mercoledì 3 giugno 2015

Fury - Recensione-


Titolo originale: Fury
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2014
Durata 134 min
Genere: azione, drammatico, guerra
Regia: David Ayer
Soggetto: David Ayer
Sceneggiatura: David Ayer



Aprile 1945: gli alleati dopo essere sbarcati in Normandia e liberato l'intera francia e i paesi bassi avanzano verso il cuore della Germania. Ma più si addentrano in essa e più le cose sembrano farsi difficili. Il sergente Don Collier si troverà con i suoi quattro uomini:  il cannoniere Boyd, il pilota Trini Garcia, il servente Grady Travis e il novellino Norman ad affrontare una sanguinaria battaglia a bordo di un carro armato M4 Sherman.



  "La Guerra è bellissima per coloro che non l'hanno vissuta"
  Erasmo




Il Gruppo al completo.
Nel 45 la guerra ormai è agli sgoccioli, eppure la Germania continua a combattere con ostinazione per ogni pezzo di terreno. Anche se ormai allo sbando la supremazia tecnologica tedesca è ancora forte, tanto che gli Sherman si trovano ad diventare facili bersagli per le esangui ma ancora battagliere forze panzer (ogni volta che escono in missione solo in due o tre carri tornano alla base). Hitler ormai a corto di uomini e mezzi decide di usare le ultime risorse disponibili (vecchi, bambini e donne) per continuare la guerra, la lotta si fa ancora più atroce se possibile (il cui prezzo salato è paganto in granparte dalla popolazione civile). In questa guerra dove basta un colpo ben piazzato da parte dell'avversario per subire una morte atroce tra le fiamme, l'unica ancora di salvezza è da ricercarsi nel gruppo. Per quanto gli elementi siano estremamente diversi gli uni dagli altri, la necessità e le difficoltà comuni forgiano un legame unico, indivisibile, che sovrasta ogni differenza. Abbiamo cosi un pilota di origine messicane (Trini), Boyd il bigotto cannoniere, un bifolco del sud che fa da servente (Grady) e un capocarro Collier distrutto psicologicamente dalla guerra, il cui unico desiderio è salvare i propri uomini. La morte del proprio tiratore e l'arrivo al suo posto di Norman (soldato alle prime armi e non avvezzo alla brutalità della guerra) sembrano mettere in pericolo l'unità del gruppo, una delle poche cose che in guerra possa garantire una possibilità di sopravvivenza. Il novellino dovrà capire che in guerra non è possibile pensare, riflettere sulla giustizia del proprio operato. Bisogna uccidere anche quando di fronte ci si trova ragazzini di 13-15 anni, altrimenti la pena è la morte per se e per i proprio compagni. Norman con l'aiuto del Sergente Collier deve bere dall'amaro calice della verità. La guerra è raccontata come eroica, una lotta contro il male, dove i veri uomini si rivelano. La verità è che invece è sporca, cattiva, corrode l'anima peggio di un'acido lasciando solo un guscio vuoto in chi si ritrova a combattere ogni giorno, a giocare una partita truccata a scacchi con la morte per vivere un giorno o peggio un minuto in più. Eppure una briciola di umanità rimane nelle ceneri, Collier da novello Long John Silver cerca di insegnare nell'unico modo brutale che conosce l'arte del sopravvivere a Norman, se ne fa carico, lo istruisce e se ne prende cura. Conscio che l'unico modo per sopravvivere è combattere uniti. Alla fine anche gli altri riusciranno ad accettare Norman nel gruppo, con un vero e proprio rito di passaggio. Anche quando tra una battaglia e l'altra sembra possibile avere un breve attimo di pausa esso non che una illusione, a cui basta un breve soffio per andare in pezzi. A Trevis e compagni non rimane che affrontare a pugni stretti la realtà dei fatti, nella speranza che tutto possa finire presto. 

Tutti i personaggi sono ben caratterizzati. Ci si affeziona presto a questi relitti umani a cui Norman è destinato ad unirsi. Ognuno di loro ha vizzi e difetti che li rendono umani, ci si rende conto che sotto la patina di sporco ci sono veri esseri umani e non macchine da guerra, che pensano, che fanno battute pesanti, che hanno paura di morire. Norman è il protagonista del film, quello che ha un'evoluzione maggiore, che subisce una maturazione rapida da ragazzino a uomo a causa della guerra. Collier è invece quello con la caratterizzazione peggiore, dovrebbe essere una figura paterna per il gruppo ma l'incapacità dell'attore o una sceneggiatura negligente su questo versante non ne permettono lo sviluppo più di tanto. Sembra più una vecchia maestra d'asilo che si trovi costretta a vegliare su una scolaresca indisciplina. Una sceneggiatura migliore avrebbe reso migliore il film. 

Nel lato tecnico il film dimostra il suo lato forte. Sia i mezzi tedeschi che americani sono fedelmente riproposti, la stessa cosa si possono dire per le uniformi e i luoghi. Il film dimostra tutte le sue qualità nelle scene d'azione (il fatto che siano limitate e abbastanza brevi ha permesso di utilizzare al meglio gli effetti speciali).

In definitiva ne consiglio la visione, non è il miglior film di guerra, ma ho visto di peggio. Ma se cercate un film che approfondisca meglio il rapporto cameratesco e la brutalità della guerra  vi piacerà. Ci sono dei difetti: Brad Pitt non riesce a calarsi nel ruolo e si trascina per tutto il film con un'espressione tra lo scazzato e il menefreghista. Le battaglie sono poche, per quanto ben gestite. Gli scontro con i carrarmati che il trailer sembrava premettere sono poche di breve durata. 











In attesa di una nuova recensione vi saluto e vi lascio con il trailer del film:
  

          

4 commenti:

  1. Ciao! Concordo, non è per niente il miglior film di guerra mai scritto.
    Il problema sta nella sceneggiatura secondo me, brad pitt mi sembra anche dare una buona interpretazione, ma il suo personaggio non ha proprio nulla di originale e quindi dice poco :)

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    1. Ciao! Sono d'accordo, la sceneggiatura è il problema più grosso del film. Per me comunque Brad Pitt non era molto indicato per il ruolo.

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  2. Ti dirò che a me Brad Pitt non è affatto dispiaciuto: come già succedeva a Ben Affleck in Gone Love, la sua "inespressività" è assolutamente perfetta per il personaggio che deve interpretare.
    E sicuramente Fury non racconta nulla di nuovo ma lo racconta talmente bene che vorrei ne girassero di più di film di guerra come questo!

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    1. Oddio per me no, avrei preferito un'attore con maggiori capacità espressive (sarà che sono troppo affezionato al personaggio del "Vecchio Unno" dei romanzi di Sven Hassel, ma far intravedere un lato più "caldo" nel capo non avrebbe fatto male al film). Il problema più grosso del film è la sceneggiatura, buona ma in certi punti traballante, la scena finale è il classico schema dell'assalto a Fort Alamo per dire. Per il resto è un bel film e lo consiglio, spero come te di vederne altri film dello stesso calibro.

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