giovedì 2 aprile 2020

Conan - La cittadella scarlatta - Recensione - Robert E. Howard


Se la prima avventura di Conan ci catapultava nel pieno di un complotto per eliminare il re barbaro, nella seconda Howard spiazza di nuovo il lettore narrando del re Conan nel mezzo... di una battaglia campale dove il nostro eroe esce sconfitto (quando proprio uno pensa di aver capito l'andazzo ecco che quel birbone di Howard ti tira il tappeto sotto i piedi). Questo racconto venne pubblicato per la prima volta nel 1933 sulle pagine di Weird Tales.

Tsotha-lanti disegnato da Frank Brunner
La trama infatti vede Conan partire con soli cinquemila uomini per assistere un regno vicino, ma la presunta richiesta d'aiuto non è altro che un inganno di re Strabone e re Amalrus, che hanno organizzato una imboscata per distruggere lui e il suo esercito. Sconfitto l'esercito aquiloniano i due sovrani vorrebbero eliminare il re di Aquilonia, che stoicamente continua combattere sopra a una collinetta di nemici uccisi dalla sua spada, ma l'oscuro mago Tsotha-lanti, vero padrone di Koth, lo cattura con la sua magia e lo porta nella suo castello. Non avendo ceduto alle lusinghe del mago, il re viene relegato nelle segrete del castello, dove oscure entità si nascondono in attesa di ghermire e torturare l'anima di Conan per l'eternità. Riuscirà il re a trovare la strada per uscire dalla prigione e salvare il suo regno?


La cittadella scarlatta è un racconto piacevole, peccato che l'abbondanza di idee non venga sostenuta pienamente dalla trama, che anzi risulta molto compressa e in alcuni punti non vengono sfruttati a dovere (non è un caso a mio giudizio che Howard tempo dopo riprenderà molte delle idee di questo racconto per scrivere "L'ora del dragone". L'unico romanzo dedicato a Conan, in cui Howard ripose molte speranze. Ci sarà tempo in futuro per parlarne). La parte migliore è sicuramente quella dei sotterranei, dove la prosa dello scrittore americano da il suo meglio nel descrivere i vari orrori e pericoli presenti (alcuni come la cosa simil-rospo che urla e ride come una donna mi hanno dato i brividi), compreso un gigantesco serpente che non può mai mancare nelle avventure del barbaro.

Sono belle anche i spezzoni di poesie che intervallano i capitoli, dove howard in poche righe riesce a rendere perfettamente i vari stati d'animo del barbaro e del suo regno. Il tutto in un ancestrale scontro tra la forza pura di Conan e i decadenti diritti dinastici dei suoi avversari, che si riflettono anche nel diverso modo di amministrare il regno (tanto prosperi e ben organizzati si dimostrano i cittadini di Aquilonia, tanto sono in preda al caos e sottoposti ad esose tasse i cittadini dei regni avversari).

Disegno di Manuel Perez Clemente
Forse il difetto principale del racconto è che Conan è decisamente troppo statico e in balia degli eventi. Finendo spesso per essere sballottato qui e là dai vari maghi di turno. Solo nella battaglia finale il re di Aquilonia sembra riprendersi dal suo torpore (con tanto di scena liberatoria dove Conan dopo aver dato il benservito a un usurpatore del suo regno, lanciandolo dalla torre per sfracellarsi nel pavimento sottostante, si lancia in una risata colossale e nichilista in cui prende in giro sia le pretese dei suoi nemici sia i suoi buon propositi da regnante).

L'essere alato evocato dal mago buono di questa storia, Pelias, mi ha ricordato tantissimo un essere Lovecraftiano.

La battaglia finale è molto buona, forse un po' troppo frettolosa, ma appaga. Sopratutto grazie al combattimento finale tra Conan e il mago oscuro (con un finale decisamente particolare che non svellerò). 

In definitiva un racconto di spunti, ma non tutti vengono sviluppati a dovere. Interessante la diversa visione su come si amministra un regno tra Conan e suoi avversari.

9 commenti:

  1. Lo ricordo come una lettura piuttosto divertente, anche se aspetto il tuo parere approfondito su "L'ora del dragone". In ogni caso con Conan mi trovi sempre in prima linea ;-) Cheers

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    1. Lo so, per questo ho una grande opinione della tua persona.

      Prima o poi ci sarà l'occasione per parlare del romanzo.

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  2. Sai che questo non lo ricordo? Cioè, proprio il dettaglio del rospo che ride come una donna, eppure dovrebbe essermi rimasto impresso.
    Grande Conan, Howard ha dato tanto e per fortuna ha trovato degni successori: proprio ieri ho letto -a fumetti- la fine di una saga stupenda con un finale epico (che per me è il degno finale di Conan).

    Moz-

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    1. Può essere benissimo che non ti sovvenga alla memoria è un pezzo molto breve nel racconto.

      Quale?

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  3. Eh, sì.
    Arriverò anche da Conan, vedrai. ;-)

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    1. Non vedo l'ora di sentirne parlare nel tuo blog. Hai già un commento su cui contare ;)

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  4. Senti sto cercando questa storia ... oh qualche difficolta ma sembra interreante!
    Da quello che dici nella tua analisi è di certo un bel racconto e non manca una scena comica (Con conan che dopo aver defenestrato l'usurpatore deride i suoi compari, ammetto che a modo suo il Cimmero sa stare agli scherzi come nei racconti "Intrusi a Palazzo" e "Ombre a Zambula" certo è un sarcasmo particolare).
    Sei un grande!

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    1. Grazie. Conan ebbe successo perché era più solare e meno "depresso" rispetto al babbo putativo Kull, anche se come in questo caso c'è un grossa radice di amarezza (che ricomparirà più volte nel ciclo) tra le pagine del racconto.

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    2. letto le sue storie! Si è vero è un pò particolare comunque simpatico come guerriero!

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