martedì 29 dicembre 2015

Il ponte delle spie - Recensione -


Titolo originale: Bridge of Spies
Anno: 2015
Durata: 141 min
Genere: drammatico, thriller, spionaggio, storico
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Matt Charman, Joel ed Ethan Coen



Quanto può costare rimanere fedeli ai propri principi? Cosa comporta rimanere fedeli alle regole che ci regolano, quando solo gli stessi organi che dovrebbero farle rispettare ad non rispettare per primi quelle regole? Dove può portare la paure e l'odio? Queste sono alcune delle domande che l'avvocato James B. Donovan sarà costretto a rispondere. Sopratutto quando gli viene chiesto di difendere Rudolf Abel, una spia sovieta, Donovan dovrà decidere se accettare il compromesso o rimanere fedele ai suoi principi. Nel frattempo il pilota di aereo spia U-2 Francis Gary Powers viene abbattuto nei cieli sovietici. Donovan dovrà organizzare lo scambio tra Powers e Abel sul ponte di Glienicke, detto anche il potente delle spie. Inzia una vera e propria lotta di spie per evitare che il mondo cadi nuovamente nelle follie della guerra.

James B. Donovan e Ruldolf Abel nella realtà storica e nel film
Spielberg dopo il capolavoro Lincon, si cimenta in un altro lavoro basato su eventi reali (per quanto sempre romanzati). La storia per quanto ricca di elementi e date storiche non è molto difficile da seguire. Siamo in periodo difficile, la seconda guerra mondiale è ancora un ricordo recente che già il pericolo di una nuova guerra si affaccia all'orizzonte (anche se ancora non attiva militarmente, ma solo in capo spionistico per il momento). Questa guerra fredda tra le due potenze mondiali unione Sovietica e Stati Uniti si ripercuote anche nella vita quotidiana, con una vera e propria psicosi dello straniero inteso come nemico da distruggere ad ogni costo prima che sia lui a farlo. Propria in questa situazione fa capolino l'avvocato Donovan che dovrà difendere, inizialmente di malavoglia, Rudolf Abel una spia sovietica, da un processo le cui sorti sono già scritte. Proprio questa "imposizione" di condanna a priori, che va contro il suo piccolo sistema di valori, fa scattare in lui volontà di dare ad Abel un processo veramente equo e di difenderlo con tutte le conseguenze del caso "L'uomo più odiato d'America". veramenti belli i dialoghi tra i due, con Dovan che finisce sempre per chiedere: "Ma non sei preoccupato?" e Abel: "Servirebbe?". Questa suo insieme di granitici valori lo porterà fino nella Repubblica democratica Tedesca (o Germania est) per organizzare un scambio non solo tra Abel e Power, ma salvare anche la vita di Frederic Pryor (uno studente incarcerato ingiustamente dalla Germania est) abbandonato dai cinici giochi della politica. 

Il film ha un buon ritmo e la sceneggiatura funziona bene. Donovan non è un supereroe, ma semplicemente un uomo comune che non vuole tradire i suoi ideali e per questo si troverà in una situazione più grande di lui (in una delle scene più belle del film mentre Abel e Dovan stanno parlando del processo, la spia russa afferma che Dovan è un'uomo tutto d'un pezzo). L'avocato rimarrà ancorato ai suoi principi fino alla fine, facendo diventare la frase "Ogni uomo merita una difesa, ogni uomo è importante" quasi un mantra personale. Il film non lesina di farci vedere come la vita di queste spie non fosse acqua e fiori, visto che la loro utilità durava fino a  quando non confessano (se non venivano torturato per accelerare il processo). Sicuramente il messaggio che lascia Dovan è quello di rimanere fedeli ai propri ideali, anche e sopratutto quando essi sono messi da parte per un presunto bene superiore, con la vita sembra preme con forza per farci rimanere a terra, per non per farci rialzare più la testa.

 Tom Hanks e Mark Rylance  fanno un lavoro egregio sui loro personaggi  ( James B. Donovan e Rudolf Abel).  

Sicuramente uno dei migliori film di questo 2015. 

In attesa di una nuova recensione vi saluto 

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