il divorzio ebbe serie difficoltà a vedere le figlie).

      Martin Eden è uno dei suoi massimi capolavori ma non è abbastanza complesso a livello di trama.

      Non mi sorprende è stato pubblicato da una piccola casa editrice e l'ho scoperto per caso su una piattaforma che vende ebook.

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  3. Una guerra che, nella mia ignoranza, non conoscevo. Non sarà il miglior libro di London ma sembra proprio avere un suo perché

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    1. Non mi stupisce, è una attività che ahimè l'uomo non ha mai disprezzato. L'ho trovato più interessante per gli elementi citati che per l'abilità di London, ma sicuramente può essere interessante vedere l'autore in un campo diverso.

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