Titolo originale: La tortue rouge
Paese di produzione: Francia, Belgio, Giappone
Anno: 2016
Durata: 80 min
Genere: animazione, drammatico, fantastico
Regia: Michaël Dudok de Wit
Produttore: Rémi Burah, Olivier Père, Isao Takahata
Ero molto indeciso se andare a vedere a vedere questo film oppure no, ma complice un'anteprima su mymovies e la mia cronica passione per l'animazione in generale mi hanno fatto propendere per l'acquisto del biglietto (con buona pace del mio già magrissimo portafoglio).
La storia inizia in media res con un naufrago che si ritrova in una isola tropicale disabitata, dove si trova a combattere con la natura per la sopravvivenza. Il nostro protagonista non si da per vinto e crea più volte una zattera con cui tentare di abbandonare l'isola, ma ogni tentativo di allontanarsi viene ostacolato da una tartaruga rossa di grandi dimensioni.
Il primo lungometraggio di Michaël Dudok de Wit (vincitore del premio Oscar nel 2001 per il cortometraggio: Father and Daughter) è una interessante opera, visivamente accattivante e che offre un'interessante e personalissima visione di una storia sul ciclo della vita e il rapporto tra uomo e natura.
Sicuramente l'elemento che più colpisce inizialmente è la totale assenza di dialoghi, con solo piccole esclamazioni vocali a fare da supporto, facendo in modo che siano le azioni, le espressioni facciali dei personaggi e la musica a raccontarci le loro storie e pensieri. Lo stile di disegno mi è piaciuto molto, con questa alternarsi tra disegno tradizionale e computer grafica sempre perfetto e mai accessorio. Il character design è veramente adorabile, con un stile che risente fortemente del tipico tratto delle bande dessinée (fumetto franco-belga).
Bellissime le musiche di Laurent Perez Del Mar, che riesce nell'arduo compito di non far rimpiangere Joe Hisashi.
La storia è molto semplice e divisa in atti separati (quasi fossero un ciclo pittorico), ma comunque ricca di significati e con alcune scene dal sapore fortemente onirico, con un background culturale che riprende sia le tradizioni occidentali (per esempio alcune scene mi hanno ricordato il mito delle Selkie) che la tradizione orientale (una flora cosi ricca di bambù ricorda molto le fiabe giapponesi). Una storia a tratti cruda, con una natura che non si risparmia nel farci vedere il suo lato oscuro, ma dannatamente affascinante. Peccato che la sceneggiatura non riesca sempre a farsi comprendere chiaramente e alcuni passaggi al mio giudizio sono poco chiari nella loro esposizione (per esempio il rapporto che si sviluppa tra il naufrago e la tartaruga), risultando non sempre convincenti, cosa che limita fortemente un film altrimenti perfetto.
In definitiva La tartaruga rossa è un film visivamente stupendo, peculiare, con una storia bella anche se non sempre chiarissima. Onestamente non è un film per tutti, sopratutto non adatta per un pubblico giovane, quindi se volete andare a vederlo al cinema in questi giorni non caricatevi troppo nelle aspettative.
Piccola postfazione: Per quanto per lungo tempo sia rimbalzata in giro l'idea, questo non è un film Ghibli. Lo studio Ghibli ha solo prodotto il film, ma non ha nessun ruolo diretto nella sua realizzazione (difatti il film è stato realizzato in Francia), ma comprendo che avere il grosso nome della "Disney giapponese" sulle spalle aiuti ad attirare pubblico. Quindi se andate a vedere il film nella speranza di vedere un film alla Miyazaki maniera questo film potrebbe deludervi.
Il primo lungometraggio di Michaël Dudok de Wit (vincitore del premio Oscar nel 2001 per il cortometraggio: Father and Daughter) è una interessante opera, visivamente accattivante e che offre un'interessante e personalissima visione di una storia sul ciclo della vita e il rapporto tra uomo e natura.
Sicuramente l'elemento che più colpisce inizialmente è la totale assenza di dialoghi, con solo piccole esclamazioni vocali a fare da supporto, facendo in modo che siano le azioni, le espressioni facciali dei personaggi e la musica a raccontarci le loro storie e pensieri. Lo stile di disegno mi è piaciuto molto, con questa alternarsi tra disegno tradizionale e computer grafica sempre perfetto e mai accessorio. Il character design è veramente adorabile, con un stile che risente fortemente del tipico tratto delle bande dessinée (fumetto franco-belga).
Bellissime le musiche di Laurent Perez Del Mar, che riesce nell'arduo compito di non far rimpiangere Joe Hisashi.
In definitiva La tartaruga rossa è un film visivamente stupendo, peculiare, con una storia bella anche se non sempre chiarissima. Onestamente non è un film per tutti, sopratutto non adatta per un pubblico giovane, quindi se volete andare a vederlo al cinema in questi giorni non caricatevi troppo nelle aspettative.
Io ogni volta che leggo su FB: "È uscito La tartaruga rossa, il nuovo film dello Studio Ghibli!!!" |
A me è piaciuto molto la scelta di non spiegare tutto, di lasciare il legame tra naufrago e tartaruga avvolto nel mistero. Prima ancora di una metafora della vita, La tartaruga rossa è una fiaba, quindi è giusto spingere ad ricorrere ad un po' della fiduciosa innocenza di quando eravamo bambini :)
RispondiEliminaPuò essere. Io nella tartaruga invece ho visto una metafora della natura e il naufrago come esempio della umanità, che devono convivere rispettandosi per sopravvivere (un messaggio ecologista molto caro allo studio ghibli). Solo che certi dettagli sono espressi in modo veramente troppo aleatorio per essere compresi da tutti e si rischia fortemente che il messaggio venga confuso o addirittura perso.
EliminaIo ero incerta, ho sentito pareri tutti ottimi riguardo alla realizzazione grafica, ma altalenanti rispetto alla trama. Causa portafoglio e impegni probabilmente lo recupererò in seguito.
RispondiEliminaÈ un bel film, visivamente d'impatto e con una trama interessante ma non è un film per tutti a mio giudizio.
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