lunedì 24 dicembre 2018

Canto di Natale di Topolino - Recensione -


Titolo originale: Mickey's Christmas Carol
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1983
Durata: 26 min
Genere: Animazione, Fantastico, Drammatico, Avventura
Regia: Burny Mattinson
Soggetto: Charles Dickens

Il canto di natale di Topolino è a mio giudizio il prodotto televisivo da guardare sotto natale (altro che il sopravalutato "Una poltrona per due"). Infondo qualsiasi prodotto che porti il nome dell'opera di Dickens e che rispetti almeno un pochino lo spirito è degna di visione, anche se bisogna dire che la Disney è stata bravissima a comprimere la storia in soli trenta minuti senza sacrificare nulla della storia originale. 

Sciocco dettaglio personale.
Fino a qualche tempo fa era sicuro al 100% che questi due fossero
una citazione a Sherlock Holmes e al suo fido assistente Watson 
I primi anni 80 rappresentano uno dei punti più alti della produzione disneyana, sopratutto per quanto riguarda l'animazione tradizionale, che qui raggiunge vette qualitative veramente eccezionali (Sopratutto per la presenza sia di vecchie che delle nuove generazioni di animatori, con i primi che imbrigliano con loro sapienza la voglia e le capacità dei nuovi venuti). Questo corto rappresenta anche un gradito ritorno in scena del formato dei corti del topo, che erano rimasti fermi al 1953, dopo che la tv e la comparsa di altri carismatici personaggi avevano messo in ombra la figura di Topolino, facendo cessare la produzione dei corti e dirottato le risorse verso i nuovi formati televisivi e cinematografici, tranne qualche breve sortita ogni tanto per prodotti particolari e originali.

sabato 15 dicembre 2018

Jane Eyre di Charlotte Brontë - Recensione -



Jane Eyre è uno dei capolavori della letteratura inglese, sopratutto grazie al suo stile semplice ma innovativo, grazie anche a un'ottima caratterizzazione dei personaggi. Sopratutto per il personaggio protagonista, Jane Eyre, che ancora oggi grazie al suo spirito forte e passionale riscuote la simpatia e l'ammirazione di milioni di lettori.

L'autrice
Il romanzo venne scritto da Charlotte Brontë, nel 1847 inizialmente sotto lo pseudonimo maschile di Currer Bell (vista l'ostracismo del pubblico dell'epoca per gli scrittori di sesso femminile). Scritto in parte biografico visto che molti elementi del romanzo come le condizioni disastrose di vitto e alloggio nell'istituto femminile di Jane, il solitario ruolo della precettrice nella società dell'epoca, la bontà della governante furono ripresi dall'esperienza diretta dell'autrice (che nelle disastrose condizioni del Clergy Daughter's School di Cowan Bridge vedrà morire le due sorelle maggiori Maria ed Elizabeth).

lunedì 10 dicembre 2018

Il ritorno degli Ewoks - Recensione-


Titolo originale Ewoks: The Battle for Endor
Paese USA
Anno 1985
Regia Jim Wheat, Ken Wheat
Soggetto George Lucas
Sceneggiatura Ken Wheat, Jim Wheat
Genere azione, avventura, fantastico, fantascienza
Durata 94 min


Se il primo capitolo si poteva considerare un onesto filmetto fantasy per bambini, con una storia che doveva molto alle opere di Tolkien, non tanto si può dire di questo secondo capitolo. Certo "Il ritorno degli Ewoks" ha una impostazione ancora molto fantasy (anche se questa volta più ispirata al mondo D&D), ma questa volta c'è una inaspettata dose di violenza e massacri inserita forzatamente nella trama, anche se l'intenzioni di Lucas volevano portare la storia a un più bucolico sviluppo (ne riparleremo fra poco).

La trama vede Cindel e la sua famiglia finalmente pronti per lasciare il pianeta. Purtroppo la sfiga degli Ewok non conosce pietà e il villaggio viene attaccato dalle malvagie forze di Terak, anch'esse bloccate sul pianeta, che sperano di ottenere il potere necessario per poter tornare nello spazio. All'attacco sopravvive solo la piccola Cindel e Wicket (già presente nel primo film), ora sta i due aiutanti dal vecchio naufrago Noa salvare la tribù degli Ewok imprigionata nella fortezza di Terak.

martedì 4 dicembre 2018

The Long Way. Il lungo viaggio di Becky Chambers - Recensione -


Rosemary Harper ha un triste passato che vuole al più presto dimenticare e la navicella trivellatrice spaziale Wayfarer sembra fare al caso suo, con il suo caotico e multi specie equipaggio in cui si può facilmente mischiarsi e scomparire, ma il viaggio che l'aspetta sarà molto più interessante e ricco di esperienze di quanto poteva immaginarsi

Il romanzo di Becky Chambers si dimostra un esperimento decisamente interessante, con una trama decisamente più orientata a narrare i personaggi e i loro legami personali che a focalizzarsi su avventure mozzafiato e colpi di scena incredibili. Il risultato finale è interessante ma non mancano molte criticità.

