lunedì 18 luglio 2016

Hurricane Polymar - Recensione-



Regia: Hisayuki Toriumi
Soggetto: Tatsuo Yoshida
Char. design: Tatsuo Yoshida, Yoshitaka Amano
Mecha design: Mitsuki Nakamura, Kunio Okawara


Quando ero un bambino mio nonno mi regalò delle videocassette di alcuni cartoni animati (non mi ricordo il perché, forse ero andato bene a scuola). Erano delle cassette di Huricane Polimar con alcuni episodi delle serie (probabilmente senza nessuna licenza per i diritti visto che non avevano nessuno testo o logo, solo delle immagini del personaggio). Sarà stato per lo stile molto accattivante, per le storie molto semplici o molto più probabilmente perché il protagonista menava i nemici come un fabbro a farmi appassionare alla serie, divorando la cassetta cosi tante volte che i colori avevano cominciato a virare verso il blu.

Ma da dove arriva Hurricane Polymar? Polimar arriva dal Giappone degli anni 70 prodotto dalla Tatsunoko (una delle più famose case d'animazione giapponese degli anni 70-80). Assieme a Kyshan e Tekkaman forma una sorta di trilogia fortemente ispirata ai fumetti americani, ma rivisitati in chiave giapponese (I poteri degli eroi derivano dalla tecnologia piuttosto che da incidenti chimici o fattori accidentali). In Italia ha avuto un buon successo venendo trasmesso da numerose reti locali.


La storia vede protagonista Takeshi Okinawara, un personaggio che riprendendo la tradizione americana è un ragazzo apparentemente inetto e pauroso quando è nei panni civili, entrare in possesso del polimet (che dal nome fa pensare a un prodotto per dentiere), un casco che gli permette di diventare Hurricane Polimar. Venendo ricoperto da una sostanza chimica che lo rende virtualmente invincibile, con una forza sovrumana e la possibilità di trasformarsi in diversi mezzi utili all'occasione. L'unico limite è un tempo massimo di trasformazione di  45 minuti pena la morte. A causa di divergenze di vedute con il padre si nasconde sotto mentite spoglie come assistente del detective incapace Kurumada, assistito dalla bella segretaria/affittuaria del locale Teru. Da qui spaiando con varie microspie l'interpol (dove lavora suo padre) combatterà il crimine che minaccia il mondo.

Punto forte della serie è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi principali. Joe Kuruma, il detective squattrinato riesce sempre ad essere accattivante e simpatico nei suoi tentativi di far vedere di essere un grande detective (fallendo miseramente ogni volta). Menzione particolare al fatto che porti sempre con se un pistola finta caricata ad acqua o alcool con cui cerca di spaventare fallendo ogni volta i nemici. Teru Neruba, la bella segretaria (nella vana speranza che Kuruma trovi finalmente un lavoro remunerativo per pagargli l'affitto arretrato), personaggio che fa del suo fisico il suo punto forte (sarà la protagonista di diversi siparietti sexy). Barone è uno dei protagonisti più riusciti della serie.  Ex cane poliziotto con la capacità di comprendere il linguaggio umano e fare monologhi interni, è l'unico che comprende fin da subito che Takeshi e Polimar sono la stessa persona. Punto forte del personaggio è il fatto che finisce sempre per commentare in modo sarcastico le avventure fallimentari del suo padrone (anche se a volte finisce egli stesso vittima delle stesse).


L'anime è caratterizzato da una violenza mai mascherata o limitata. Non sarà raro vedere persone ammazzate in modo brutale o atroce. Lo stesso protagonista non è certo parco quando si tratta di pugnare. Bellissima l'entrata in scena del protagonista, che con una bellissima risata anticipatoria si prepara a combattere i cattivi. Must della serie è il momento in cui il povero sgherro prescelto ricevere in ogni puntata  il triplo delle mazzate rispetto ai compagni.

Sicuramente interessante vedere come nella serie ogni banda sia abbigliata con vestiti e armi a tema (di solito ispirati a qualche animale), con il capo spicca su tutti per qualche accessorio in più. Tutte le bande sono provviste di strumenti di alta tecnologia, cosi forte che spesso la polizia e l'interpol non possono fare nulla e devo chiedere l'intervento di Polimar, che ribalta sempre la situazione sistemando prima gli sgherri e poi il capo.

Al giorno d'oggi alcuni elementi potrebbero risultare molto sempliciotti. Come il fatto che l'interpol disponga contro ogni logica di un esercito vero e proprio (con tanto di navi, aerei a reazione e carri armati), che ogni volta distrutti e ricostruiti nella puntata successiva. I personaggi che ovunque vadano comprendono e si fanno comprendere dagli abitanti. Onikawara che nonostante la sua palese incapacità non viene mai cacciato via. I cattivi che nascondono la propria divisa sotto abiti civili senza aumentare minimamente di volume (e togliendosi gli abiti civili come se fossero una tunica, anche se erano in giacca e cravatta!) ecc. Ma visto il periodo di realizzazione e il fatto che fosse realizzato per un pubblico infantile sono errori comprensibili. Fantastica la punta dove i nostri eroi decido di nascondere un vaso ripitturandolo con una bomboletta spary a doppio colore (un fondo di giallo e due strisce circolare viola allo stesso tempo!)

La serie nonostante gli anni sul groppone risulta ancora oggi piacevole alla visione. Ci sono molti difetti dettati dalla età della produzione, ma nessuno cosi pesante da risultare ad oggi indigesto. Ogni episodio è fine a se stesso, tranne il primo e l'ultimo episodio (assieme all'episodio x dove vine spiegata la nascita di polimar). Il canovaccio è sempre lo stesso: inizio con indagine, Kuruma anticipa l'interpol ma fallisce, Arriva Polimar a salvare tutti e fine. Sicuramente punto forte sono i combattimenti, ben realizzati e dalla buona coreografia. In definitiva è un bell'anime da vedere, divertente e ottimo da guardare ogni tanto per una pausa.


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