venerdì 22 gennaio 2021

A stretto contatto - Riflessioni di un traduttore su Robert E. Howard di Michele M. N. Plaitano - (articolo realizzato in collaborazione con Teate Cimmerica per l'evento "Oriental Stories" del 22/01/2021)

 

Questo articolo è stato realizzato da Sir Michele M. N. Plaitano (traduttore di indiscussa qualità e caro amico del sottoscritto, senza di lui probabilmente molto di questo evento non sarebbe stato possibile), che ringraziamo per la costante pazienza e aiuto dato al sottoscritto per le sue idee.

Buona lettura. 

Simone Di Primio (Teate Cimmerica)

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1 Di Robert E. Howard c’è sempre molto da dire, anche considerata la sua rinascita, cominciata qualche anno fa, e attualmente ancora in corso. Di sicuro voci più autorevoli della mia si sono espresse raccogliendo dati biografici e lavorando a diverse critiche, sul suo stile e quant’altro.

Raramente è invece stato espresso un parere sulle traduzioni, ed è quello che io qui mi accingo a fare; tuttavia c’è bisogno di contestualizzare un po’ prima di poter toccare l’argomento.
Howard, o anche REH, o anche Two Gun Bob, o Patrick Ervin, in vita riuscì a guadagnare abbastanza per sostenersi in un modo molto particolare, con la pubblicazione su diverse riviste d’intrattenimento, i Pulp, così definiti perchè ricavati dalla polpa di legno. Erano riviste di costo contenuto e d’ampia diffusione, tant’è che proprio la pubblicazione fu alla base dell’amicizia e della corrispondenza tra Bob e il ben più noto HPL, e il contatto col circolo di scrittori che si rifacevano al ciclo Lovecraftiano di Chtulhu.


C’é chi, a mio avviso in modo molto sguaiato, ha definito Howard e i suoi colleghi di Weird Tales e altri pulp “pennivendoli”, paragonandoli ad autori contemporanei più letterari, sminuendo i loro scritti più di quanto non fossero loro stessi a fare, e specialmente Howard 2. Una simile definizione, però, può essere però facilmente applicata agli stessi autori italiani del medioevo, o addirittura agli altri autori della classicità che spesso mettevano le loro abilità al servizio di un nobile per riuscire così a far fruttare i loro studi: la pubblicazione su rivista può essere considerata una particolare forma di mecenatismo, seppur “distorta”; ma non è mia intenzione fare uno sterile  confronto sugli autori, chi ha scritto di più, in modo più artistico, e chi “ha i più meglio fan” in questa sede stiamo analizzando produzione, stile e diffusione di Howard, prima di arrivare agli aspetti più tecnici della traduzione.

E proprio dalla diffusione conviene cominciare, di quella Americana prima che di quella Italiana, per chiarire alcune dinamiche fondamentali. Howard ha avuto la fortuna/sfortuna di vivere in un periodo in cui era possibile la pubblicazione su rivista, come già accennato, ed é riuscito a fare della scrittura il suo mestiere, dopo diversi lavori.  
Questo ha comportato quindi due punti principali. Molti testi howardiani erano sottoposti a una cernita e modifiche varie, primo fra tutti “By this axe I rule” di Kull divenuto “The Phoenix on the Sword”di Conan 3. Possiamo riscontrare già una dinamica particolare. Un lettore degli anni ‘30, nelle storie successive di Conan, sa già che lui è destinato a diventare re; ed è quindi implicitamente sicuro del successo del proprio beniamino, restando così affascinato dallo svolgersi delle avventure. Di fatto, con Conan Howard crea ed esplora il mondo presente nell’era Hyboriana, a differenza delle avventure di Kull,  che spesso danno l’impressione di essere claustrofobicamente recluse nella sua capitale. Questa dinamica è generalmente replicata dagli editori che hanno scelto la pubblicazione che possiamo definire “a cronologia di pubblicazione,” preferendola alla “cronologia interna” in cui invece vediamo “l’evolversi” del personaggio. 4