sabato 1 dicembre 2018

L'avventura degli Ewoks - Recensione


Regia: John Korty
Sceneggiatura: Bob Carrau
Anni: 1984
Durata: 96 minuti
Genere: azione, avventura, fantastico, fantascienza
Cast: Warwick Davis, Fionnula Flanagan, Guy Boyd

La temibile comitiva
Nel 1984 Lucas è sulla cresta del successo dopo la conclusione della prima trilogia di Star Wars, nessuno infatti può ancora immagine l'orrore delle edizioni speciali e una nuova trilogia interamente in CGI con trama non pervenuta è ancora un evento lontano. I fan della saga lo esaltavano e ovviamente il regista pensò bene di sviluppare il mondo di Guerre Stellari e il proprio conto corrente in banca con nuovi film televisivi, fumetti, videogiochi ecc. Il primo tentativo si ebbe nel 1978 con "Star wars holiday special" talmente "riuscito" che ancora oggi i fan e Lucas per primo continuano a cercare ogni copia rimasta nel mondo per distruggere qualsiasi prova della sua esistenza. George Lucas nonostante il flop però non demorde è nel 1984 produce e per alcuni spezzoni dirige ben due nuovi film rivolti a un pubblico molto giovane, cosa non così grave sulla carta, se non fosse che i due film sono incentrati sugli Ewok (Seminando i semi per quella tendenza ad autodistruggere il proprio lavoro che si svilupperà nel regista nel corso degli anni futuri), la razza che con la sua sola presenza ha quasi mandato a gambe all'aria episodio 6 e dal sottoscritto odiatissimi .  

La trama molto semplice vede la famiglia Towani, formata dai due genitori e i loro figli Mace e Cindel precipitare sulla luna boscosa di Endor, la casa degli "amatissimi" Ewok. Tempo due secondi è la famiglia è già separata dal mostruoso Gorax, essere oscuro che rapisce i due adulti. Rimasti soli i due bambini trovano l'aiuto inaspettato nei pelosi bipedi Ewok, che dopo qualche difficoltà di comunicazione, decideranno di partire assieme a loro al salvataggio dei due genitori. Non prima ovviamente di aver parlato al vecchio saggio che donerà loro degli artefatti magici per aiutarli nella missione.

martedì 27 novembre 2018

Ed Wood - Recensione


Anno: 1994
Durata: 127 min
Dati tecnici: B/N
Genere: biografico, commedia, drammatico
Regia: Tim Burton
Soggetto: Rudolph Grey (romanzo)
Sceneggiatura: Scott Alexander, Larry Karaszewski

Considerato ingiustamente il peggior regista di sempre Ed Wood ebbe una esistenza sfortunata afflitta anche da gravi problemi di alcolismo (nonché l'attrazione per l'intimo femminile che indossava spesso). Grande appassionato di cinema non riuscì mai a sfondare in quel mondo, ma continuò a sfornare pellicole per passione, spesso grazie all'aiuto di attori altrettanto sfortunati come Bela Lugosi. La sua figura colpi positivamente il regista Tim Burton che rimase profondamente impressionato dal profondo amore per la settima arte del suo sfortunato collega.

lunedì 19 novembre 2018

Il Grande Dio Pan di Arthur Machen - Recensione -


Arthur Machen non è di certo un autore che spunti facilmente nella memoria del genere horror, di quelli che basta sussurrare l'opera x per attirare subito sguardi di complicità nel lettore a voi più prossimo o l'autore che ha ricevuto mille adattamenti filmici dal proprio romanzo. Machen è in verità un personaggio che ha goduto e gode di un forte influsso nel panorama letterario, basti pensare che autori come Howard Philip Lovecraft (scrittore che stravedeva per Machen, tanto da omaggiarlo e citarlo in molti suoi scritti) e King hanno ricevuto una forte influenza dalla prosa dell'autore anglosassone.


Arthur Machen, vero nome Arthur Llewelyn Jones (il cognome Machen è preso dalla famiglia della madre), nasce a Caerlon in Galles nel 1863. La sua vita sarà sempre caratterizzata da continui e repentini cambi di fortuna, il primo dei quali lo porterà a non concludere mai gli studi universitari a causa delle difficoltà economiche sopraggiunte per alcuni investimenti sbagliati. Machen sarà quindi costretto a svolgere vari lavori, tra cui il giornalista e a farsi strada in una soffitta colma di libri esoterici per redigere il catalogo di una libreria, cosa che gli fornirà molto del materiale necessario per la redazione nel 1891 del suo libro più famoso "Il grande Dio Pan". Libro che non viene accolto benissimo nel clima puritano dell'epoca vittoriana, forse anche complice i fatto che "Il Grande Dio Pan" ne mostra il lato più oscuro e morboso espresso in un latente desiderio di spiritualità e un interesse segreto per l’occulto (che nel racconto viene rappresentato benissimo dal personaggio di Clarke), con il Dio Pan elevato a potere primordiale della natura contro il potere della scienza e della filosofia materialista del tempo. Vittima del suo stesso successo nel genere decadentista Machen finirà per rimanerne intrappolato, tanto che i suoi successivi racconti non avranno moltissimo successo, facendolo finire nuovamente in povertà.  Solo durante la prima guerra mondiale ritroverà un effimero successo con la storia degli Angeli di Mons. Anni dopo grazie all'aiuto di amici e conoscenti riesce a ottenere un piccola pensione che gli permette di vivere serenamente la sua vecchiaia, morendo a 87 anni nel 1947.

sabato 17 novembre 2018

Fantasy & Science Fiction 4 (Ottobre 2013) - Recensione -


Volume incentrato questa volta sull'amore e sulle derive tragiche che questo può portare. La copertina questa volta non sembra avere una reale connessione con gli eventi trattati e a mio giudizio si ricollega principalmente al primo racconto proposto L’Uomo che Amava gli Aquiloni di Dean Whitlock.

