domenica 24 febbraio 2019

Il primo Re - Recensione -


Lingua originale: protolatino
Paese di produzione: Italia, Belgio
Anno: 2019
Durata: 127 min
Genere: epico, storico, azione
Regia: Matteo Rovere
Soggetto: Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere
Sceneggiatura: Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere

Nel 753 a.C i due fratelli pastori Romolo e Remo vengono travolti da un'improvvisa e violenta esondazione del fiume Tevere, finendo spiaggiati nel territorio della potente città di Alba Longa. I due vengono catturati dagli albani come schiavi. Ribellatisi ai loro carcerieri, liberano gli altri prigionieri latini e sabini e, avuta la meglio, riescono a fuggire per raggiungere il Tevere, prendendo in ostaggio, sotto richiesta di Romolo, la sacerdotessa della dea Vesta Satnei, portatrice del sacro fuoco, così da conservare il favore degli dei. I due fratelli divisi da una diversa concezione del destino dovranno fare i confronti con una divinazione che vuole che uno dei due fratelli ammazzi l'altro per fondare poi una città che conquisterà il mondo.  

Il progetto di Matteo Rovere è davvero atipico per il panorama italiano, ormai diviso tra la film comici ridanciani e film serissimi che poi non portano nessun valore, sopratutto per una ricerca linguistica e storiografica davvero di alto livello. Un film con una fotografia perennemente oscura e nebbiosa, dove tra leggenda e storia, si svolgono le disavventure dei due fratelli incentrate sul sempre assillante quesito se il nostro operato sia solo opera della nostra volontà o il divino/natura interferisce in modo imperscrutabile e cinico nelle vicende degli essere umani. Una quesito che nel mondo ancora arcaico e quasi preistorico dei protagonisti ha una valenza fondamentale (ma ancora oggi ha la sua importanza nonostante il nostro apparente menefreghismo moderno), anche se uno dei fratelli prova le prime forme di ribellione al fato e alla passività date dagli oracoli/dei.  


Sarà proprio questo il leitmotiv del film, che si riverbera nella figura dei due fratelli. Romolo è una figura passiva, piegata costantemente al timore degli dei, tanto che molto spesso è la volontà di ferro del fratello a trascinarlo ed in definitiva a salvarlo dalla morte. Remo è invece una figura eroica, che si avvicina molto alla figura shakespeariana di Macbeth, un personaggio carismatico ma legato ad un aurea oscura. Un re senza città, padrone di un gruppo di disperati, con le potenzialità per diventare egli stesso un dio, ma sarà proprio il suo affetto per il fratello a lanciarlo in una spirale autodistruttiva che darà al pavido consanguineo la possibilità di emergere e diventare il vero primo signore di Roma. Una lotta tra due opposte visioni, tra le sbarre rassicuranti della religione abbracciate da Remolo e l'accecante libertà personale promossa da Remo, un conflitto eterno ma irrisolvibile. Interessante anche la figura della vestale, che non è solo la custode del fuoco sacro e del volere degli dei, ma anche l'unica capace di vedere la giustizia della causa di Remo e ne tenta perfino il salvataggio.

Un film che narra la storia della fondazione di Roma in modo realistico e cupo, lontano anni luce delle gloriose getta narrate secoli dopo dagli storici latini, un sogno fondato sul fratricidio e sulla violenza ma che ha in se anche i primi accenni a quella grandezza che la città della lupa raggiungerà nei corsi dei secoli grazie alla ambizione sanguinaria delle sue genti.

Ottima anche la ricostruzione delle piccole battaglie dell'epoca che nel film si risolvono alla faccia di solari ricostruzioni dei peplum, in scontri brevissimi dove il risultato finale è un enorme spargimento di sangue da arti e corpi tranciati in modo brutale.   

Interessante anche l'uso per tutto il film di un sorta protolatino, che permette una maggiore immedesimazioni nella storia ma che rende un po' più difficoltosa la lettura per chi non è abituato a un tale tipo di visione.  

Peccato che la seconda parte del film il film inizi una fase calante da cui non riesce mai a riprendersi, sopratutto nello scontro finale tra i due fratelli che risulta decisamente forzato e dalla vittoria in modalità principiante per Remolo. Comunque nulla di così grave da rovinare la visione del film. 

In definitiva un film caldamente consigliato, ci lamentiamo sempre del cinema italiano ma per una volta che qualcuno osa fare qualcosa di buono andrebbe premiato per il suo intervento. 

6 commenti:

  1. Perfetto: avevo già in mente di guardarlo, più che altro come atto dovuto vero un genere e una qualità poco battuti in Italia, ora mi hai convinto.
    Se nella seconda parte cala un poco, nessun problema :)

    Moz-

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    1. Mi fa piacere che la mia recensione ti sia stata utile. È un bel film e merita il massimo del sostegno.

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    2. Good! Vedrò di recuperarlo^^

      Moz-

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  2. Non l'ho visto, ma da quello che ho visto fra trailer e tuo commento, mi sa proprio di scimmiottatura di uno stile hollywoodiano che gli italiani non possono permettersi, non ancora. O perlomeno non questo regista.

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    1. Un po' sì, sopratutto nella parte finale dove la pellicola mostra il fiato corto, anche se devo dire che Rovere per il resto del film fa un lavoro veramente egregio.

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