Novalyne in Italia di Giovanni Valenzano - (articolo realizzato in collaborazione con Teate Cimmerica e Libri Howardiani per l'evento "Oriental Stories" del 22/01/2021)

La locandina dell'evento
 

Questo articolo è stato realizzato dal sapiente Giovanni Valenzano (creatore e amministratore del pregevole sito Libri Howardiani), che ringraziamo per la collaborazione e la pazienza dimostrata. Vi consigliamo di visistare il suo sito e di mettere un mi piace alla sua pagina FB.

Buona lettura. 

Simone Di Primio (Teate Cimmerica)

Una composizione che casualmente assume il profilo del Texas, il paese di Novalyne e Bob


Novalyne Price Ellis (9 marzo 1908 – 30 marzo 1999) è stata l'unica donna ad aver mostrato sincero interesse per Robert E. Howard (22 gennaio 1906 – 11 giugno 1936) sia come artista che come uomo.


Novalyne era cresciuta in una fattoria di Brownwood, in Texas. Seguendo il sogno della scrittrice, la ragazza era diventata insegnante di scuola per pagarsi gli studi al Daniel Baker College e successivamente alla Louisiana State University. Finiti gli studi Novalyne ottenne una cattedra in storia ed inglese colloquiale presso la Cross Plains High School. Qui, messa in contatto da un amico in comune, Tevis Clyde Smith, conobbe nel 1933 Robert E. Howard, scrittore di successo in quelle riviste pulp che erano - ben prima dei fumetti di Lee Falk (Mandrake e The Phantom), Alex Raymond (Flash Gordon), Hal Foster (Prince Valiant) ed i comics supereoistici con Superman e Batman -  una delle poche forme di intrattenimento popolare insieme alla radio ed il cinema fra le due grandi guerre che sconvolsero il Novecento. Novalyne avrebbe voluto incontrare Howard solo per cogliere alcuni “segreti del mestiere”, ma durante il loro primo incontro il magnetismo di Bob superò le sue aspettative, ed i due ragazzi iniziarono a frequentarsi abitualmente, per volere di lei. Dopo alcuni maldestri tentativi d’approccio naufragati nel nulla attorno al 1934, Bob e Novalyne strinsero un’amicizia che per quanto burrascosa, si rivelò autentica, fino alla fine.

Dalle memorie degli incontri riportate giornalmente in un diario, Mrs. Price Ellis nel 1986 ne aveva tratto un libro intitolato One Who Walked Alone (lett. colui che camminava da solo)[1], pubblicato dalla Grant, una di quelle case editrici americane che hanno contribuito alla riscoperta ed alla diffusione dell’opera howardiana tramite edizioni di prestigio, cartonate ed illustrate, che ora sono un vanto per i cultori di tutto il mondo.

mercoledì 20 gennaio 2021

By This Book I Rule! e Teate Cimmerica - Novità

 

Era un progetto che avevo carezzato da tempo ma dietro la spinta dei ragazzi di Teate Cimmerica ho messo in cantiere il mio primo podcast "By This Book I Rule!" che parlerà nel suo primo episodio dei film tratti dalle opere di Robert E. Howard. Ci sentiamo Il 22/01/2020 per il compleanno di Zio Bob ;) 

 

Qui trovate la pagina dell'evento, partecipate numerosi!!!

sabato 16 gennaio 2021

Il maggiore Payne - Voi conoscete la storia della piccola locomotiva coraggiosa? - Recensione -

Titolo originale: Major Payne
Anno: 1995
Durata: 95 min
Genere: commedia
Regia: Nick Castle
Soggetto: Joe Connelly, Bob Mosher
Sceneggiatura: Damon Wayans, Dean Lorey, Gary Rosen

Il maggiore Payne è un film che fa parte della mia infanzia, uno di quelle pellicole che da bambino mi sono rivisto un milione di volte e che grazie anche alle sue battute cattivissime (almeno per il target di riferimento) ricordo con molto piacere. Qualche giorno fa su Netflix ho visto tra le novità il faccione sorridente di Payne, potevo io rifiutarmi di dargli una visione in onore dei vecchi tempi?