I racconti proposti sono i seguenti:

L'uomo che amava gli aquiloni di Dean Whitlock: Un racconto a metà tra il fantasy e un racconto mitologico, nel quale ci viene la triste storia di colui che invento per gli aquiloni per far vedere le proprie preghiere agli Dei, di come questa invenzione finisca invece inizialmente per spaventare i contadini dei dintorni per poi essere usata come arma da un gruppo di invasori, finendo per sminuirne la bellezza. Nonostante il triste destino del suo inventore e di una strega muta-forma conquistata dalla bellezza di questi oggetti, il loro fascino della bellezza rimane inalterato nonostante ogni tentativo di macchiarlo. Probabilmente assieme a "Nimitseahpah" di Nancy Etchemendy il miglior racconto di questo volume

lunedì 12 novembre 2018

Gli allegri pirati dell'isola del tesoro - Recensione -


Titolo originale: Dōbutsu takarajima (letteralmente "L'isola del tesoro degli animali")
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1971
Durata: 78 min
Genere: animazione, azione, avventura
Regia: Hiroshi Ikeda
Soggetto: Robert Louis Stevenson
Sceneggiatura: Kei Iijima

Quanto ho sognato una barchetta così per partire all'avventura.
Gli allegri pirati dell'isola del tesoro è uno di quei film di animazioni che più mi sono rimasti impressi da bambino e che hanno fatto nascere in me la passione per la filibusta. Sopratutto per alcune scene che nella loro semplicità fin da bambino mi hanno conquistato e lanciato in fantasticherie dove ripercorrevo le gesta del film. 

Film del  1971 uscito per commemorare il ventesimo anniversario dalla fondazione dello studio, vede tra i suoi realizzatori un allora trentenne Hayao Miyazaki, che come suo solito si fece il mazzo lavorando in diversi ruoli (character designer, autore dei fondali, animatore chiave e secondo alcuni anche come consulente per la sceneggiatura).

giovedì 8 novembre 2018

Il mistero della casa del tempo - Recensione -


Titolo originale: The House with a Clock in Its Walls
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2018
Durata: 105 min
Genere: fantastico, fantascienza, orrore, thriller
Regia: Eli Roth
Soggetto dal romanzo di John Bellairs
Sceneggiatura: Eric Kripke

La pellicola è l’adattamento del romanzo “La pendola magica” del 1973 scritto da john bellairs. Non avendo letto il libro la recensione si baserà solo sul materiale filmico e non terrà conto delle possibili differenze tra libro e pellicola.

Una coppia di apparenti stramboidi 
Non avevo grosse aspettative per questo film, complice un trailer che sembrava promette un film per ragazzi a base di magia alla Harry Potter, cosa effettivamente mantenuta ma con piacevoli sorprese e altre decisamente meno riuscite.

Dopo la morte dei propri genitori, il giovane e precisino Lewis Barnavelt si ritrova catapultato nella casa dello strambo zio Janathan. Una notte Lewis svegliato dai forti rumori scopre che suo zio sta colpendo i muri di casa con un'ascia. Dopo un iniziale spavento il ragazzo scopre che suo zio è in realtà uno stregone alla ricerca di un orologio magico che il precedente malvagio proprietario, Isaac Izard, aveva nascosto prima della sua morte a causa di un disastroso rito magico. Per il ragazzo sarà l’inizio di una grande avventura, ma anche il più indomito degli eroi deve prima o poi affrontare i suoi problemi.

lunedì 5 novembre 2018

La vegetariana di Han Kang - Recensione -



Il titolo di cui oggi voglio parlarvi è decisamente particolare e per certi versi di difficile comprensione per la nostra mentalità occidentale, romanzo che però ho trovato veramente interessante e in cui ho trovato diversi punti di riflessione. Sopratutto una interessante esplorazione della società coreana che difficilmente si vede nei drama o nelle canzoni Kpop.

