lunedì 4 giugno 2018

Monster from the Ocean Floor - Recensione -


Titolo originale: Monster from the Ocean Floor
Paese di produzione Stati Uniti d'America
Anno: 1954
Durata: 64 min
Genere: orrore, fantascienza
Regia: Wyott Ordung
Sceneggiatura: Bill Danch
Produttore: Roger Corman
Casa di produzione: Palo Alto Productions

Quella di oggi è la prima pellicola del nuovo progetto "Arrivano i mostri" volto a riscoprire e far conoscere pellicola che nel bene o nel male sono interessanti in questo genere ormai quasi del tutto scomparso nel mondo del cinema. 


Julie Blair è una turista americana in vacanza in Messico. Mentre sta dipingendo la ragazza incontra Steve Dunning, un biologo marino dotato del più figo e virile sottomarino del mondo (del tipo che appena ci sali sopra ti crescono 5 kg di peli sul petto come minimo), un sottomarino a pedali. I due vengono a conoscenza delle varie leggende locali su un mostro marino a cui non danno inizialmente ascolto, fino a quando Julie non vede emergere dal mare una Ameba gigante risultato di alcuni test atomici svolti nell'aria circostante. I due organizzano una corsa contro il tempo per sconfiggere il mostro ma dovranno affrontare le paure ancestrali degli abitanti del posto che vogliono sacrificare la ragazza per placare le ire del mostro.

Monster from the Ocean Floor che si è rilevato un film interessante per molteplici aspetti, alcuni anche decisamente inaspettati. Per esempio si tratta della prima pellicola prodotto da Roger Corman (diventato poi celebre grazie alla serie di film tratta dai racconti di Edgar Allan Poe con Vincent Price nei ruoli da protagonista), che grazie alle sue abilità dialettiche riuscì anche ad assicurasi gratuitamente il fighissimo sottomarino monoposto.

Il mostro in tutto il suo splendore
(ovviamente come era usuale ai tempi la locandina
 era la parte più interessante)
Altre elemento accattivante è che la ragazza non solo è la protagonista del film, ma ha un ruolo attivo e partecipativo alle vicende, spesso prendendo lei stessa l'iniziativa per la caccia al mostro. Oggi diremmo da donna forte, cosa decisamente inusuale per l'epoca (stiamo sempre parlando degli anni 50). C'è anche una interessante accenno di riflessione sul pericolo del sovrappopolamento e dell'inquinamento che ne può derivare.

La stessa locandina è diventata un cult tra gli appassionati del genere ed è stata probabilmente una delle fonti d'ispirazione per la creazione degli alieni nel cartone dei Simpson.

Certo non mancano i difetti. I messicani sono fortemente stereotipatati, sopratutto nei loro aspetti più negativi (la protagonista fa parlare un messicano offrendoli una bottiglia di alcool). Per allungare il brodo il film è pieno di dialoghi abbastanza inutili e noiosi. La recitazione è abbastanza legnosa, sopratutto nei personaggi secondari. Il film tenta anche di giocarsi la carta del popolo autoctono schiavo delle paure ancestrali, pronto a sacrificare la ragazza al loro dio, ma avendo solo due attori a disposizione (che interpretano una vecchia e uno sfaticato giovane) la cosa non porta da nessuna parte.

Il sottomarino che batte anche il nautilus in potenza
La scena più epica è quella finale dove il nostro fido biologo parte pedalando come un forsennato per salvare la sua bella, sconfiggendo la bestia semplicemente scagliandosi contro l'occhio del mostro. Che di fronte a tanta gagliardia non può che rimanere mestamente immobile per farci uccidere conscio della sua inferiorità nei confronti del sottomarino a pedali.

In definitiva un film molto carino e divertente, con qualche interessante particolarità (in primis il ruolo principale dato alla protagonista femminile). Sulla rete si trovano anche i sottotitoli nella nostra lingua grazie a un gruppo di Fansub.  

4 commenti:

  1. Un torpedone XD
    Bellissima rubrica, ottima idea.
    Che dire, anche io ho pensato ai due alieni dei Simpsons!
    Oh, ma se non stereotipiamo i messicani mangiaburritos, chi sennò? XD

    Moz-

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    1. Grazie mille :)

      Gli show di Matt Groening prendono molti spunti dagli anni 50 (Fry di Futurama è molto simile a James Dean in Gioventù bruciata per dire).

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  2. Ottima rubrica che cercherò di seguire con interesse!
    Gli stereotipi io li adoro, quindi per me sono un punto a favore!
    Nonostante ami le vecchie pellicole, questa non mi attira per niente.
    Mi piace però che nonostante gli evidenti difetti, ne riesci a trovare aspetti buoni!

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    1. Grazie :)

      Ho cercato di buttarla un po' nel comico per rendere tutto più leggero. Credo che per questo genere di film sia l'ideale per rendere tutto più digeribile.

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