Marine: "Il mio braccio! Il mio braccio!"
Payne: "Fammi dare un'occhiata. Ehi, amico, conosco un giochetto che ti farà dimenticare il tuo braccio. Dammi la mano! Ora sentirai un leggera pressione." [spezza il dito anulare del marine] 
Marine: "Aaaahh. Il mio dito! Il mio dito!"
Payne: "Funziona sempre!"


Il maggiore sa come rendere emozionante anche la giornata più grigia
Benson Winifred Payne è una vera e propria macchina da guerra, nonché un maggiore dei Marines, che ha praticamente sconfitto da solo tutti i nemici degli Stati Uniti (probabilmente a suon di frasi virili ma il film purtroppo sorvola su questo dettaglio). Il suo problema è ch'è stato così efficiente che l'esercito non ha più bisogno di lui e quindi decide "saggiamente" di rimandarlo nella società civile. Ovviamente lo stile di Payne poco si adatta alla vita comune, ma per nostra fortuna prima che il maggiore incontri un "sceriffo Teasle" con cui scatenare la propria guerra, viene richiamato da un  suo superiore per addestrare uno scapestrato gruppo di ragazzi in una scuola militare della Virginia, in attesa di un più guerresca occupazione.

martedì 12 gennaio 2021

Mariel di Redwall (Quarto volume della saga di Redwall) di Brian Jacques - Recensione -

 

Trovato a un mercatino dell'usato a pochi spiccioli Mariel di Redwall si è rivelato una piacevole lettura.

La trama del romanzo vede una Topolina risvegliarsi sulla spiaggia, senza memoria del suo passato e circondata da gabbiani che non hanno intenzioni pacifiche nei suoi confronti. Nonostante la sua debolezza fisica la protagonista riesce a salvarsi grazie alla sua forza di volontà e il provvidenziale uso di una corda piena di nodi come arma contundente. Qualche tempo dopo la ragazza raggiunge l'abbazia di Redwall, dove trova ristoro e nuovi amici, riscopre la sua identità e organizza una missione che la porterà a confrontarsi con il nefasto ratto Gabol, capo della fortezza piratesca nell'isola di Terramort e ottenere la propria vendetta.

Brian Jacques (1939 -2011) è stato uno scrittore che fin da bambino ha avuto la passione per la scrittura (complice il fatto che il padre, grande lettore, gli leggeva i romanzi di avventura di Sir Arthur Conan Doyle, Robert Louis Stevenson e Edgar Rice Burroughs). A dieci anni Brian, sotto consegna dell'insegnante, scrivere un racconto talmente bello che il maestro è convito che il bambino abbia copiato il testo. Terminata la scuola a quindici anni si imbarca su varie navi e va in giro per il mondo, ma la vita del marinaio non fa per lui. Nel 1960 fonda la propria band, i "The Liverpool Fishermen". La saga di Redwall venne pubblicata anche grazie all'aiuto di Alan Durband, uno dei suoi insegnanti della sua infanzia, che promosse il suo libro presso diversi editori (inizialmente senza dire nulla all'autore). La saga ha avuto un grande successo in Inghilterra e nel mondo. Purtroppo in Italia non tutti i romanzi della serie sono stati tradotti e pubblicati, e per recuperarli rimane solo il mercatino dell'usato o internet.

lunedì 4 gennaio 2021

Sabrina (1954) - Recensione -

Titolo originale: Sabrina
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1954
Durata: 113 min
Dati tecnici: B/N
Genere: commedia, sentimentale
Regia: Billy Wilder
Soggetto: dalla commedia Sabrina Fair di Samuel A. Taylor

Sabrina è una commedia romantica deliziosa e divertente, che non ha subito minimamente il passaggio dei decenni, diventando una vera e propria fiaba moderna che non può lasciare indifferenti.