La protagonista della storia è una donna coreana mite e remissiva, da cui non ci si aspetterebbe nulla di straordinario, tanto che il suo stesso marito ammette chiaramente di averla sposata per la sua insipidezza caratteriale che gli permette di padroneggiare come ogni vero uomo coreano che si rispetti. Questo "mondo idilliaco" si spezza quando improvvisamente la donna decide di diventare vegana con profondo sconcerto del marito e della sua famiglia. I tentativi egocentrici dei parenti di far ritornare la donna sui suoi passi portano solo a un sempre più rigido isolamento della donna, tanto che alla fine la donna intraprenderà un percorso autodistruttivo pur di raggiungere lo scopo di diventare un vegetale. Nessuno riuscirà a capire il motivo di tale scelta, tranne che tutto è partito da uno strano sogno.

giovedì 1 novembre 2018

Crociata spaziale di Poul Anderson - Recensione -



Crociata spaziale di Poul Anderson è una di quelle strane idee che normalmente nessuno di noi considererebbe fattibili, sopratutto pensando a quanto siano difficilmente coniugare ambietnazione medievale e fantascienza a base di navi spaziali e imperi gallatici. Però Poul Anderson non è un comune scribacchino e nel 1960 scrisse questo interessante romanzo in tre puntate sulla rivista mensile Analog Science Fiction and Fact. L'opera non è considerata una delle produzioni più interessanti dello scrittore ma ha riscosso un notevole successo tra il pubblico.

La trama vede un signorotto inglese, Sir Roger de Tourneville, prepararsi a combattere i francesi per il suo re, nel frattempo però una nave aliena atterra improvvisamente nei pressi nel suo castello. Nonostante l'iniziale spavento e il divario tecnologico mostruoso i soldati inglesi riescono in breve tempo ad avere la meglio sugli alieni, complice anche il fatto che la loro tecnologia avanzatissima si dimostra nei confronti della praticità e della immediatezza delle armi bianche medievali totalmente inutile. Purtroppo un tradimento porterà il lord inglese, i suoi soldati e tutti gli abitanti del borgo a intraprende la più grande delle crociate, quello della conquista dello spazio.

sabato 27 ottobre 2018

Le avventure di Lupin III: Lupin la morte, Zenigata l'amore - Recensione -



Il mondo di Lupin si sa è sterminato, ci sono: serie tv, film, manga, gadget ecc. Ovviamente anche il mondo dei videogiochi non poteva mancare e di fatti in terra nipponica sono usciti una sterminata serie di giochi tematici, alcuni decenti e molti decisamente brutti. Oggi voglio parlare di uno tra i migliori e uno dei pochi ad essere arrivato in Italia. "Le avventure di Lupin III: Lupin la morte, Zenigata l'amore" (Rupan Sansei - Rupan ni wa shi o, Zenigata ni wa koi o) è un videogioco d'azione pubblicato in Giappone nel 2007 e arrivato da noi l'anno successivo.

La trama vede Lupin & Co correre all'ennesimo salvataggio di Fujiko, che si è messa nei guai nel tentativo di rubare il tesoro di Sokai (uno stato orientale immaginario simile alla Cina), venendo rapita dalla banda del Drago Celeste al cui comando c'è il temibile Kourin. Lupin riesce ad arrivare nel luogo dove è tenuta prigioniera la regina del furto, ma un temibile colpo marziale sferrato da Kourin, il famoso "Colpo oscuro", lo colpisce in un punto vitale lasciando al ladro solo tre giorni di vita. Forse solo il tesoro di Sokai potrebbe nascondere una cura capace di curare il ladro gentiluomo dalla maledizione. Parte quindi un corsa serrata contro il tempo per recuperare i Cristalli Rosa o Neri (a seconda del finale narrativo scelto) unico indizio per arrivare al tesoro, mentre Zenigata dovrà affrontare la più romantica e dolce tra le sue avventure con la bella Ginrei.

giovedì 25 ottobre 2018

Il Segreto dell'Uomo Elettrico - Recensione -


Titolo inglese: The Secret of the Telegian
Titolo originale: Densō Ningen
Anno di uscita: 1960
Durata: 85 min.
Regista: Jun Fukuda

Riprendiamo finalmente questa rubrica di "Arrivano i mostri", rimasta per troppo tempo in naftalina (ma si sa che l'attesa del mostro è una parte clou dei film), con un film che non ha mostro giganti come protagonisti ma un essere più discreto e silenzioso, ma forse ancora più letale e minaccioso. 

Kobayashi e Kirioka
Il Segreto dell'Uomo Elettrico è il secondo capitolo della cosiddetta "Trilogia dei mutanti", film prodotti dalla Toho (gli altri due capitoli sono "Uomini H" e "Una nube di terrore").

La trama vede una Tokyo sconvolta da una serie di omicidi misteriosi eseguiti da un essere mostruoso, che preanuncia con precisione micidiale l'ora e il giorno dei propri assassinii, riuscendo dopo aver colpito a scomparire nel nulla come se fosse dotato di poteri magici. Nonostante le indagini del detective Kobayashi e dell'intelligente giornalista scientifico Kirioka (che passa più tempo a indagare che a scrivere i suoi servizi. Chissà come fa a non farsi licenziare.) a nulla servono gli sforzi della polizia per fermarlo. Alla fine però si scoprirà che le sue vittime sono tutte legate ad eventi accaduti durante la fine della seconda guerra mondiale, loschi traffici e un misterioso carico scientifico.

sabato 20 ottobre 2018

Revolution in Toyland/Vzpoura hraček (1946) - Recensione -


Diretto da Hermína Týrlová, Frantisek Sádek
Paese: Cecoslovacchia, 1946
Genere: Animazione, Corto, Per famiglie, Muto
Durata: 13 minuti

