lunedì 27 settembre 2021

Una vita in lettere vol. 1 (1825-1850) di Charles Dickens - A cura di Laura Bartoli - Recensione -

 

Il 4 settembre del 1860 Charles Dickens brucia tutta la sua corrispondenza, in poche ore le fiamme bruciano chilometri di parole scritte in decenni di vita e rivolte sia a umili soggetti come a grandi personaggi del suo tempo; e forse con le ceneri portate via dal vento lo scrittore inglese sperava che se andassero anche i suoi pensieri, dubbi e pecche. Un pensiero di eclissamento, forse presagio della morte imminente, che nei fatti non riuscì a realizzare visto che i suoi conoscenti e colleghi conservano con cura le sue missive (che ci sono pervenute quasi tutte intatte e che continuiamo a riscoprire ancora oggi). 

"Ieri ho bruciato, nel giardino di Gad's Hill, lettere e documenti accumulati in vent'anni. S'è levata una fumata come quella con cui sulla riva il Genio si palesò dallo scrigno; e poiché il tempo era splendido quando ho cominciato, e pioveva a dirotto quand'ho terminato, sospetto che la mia corrispondenza abbia oscurato il volto dei Cieli"

ABEditore e la curatrice dell'opera Laura Bartoli ci fanno un regalo prezioso e veramente unico, la traduzione di ben 150 lettere dello scrittore, completamente inedite in italiano, che ci permettono di farci in un quadro più preciso ed autentico (con pregi e vizzi) di uno dei più grandi scrittori della narrativa inglese e mondiale. 

Si comincia con i primi amori, le difficoltà finanziare della famiglia che lo costringeranno ad abbandonare la scuola e a trovare un lavoro presso una fabbrica di lucido da scarpe (cosa che non perdonerà mai ai genitori e che sarà la base per il suo romanzo più famoso "David Copperfield"), i lavori di cronista parlamentare, le costanti difficoltà economiche che lo costringevano spesso a fare i salti mortali tra piccoli prestiti di amici ed editori per pagare le spese domestiche (in questo periodo inizia a scrivere i primi bozzetti che confluiranno nel "I quaderni postumi del Circolo Pickwick", il suo primo successo letterario). 

lunedì 20 settembre 2021

Thunder 3 - Recensione -

Paese di produzione: Italia
Anno: 1988
Durata : 98 min
Genere: azione, avventura
Regia: Larry Ludman
Soggetto: David Parker Jr, Larry Ludman
Sceneggiatura: David Parker Jr, Larry Ludman
Produttore: Fabrizio De Angelis 

Con questo capitolo si conclude a malincuore la saga di Thunder, il Rambo forse di spirito poco indiano ma decisamente di italico cimento. 

Un po' come il suo attore (Mark Gregory che ormai sono sicuro che si tratti di un alieno, visto che in ogni film ha una fisionomia diversa. L'attore poco dopo questo film scomparirà completamente dalla scene, forse per evitare di partecipare ad un eventuale nuovo capitolo) Thunder ha di nuovo cambiato pelle: Nel primo film era una sorta di outsider venuto per riportare la giustizia in città, nel secondo era una sorta di indiano perfettamente inserito nel sistema e perfino con un lavoro come tutore della legge, in questo terzo capitolo... ehm... Thunder si mette a fare l'indiano del discount, di quelli che per interdirci vedevi nella peggiori pubblicità o film. 

Quello che è certo in questo capitolo è che David Parker Jr e Larry Ludman vogliono dare una nuova rilettura al personaggio (o forse sarebbe meglio dire che il nostro due aveva finito il materiale da cui prendere ispirazione e tocca fare da se) e quindi questo film lo si potrebbe definire una sorta di soft reboot per lanciare il personaggio verso nuovi obbiettivi. O perlomeno è quello che il mio cervello ha disperatamente ipotizzato per cercare di spiegare la collocazione temporale del film. 

Il nostro irriconoscibile Thunder e suo... figlio? Ma nel film precedente non era un neonato? Quanto è vecchio Thunder in questo film per avere un figlio dodicenne? E se non è suo figlio cosa ci fa con un bambino non suo nei boschi? Domande senza risposta.
Infatti Thunder in questo film vive la sua tranquilla vita da indiano stereotipato fino a quando i buzzurri locali non organizzano la versione americana della famosa scena di caccia di Fantozzi, solo che non avendo a disposizione il correspettivo locale del perito industriale Carletti, decidono che cambiare genere e dedicarsi alla caccia all'indiano causando danni e feriti tra i compagni di Thunder. 

lunedì 13 settembre 2021

Fantasy & Science Fiction n. 13 (Ottobre 2015) - Recensione -



In questo nuovo volume di F&Sf il tema centrale è il cambiamento, inteso come rivoluzione delle nostre vite; sia che esso sia dipeso da grandiosi eventi apocalittici, sia che dipenda da cambiamenti interni ma non meno rivoluzioni.

I racconti presenti sono:

Disegno di Pascal Blanché
Eco di Elizabeth Hand:
In un futuro imprecisato il mondo è andato alla rovina, ma l'amore a distanza tra due persone sopravvive nei ricordi e nelle poche lettere che i due riescono a scambiarsi durante i brevi momenti in cui la rete torna a funzionare. Un amore che si arricchisce di nuovi significati e aspettative man mano che i ricordi personali scompaiono. Racconto promosso a pieni voti.

Fino a veneranda Età di Wilson Tucker: L'intera umanità sembra scomparsa dalla faccia della terra, solo un soldato americano grazie a un colpo di fortuna è sopravvissuto  La scomparsa della sua specie non pregiudica affatto che il nostro soldato possa divertirsi a saccheggiare la città, soprattutto quando una strana donna dalle fattezze da pin-up compare all'improvviso a fargli compagnia (anche se l'alcool la fa "sciogliere" un po' troppo). Racconto molto carino e divertente nella sua rilettura del classico tema dell'invasione aliena.

I ratti di Athur Porges: Terrificante racconto a tinte horror dove a causa di vari esperimenti atomici alcuni ratti hanno subito una inquietante capacità di apprendimento e il protagonista ne patirà le conseguenze.