La trama vede come protagonista Sabrina Fairchild, dolce e insicura fanciulla innamorata persa del bello e scanzonato David Larabee (il genitore della ragazza lavora come autista per la facoltosa famiglia dell'uomo), con già tre matrimoni fallimentari alle spalle, che invece non l'ha mai considerata. La ragazza  parte per vivere due anni a Parigi, dove la donna migliora il proprio stile e diventa più sicura di se. Ritornata a casa incontra per caso la sua vecchia fiamma che questa volta si innamora della ragazza. Ovviamente i genitori e il fratello maggiore Larry* non vedono di buon occhio questo rapporto, anche perché hanno già organizzato il matrimonio di David con una ragazza dell'alta società che gli permetterà di realizzare un affare milionario.

domenica 3 gennaio 2021

No Straight Roads - Recensione -

 

Non sono mai stato un esperto di musica, al massimo posso vantare una discreta conoscenza nel campo delle sigle di cartoon, e infatti generalmente ascolto un po' di tutto in mischione caotico di generi. Quindi ero il soggetto teoricamente meno interessato a un gioco che fa della musica e della passione per il suonare uno strumento il suo tema centrale, invece "No Straight Roads" grazie a uno stile particolare e una grande fantasia nella realizzazione dei personaggi mi ha letteralmente conquistato a suon di musica. 

NRS ha una riuscita componente visiva che ricorda molto Jet Set Radio e con le pose alla JoJo.
Il gioco narrare le avventure rockeggianti della chitarrista Mayday e dal batterista Zuke, due musicisti indie che vogliono riportare a nuova gloria il genere rock nella città di Vinyl City.  Questo però va contro i diktat della potente etichetta discografica No Straight Roads o NSR, che grazie al suo monopolio ha imposto il genere EDM come l'unico accettato in città (genere che secondo Wikipedia in Europa si potrebbe definire affine alla "musica dance"). I due dovranno affrontare e sconfiggere i campioni della NSR se vorranno andare avanti nel loro sogno. 

venerdì 1 gennaio 2021

Un magnifico ceffo da galera - Recensione -

Titolo originale: Scalawag
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Italia, Jugoslavia, Stati Uniti d'America
Anno: 1973
Durata: 92 min
Genere: avventura, western
Regia: Kirk Douglas, Zoran Calic
Soggetto: Robert Louis Stevenson ("L'isola del tesoro") 

Adattare un classico è sempre una operazione difficile, soprattutto quando si vuole adattare la storia a un contesto più originale, per questo spesso si preferisce riprende la storia del romanzo senza particolari stravolgimenti, ma rischiando di portare al cinema l'ennesimo film uguale ai precedenti e che si dimentica poco tempo dopo la visione. Eppure i classici della narrativa, se ne vengono rispettati i temi centrali si prestano benissimo a nuove interpretazioni e ambientazioni. 

Danny sei tu?
Deve essere stato proprio questo ragionamento a portare nel 1973 Kirk Douglas a dirigere un film che vuole trasporre le avventure Jim e Long John Silver (questo nome non mi è nuovo) nei polverosi e avventurosi paesaggi jugo... ehm! Paesaggi western. Si tratta del primo film diretto dal famoso attore americano. Nel film è presente in un piccolo ruolo anche un giovane Danny Devito. 

La produzione del film fu abbastanza problematica, non solo per le avverse condizioni del posto (sul set non erano previsti servizi igenici), ma anche per la indigesta cucina locale (tanto che l'unica frase in iugoslavo che il regista imparò fu per chiedere non mettere l'aglio nelle pietanze). Il titolo originale "Scalawag" sarebbe dipeso dal fatto che il pappagallo pronuncia questa strana parola durante il film.