La trama vede un soldato nazista (anche se l'aspetto ricorda più un ufficiale della Gestapo/SS) entrare in un negozio di un giocattolaio in cerca del proprietario perché indispetitto dalla visione di un giocattolo con le sembianze di Adolf Hitler (in alcuni siti si afferma che il giocattolaio nasconda messaggi per la resistenza nei giocattolini ma non ho trovato conferme a questa affermazione). Non trovando nessuno il tedesco comincia a sfasciare i giocatoli, ma questi dopo poco tempo passano al contrattacco e dopo una breve lotta lo costringono a una rovinosa ritirata. 

sabato 13 ottobre 2018

Gli esploratori dell’infinito di Yambo (Enrico Novelli) - Recensione -


"Giorgio Halt, allettato dalle promesse tintinnanti del vecchio miliardario Harry Stharr, si lascia convincere a intraprendere un piano stellare: trasformare Cupido, il satellite della Terra appena scoperto, nella loro nuova casa, lontano dal trambusto della vita fra gli uomini. Quando però Cupido si stacca dall'orbita terrestre, quello che doveva essere un viaggio "semplicissimo" diventa un'avventura imprevedibile e schizofrenica in giro per tutti i pianeti del sistema solare e ritorno, fra inattesi e quasi fatali incontri con banditi, elettrizzanti conoscenze aliene, curiose tribolazioni meteorologiche, alcolici piaceri e singolari festeggiamenti di Capodanno"

Yambo, pseudonimo di Enrico de' Conti Novelli da Bertinoro  (Pisa, 5 giugno 1876 – Firenze, 29 dicembre 1943) è stato un vero e proprio tuttologo del fantastico dei primi del novecento. Fu infatti giornalista, illustratore, scrittore, autore di fumetti e perfino regista. Fu pioniere con la sua produzione fantastico-avventurosa, non che con il suo film muto "Un matrimonio interplanetario del 1910", del genere fantascientifico in Italia.

Una illustrazione del film.
Novelli rispetto ai suoi contemporanei Salgari e Motta non usava uno stile realistico e serio, ma preferiva scrivere storie più fantasiose e allegre, spesso con una vena ironica o satirica ai limiti del nosense. Nelle sue opere si nota una forte voglia di sperimentare e mischiare mezzi lontani tra di loro (per esempio in questo volume sono presenti ben 70 illustrazioni fatte dall'autore medesimo con un bellissimo stile Dandy). Nonostante Yambo possa sembrare di primo acchito una sottospecie di anarchico del fantastico, nel romanzo si può notare la vasta conoscenza e passione per lo spazio (ovviamente con tutti i limiti del tempo). Non mancano nei suoi scritti le influenze di grandi scrittori come Wells, Poe e Verne, ma tutto sempre rivisitato in chiave ironica e parodistica (il mezzo con cui i nostri protagonisti arrivano sul nuovo satellite della terra, gli stessi protagonisti ecc). Una ironia mai fine a se stessa, Yambo mette sempre tra le righe delle battute una riflessione tagliente sulla società del suo tempo (ma che potrebbe benissimo adattarsi alla nostra attuale visione delle cose).

Un matrimonio interplanetario del 1910 di Yambo
Gli esploratori dell’infinito di Yambo è a mio giudizio un vero e proprio gioiello della proto-fantascienza, con nulla da invidiare ad altri grandi nomi dello stesso periodo. Un romanzo che sa regalare una forte dose di avventura di altri tempi, con uno stile proprio e perfettamente riconoscibile, alla fine è impossibile non parteggiare per i nostri protagonisti; perfino per Harry Stharr, il classico filantropo sempre pronto a dare pillole di saggezza in perenne contraddizione con le precedenti. Uno stile semplice ma che sa conquistare il lettore, anche quando le conoscenze di oggi ci fanno sorridere per determinate situazioni che si incontrano nel romanzo. Le illustrazioni nel loro piccolo sono dei veri e propri capolavori, tanto che il libro può essere letto due volte, una solo leggendo il testo e l'altra soffermandosi sulle illustrazioni. Un libro che sembra quasi solleticare il nostro piccolo Peter Pan avventuroso, alla fine è quasi impossibile rimare delusi dal risultato finale. 

Bisogna fare il plauso all'editore Cliquot per aver ristampato un altro piccolo capolavoro del panorama italiano.

mercoledì 10 ottobre 2018

...continuavano a chiamarlo il gatto con gli stivali (1972) - Recensione -


Titolo originale: Nagagutsu sanjûshi
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1972
Durata: 53 min
Genere: animazione, western
Regia: Tomoharu Katsumata
Sceneggiatura: Tomoharu Katsumata, Hirokazu Fuse

Pero si sta dirigendo verso un villaggio nel west americano chiamato GoGO Town assieme a due ragazzini, Jimmy e Annie. Ovviamente i tre gatti assassini visti nel precedente film non demordono dall'inseguimento (ma questa volta come Pero hanno abbandonano le spade per delle pistole, ma l'imbranatura rimane uguale). Una volta arrivati, scoprono che la città è controllata da una banda di falsari, guidati dal diabolico Santana, che non vuole che nessuno si impicci nei loro affari e che per questo hanno ucciso il padre di Annie (che aveva scoperto i loro malaffari). Dopo un iniziale tentennamento la ragazza decide di rimanere in città e con l'aiuto di Pero e Jimmy affrontare Santana e i suoi sgherri per riportare la pace e la giustizia.


Non si sa bene come e perché Pero si trovi catapultato negli stati uniti della sua fiaba ottocentesca, ma la storia che ci viene proposta è tipicamente western. Tutti gli stilemi del genere sono presenti (una cittadina sotto scacco dei criminali, cittadini omertosi, sparatorie tra buoni e cattivi, boss dei cattivi con nomi ad effetto, lo sceriffo che riporta l'ordine ecc), perfino nelle inquadrature si nota la volontà di riprendere lo stile dei film di quel quel genere.

domenica 7 ottobre 2018

L'uomo che uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam - Recensione -


Titolo originale: The Man Who Killed Don Quixote
Paese di produzione: Regno Unito, Spagna, Francia, Portogallo, Belgio
Anno: 2018
Durata: 132 min
Genere: avventura, fantastico, commedia
Regia: Terry Gilliam
Sceneggiatura: Tony Grisoni, Terry Gilliam

Film dalla produzione travagliata come pochi (ben otto tentativi di realizzazione da parte del regista nell'arco di quasi vent'anni) e rimasto per anni in development hell nonostante la nota testardaggine del regista nel portare a termine i suoi progetti. Un lungo tira e molla che si è concluso solo il 27 febbraio 2017. Il risultato è un film riesce a coniugare perfettamente i personaggi del romanzo di Cervantes e la visione poetica del regista, anche se non sempre in modo perfetto.

La trama vede un giovane regista di successo ma schiacciato dal establishment del mondo cinematografico, arrivando al punto di perdere totalmente interesse per la realizzazione del film. Dopo un ritrovamento fortunato di un suo vecchio progetto giovanile decide di visitare i luoghi dove da giovane sognatore aveva girato il proprio quel film, finendo per rimanere poi incatenato nelle follie di un vecchio calzolaio che anni prima aveva impersonato i panni di Don Chisciotte nel suo film ed ora è convito di esserlo veramente. Parte quindi un viaggio epico dove il bizzarro, la razionalità e le allucinazioni si mischiano in modo incredibile.

sabato 29 settembre 2018

Splatter. Scritture pulp di Ed Wood - Recensione -


La vita di Ed Wood è la dimostrazione che la storia è a volte molto strana e crudele. In vita nonostante il suo impegno e amore per il cinema rimase sconosciuto ai più e denigrato da quei pochi soggetti che lo conoscevano, un regista alla continua ricerca di un riconoscimento bramato fin da ragazzo  che non arriverà mai (il suo sogno era quello di diventare il nuovo Orson Welles). Eppure nonostante i primi progetti si rivelino fallimentari il regista non molla, anche quando sembra evidente a tutti la sua incapacità di dirigere un film, arrivando a formare un solidale rapporto di lavoro/amicizia con attori di serie b o ormai sul viale del tramonto come Bela Lugosi, il leggendario Dracula o il campione di wrestling Tor Johnson (detto “The"Swedish Angel”) con cui girerà film dal budget praticamente nullo come Plan 9 from Outer Space” (1959), il suo più grande "capolavoro" (Con il povero Lugosi morto prima delle riprese sfruttato con immagini di repertorio decontestualizzate nella pellicola pur di poter inserire il suo nome nella locandina).

Edward D. Wood Jr.
Ed Wood provò a sfondare realizzando film su tutti i generi da lui adorati (western, noir, fantascienza, horror), ma con gli anni ’60 il filone dei B-movies si esaurisce e il regista non trova più sbocchi per le sue pellicole. Braccato dai creditori e dalla necessità di procurare alcool a lui e alla sua adorata moglie Kathy Wood (che nonostante miseria e medesimi problemi di alcolismo non lo abbandonerà mai) stringerà un solidale rapporto di lavoro con Bernie Bloom, proprietario di una casa editrice di riviste osè chiamata Pendulum Publishing.

Ed Wood si dimostrò uno scrittore formidabile, velocissimo e dalla forte immaginazione (praticamente partiva la mattina a scrivere con un termos di vodka e finiva in serata ubriaco marcio), un campo dove la sue capacità creative trovavano un ambiente più adatto al suo stile. La presente raccolta infatti raccoglie le storie scritte principalmente tra il 1970 e il 1974. Il fatto di trovarsi lontano dalle riviste di successo e con un pubblico molto più aperto e meno critico a certe tematiche gli permise di scrivere storie erotiche incentrare sullo splatter, il feticismo, l'omosessualità, il masochismo, l'orrore misto a ironia spicciola e il travestitismo, che lo stesso Ed Wood praticava fin da piccolo usando lo pseudonimo di Shirley (leggenda vuole che abbia combattuto nella seconda guerra mondiale indossando intimo da donna sotto la divisa). Il suo primo film "Due vite in una" (I Changed My Sex o Glen or Glenda), si basava proprio sulle tematiche del travestitismo.

Johnny Depp come Edward D Wood Jr in Ed Wood (1993)
Purtroppo neanche questa seconda possibilità andò per il verso giusto e dopo altri anni di stenti il regista morì il 10 dicembre 1978. La sua riscoperta avvenne solo due anni più tardi quando Harry e Michael Medved crearono il premio satirico "Golden Turkey Awards", una versione in negativo degli Oscar, che premiò come peggior film "Plan 9 From Outer Space" e Ed Wood come peggior regista di sempre. Da li nacque la "riscoperta" delle opere del regista, tanto che Tim Burton colpito dalla storia dello sfortunato regista ne deciderà di raccontare la storia con il film biografico “Ed Wood”.

Parlando ora dei racconti in se bisogna dire che non sono il massimo che possa offrire il periodo, i racconti sono spesso a causa dello scarso numero di pagine a disposizione frettolosi e lacunosi nello sviluppo, ma come nei suoi film si nota una passione viva dello scrittore per quello che scrive. Uno stile sobrio ed elegante, nonostante le tematiche trattate siano spesso ancora oggi considerate di serie b (se non direttamente osteggiate da parte del pubblico), spesso trattando temi oggi delicatissimi come la sfera sessuale con una ironia pungente ma mai offensiva, anzi spesso dimostrando una maturità sull'argomento ancora oggi difficilmente raggiunta. Sopratutto nei colpi di scena finali in chiave comica (maggiormente in quei racconti dove le pratiche feticistiche ne fanno il cardine) e in alcuni racconti horror raggiunge vette di rara maestria.



Racconti come "Posizione del missionario impossibile" (una divertente rivisitazione del mito della regina bianca), "Pornostar" (storia divertente sul travestitismo) o Petti di pollastrella (riuscitissima storia horror a tema sessuale, con tanto di finale a sorpresa tragicomico) dimostrano le abilità di Ed Wood come scrittore. Certo bisogna comunque dire che spesso i suoi racconti cadono qualche volta nel banale o nel trito ma direi che è un piccolo prezzo da pagare per comprendere meglio la vita di un uomo sfortunatissimo.

mercoledì 26 settembre 2018

Ken il Guerriero- La Leggenda di Hokuto - Recensione -


Titolo originale: Shin Kyuuseishu Densetsu Hokuto no Ken - Raoh-den Junai no Sho
Regia: Takahiro Imamura
Soggetto: tratto dal fumetto di Buronson & Tetsuo Hara
Sceneggiatura: Katsuhiko Manabe, Nobuhiko Horie, Yoshinobu Kamo

Nel ventesimo secolo l'umanità è caduta preda del caos dopo che una guerra nucleare ha disintegrato ogni forma di ordine. I disperati sopravvissuti si ritrovano schiacciati tra criminali e delinquenti alla ricerca di facili bottini e cinici tiranni che vogliono cementare il loro potere con il sangue e il terrore delle loro vittime. Tra le rovine della civiltà si muovono i portentosi esponenti della scuola di Hokuto e di Nanto, ognuno con il proprio obbiettivo, ma solo Kenshiro (il legittimo discendete della scuola di Hokuto) sembra disposto a portare finalmente la pace per le desolante lande. 

Ken il Guerriero è una opera Anime/Manga anni 80 divenuta una gemma del genere e dal successo mondiale, sopratutto in Italia (al netto di un doppiaggio nostrano veramente scarso e lacunoso, ma era in linea con le trasmissioni coeve), dove grazie alle continue repliche sulle tv locali è stato consacrato come mito da più generazioni grazie a personaggi ben caratterizzati e denotati da un preciso stile di combattimento personale (al netto di una storia non proprio brillantissima).

lunedì 24 settembre 2018

Le avventure del barone di Munchausen (film 1988) - Commento -


Anno: 1988
Durata: 126 min
Genere: fantastico, avventura, commedia
Regia: Terry Gilliam, Michele Soavi (regia seconda unità)
Soggetto dalla raccolta omonima di racconti di Rudolf Erich Raspe
Sceneggiatura: Charles McKeown, Terry Gilliam

Il vero barone o solo un povero vecchio?
Il barone di Munchausen, personaggio realmente esistito, è diventato grazie all'opera di Raspe e altri un campione della burla e del fantastico. Ovvio che Terry Gilliam, da sempre araldo del potere della fantasia e dell'immaginazione, non potesse farsi sfuggire l'occasione di narrare a modo suo le sue avventure, concludendo con questo film una sorta di sua trilogia del fantastico (i cui precedenti capitoli sono: "I banditi del tempo" e "Brazil"). Film ingiustamente ricordato solo per il suo gigantesco flop al botteghino, complice anche una serie di sfighe e incomprensioni con i piani alti che sarebbero degni di essere narrati in un romanzo. Un vero peccato perché il film di Gilliam è un vero e proprio spettacolo visivo e narrativo, una esaltazione totale del potete salvifico della immaginazione nella nostra quotidiana vita grigia.

sabato 22 settembre 2018

Fantasy & Science Fiction 3 (Settembre 2013) - Recensione -


Il tema di questo volume è debolezza insita nell'uomo, la sua inadeguatezze nell'affrontare i problemi quotidiani sia quelli più elevati, la solitudine e la follia. Come sempre è quasi impossibile definire l'appartenenza dei racconti a un singolo genere, ma assistiamo a varie contaminazioni di vario tipo.

La copertina di questo mese mi piace tantissimo. Con questa donna bellissima, che sembra guardare con fatalismo qualcosa di misterioso e doloroso.

I racconti presenti in questo volume sono:

Esoteric City di Bruce Sterling: Da questo racconto traspare l'amore di Sterling per il nostro paese. Sopratutto per la città di Torino, con i suoi misteri e antichità. Personalmente non sono riuscito ad apprezzare questo racconto, ma ci alcuni elementi interessanti che possono dare valore a una lettura (la descrizione dell'inferno italico è veramente bella).  

Casella di Posta di David Gerrold: Immaginate un futuro dove gli editori possono viaggiare nel tempo per pubblicare i racconti futuri di grandi autori o duplicarne la persona in più cloni per ottenere una resa maggiore, pagandoli allo stesso tempo pochissimo. Che ripercussioni porterebbero? I racconti pubblicati sarebbero lo stesso frutto del lavoro di uno scrittore? Garrold scrive una divertentissima storia usando come espediente l'uso di una fantomatica botta e risposta a base di lettere. 

The Cap and Bells di William Butler Yeats: Poesia interessante ma che credo sia stata usata più per essere un tappabuchi per non lasciare una pagina bianca che per un reale fine.

Plumage from Pegasus di Paul Di Filippo: Puntata incentrata sul tema del diritto d'autore e di come potrebbe svilupparsi in un mondo dove l'aspettativa di vita si misura in secoli. Una irriverente storia su come sia più facile gestire una storia già ben strutturata (Star Wars insegna) che creare una storia nuova di zecca.

Fiori dell'Abisso di Thomas Ligotti: Bellissima storia horror. Per certi aspetti ricorda molto Lovecraft. Sicuramente bisogna stare attenti a non indagare su certe cose che possono essere viste solo quando la luce del sole è assente.

Il Demone di Maxwell di Ken Liu: Una bellissima storia a tema spiriti. Durante la seconda guerra mondiale come molte persone originarie del paese del sollevante la giovane Takako viene internata in un campo di sorveglianza assieme alla sua famiglia per il semplice fatto di essere di origini giapponesi (un tema che imbarazza ancora moltissimo gli americani). Qui riceverà la "proposta" di diventare una spia americana in Giappone per ottenere un maggior tenore di vita per la sua famiglia. Takako si ritrova di colpo ad essere doppiamente straniera, in Giappone perché straniera alla sua cultura e per il fatto di essere di originaria Okinawa (da sempre considerati come semistranieri da i giapponesi puri), dall'altra si trova ormai tagliata fuori dalla sua vera patria americana per aver ripudiato il giuramento.

Il Matto di John Morressy: A mio giudizio il miglior racconto di questo volume. Un essere deforme riesce grazie alle sue abilità e ad un piccolo aiuto della magia nera a diventare il consigliere di una potente famiglia nobile, ma non tutto purtroppo è destinato a finire bene. Una storia dal finale dolce amaro.

I Litlin di Jack Williamson: Dopo aver inquinato il nostro pianeta blu l'uomo si rivolge a Marte per cercare un nuovo pianeta per ricominciare a vivere. Nonostante i risultati iniziali siano molto positivi dalla terra dopo la prima spedizione non si ricevono ulteriori notizie. Finite le risorse l'ultimo colono rimasto decide di ritornare sulla Terra per risolvere il mistero. Arrivato sulla terra troverà di fronte una nuova razza di abitanti.

Alpha Ralpha Boulevard di Cordwainer Smith: In un futuro in cui ormai le macchine provvedono a qualsiasi bisogno della popolazione e in cui l’uomo non ha più nulla da fare che vivere la propria vita in ozio, la gente decide di riprovare "i brividi" di tempi più tumultuosi. Onestamente un racconto non riuscito pianamente.  



giovedì 20 settembre 2018

Lupin III PART V - Episodio 24 - Viva Lupin III (Viva Lupin III) - Commento


Ultima puntata di una serie che ci accompagna dal 5 aprile e che bene o male ha sviluppato un nuovo concetto della figura di Lupin III. Episodio che dopo i vari sconquassi dei punti cardine del mondo Lupin che si erano sviluppati nel corso della serie riporta tutta allo status quo, ma con una nuova visione d'insieme molto più riflessiva e aperta della precedente.

È arrivata la pizza!
I potenti mondiali sono incavolati neri per le rivelazioni che Lupin sta spargendo per la rete e premono perché PeopleLog cancelli i dati, Enzo però nonostante la mediazione del suo sottoposto non ha nessuna intenzione di cedere e vedere distrutto il suo sogno utopico di un mondo migliore, causando quindi un attacco da parte degli Stati Uniti & Co per prevenire una sicura crisi mondiale (tacciando tutta la Shake Hands di terrorismo per pararsi le natiche da possibili accuse di abuso di potere). Allo stesso tempo Lupin  chiede l'aiuto di alcuni suoi vecchi amici, tra cui Rebecca Rossellini con l'importantissimo compito di... portare la pizza (e una nave ma sono quisquilie. Perché diminuire l'importanza dello stereotipo nazionale n°1?).